Covid-19: dopo lo shock nel mercato delle piscine, il ruolo di costruttori e progettisti

Quelli che erano trend di mercato, difficoltà ed opportunità delineate fino a un mese fa sono oggi stravolti dalla brusca piega che il sistema economico – non solo nazionale – ha preso a seguito dell’emergenza sanitaria. Che fare?

Piscina privata in un resort presso Urbino (foto Paolo Omero / Shutterstock)

Come appreso dai numerosi convegni e dalle analisi pubblicate negli ultimi anni da esperti e responsabili commerciali del settore piscine, dopo la crisi generale partita nel 2008 e protrattasi per diversi anni, il mercato delle piscine in Italia aveva ricominciato a percorrere una linea di tendenza relativamente positiva.

Soprattutto tra il 2017 e il 2018, grazie anche ai report di Assopiscine, si è potuto rilevare un incremento nella produzione di piscine domestiche, sia pure con un trend più rallentato rispetto ad altri Paesi occidentali.

La cronica debolezza del nostro settore produttivo, però, risultava emergere dalla frammentarietà del tessuto, costituito da aziende piccole o piccolissime, oggettivamente non in grado di competere con i grandi gruppi multinazionali, e spesso a rischio di doversi arrendere facendosi inglobare se non a gettare la spugna per l’impossibilità di mantenere prezzi concorrenziali.

L’alternativa a questo stato di cose è quella di ritagliarsi uno spazio d’eccellenza dove la qualità del prodotto, l’inventiva e l’accuratezza dell’esecuzione facciano premio rispetto alla standardizzazione dei “supermarket”, una prerogativa italiana in molti altri settori.

Dopo il Covid

Aziende chiuse per obbligo di legge, lavoratori senza stipendio, famiglie in difficoltà: è lo scenario conseguente ai provvedimenti presi per arginare l’emergenza sanitaria.

Al netto dei primi interventi a favore di famiglie e aziende, e di auspicabili ulteriori provvidenze che verranno in seguito, cerchiamo di capire quale sarà l’impatto sul mercato e come farvi fronte.

Il settore che più di ogni altro ha subìto uno shock – e continuerà a soffrirne per tutta la stagione estiva quand’anche se ne consentisse la riapertura – è quello turistico-ricettivo. C’è dunque da aspettarsi per lungo tempo l’impossibilità, da parte degli albergatori e dei gestori di spa e wellness farm, di investire in nuove commesse per arricchire la dotazione di vasche piscine e saune, un’area che contribuiva significativamente al trend in ascesa ante-epidemia.

Forse minore sarà l’impatto sul mercato della piscina strettamente domestica, nell’ipotesi che il potenziale cliente possa aver patito in misura più ridotta delle difficoltà economiche contingenti.

Sicuramente, il blocco dei cantieri significherà una dilazione nella conclusione dei lavori in corso o nella consegna di quelli ordinati, con conseguente dilazione nei pagamenti e nei saldi.

Come ripartire

Sommando le considerazioni fatte nella prima e nella seconda parte di questo intervento, e usando una buona dose di ottimismo, dobbiamo buttare lo sguardo non alla crisi ma alla “ricostruzione”.

Messe in atto tutte le azioni che ogni attore dovrà adottare per resistere allo shock (dalla moratoria su tasse e contributi, agli ammortizzatori sociali, all’accesso al credito), verrà il momento di riaprire.

Qui si riprenderà il discorso fatto all’inizio. La qualità del lavoro, sia progettuale che esecutivo, deve essere la chiave per tornare sul mercato.

Il prodotto proposto deve costituire l’eccellenza sia nella progettazione architettonica, che nella scelta accurata dei materiali, nell’attenzione ai dettagli, nella ricerca delle migliori soluzioni tecnologiche e impiantistiche, senza sconti o scorciatoie, e nel rispetto totale di tutte le regole, scritte e non scritte. Ed a qualunque costo.

Solo così – dopo i necessari sacrifici iniziali – si potrà ricreare un mercato che sarà un nuovo mercato, dove l’eccellenza italiana verrà riconosciuta e premiata come in tanti settori di punta della nostra economia.

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Tsport 332 – Speciale piscine

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