Paralimpiadi: un regolamento a rischio discriminazione

Una nuova regola dell’International Paralympic Committee distingue, per la corsa e il salto, gli atleti disabili dotati di protesi da quelli che corrono senza: le due categorie sono però ancora obbligate a gareggiare insieme, con evidente svantaggio per questi ultimi; il nostro Emanuele Di Marino si fa portavoce per evitare che gli atleti senza protesi restino discriminati alle prossime paralimpiadi.

(Nella foto di Clint Hughes/Getty Images Europe: Emanuele Di Marino, classe 1989, senza protesi, gareggia con l’olandese Ronald Hertog, lo statunitense Richard Browne e il greco Michail Seitis nei cento metri T44 del Great City Games di Manchester 2015)

 

Lo scorso mese di gennaio l’International Paralympic Committee ha approvato nuove regole riguardanti la classificazione degli atleti che praticano la corsa e il salto, creando le nuove categorie: T42-44 (atleti con disabilità agli arti inferiori che non usano dispositivi protesici) e T61-64 (atleti con disabilità agli arti inferiori che usano dispositivi protesici).

Fino al 1° gennaio 2018, la classe sportiva T44 includeva sia gli atleti che gareggiano con un dispositivo protesico sia gli atleti che ne sono privi; è stato tuttavia accertato che l’uso di protesi può fornire un vantaggio in termini di prestazioni, e questo ha portato a suddividere le categorie.

Tuttavia, nelle “Classification Hierarchy” si stabilisce tuttora che gli atleti delle categorie T42-44 e T61-64 gareggino tra di loro, con la conseguenza che si viene a impedire una leale alla pari competizione alla pari.

Emanuele Di Marino, atleta paralimpico nato con una malformazione congenita che prende il nome di piede torto, vincitore di due medaglie ai Mondiali di Londra 2017, il primo atleta senza protesi che negli ultimi otto anni è salito su un podio mondiale, si è fatto portavoce di una battaglia contro la discriminazione messa in atto dalla Federazione a livello internazionale a seguito di una decisione presa forse alla leggera.

Il rischio è che alle prossime Paralimpiadi gli atleti che corrono senza protesi siano di fatto impossibilitati a gareggiare alla pari con i colleghi protesizzati; una lotta che mira a proseguire la storia di integrazione che da sempre caratterizza lo sport per disabili in Italia e nel mondo.

Nel ranking mondiale di quest’anno gli atleti della categoria di Di Marino sono 15; Di Marino, con atleta sudafricano della stessa categoria, ha portato avanti negli ultimi mesi un lavoro diplomatico per cercare di portare anche altri atleti nella stessa situazione a firmare la lettera che, per vie legali, vogliono far recapitare alla federazione internazionale. Li assiste nell’azione legale l’avvocato Stefano Gianfaldoni dell’associazione avvocati per lo sport.