Verso una nuova generazione di impianti sportivi – Parte prima

Gentili lettori,
in questo numero desidero introdurre una analisi dettagliata delle caratteristiche salienti che rendono un edificio virtuoso sotto l’aspetto energetico e di sostenibilità; tale analisi proseguirà con più estesa trattazione nel prossimo numero. Per meglio comprendere alcuni principi fondanti mi avvarrò del confronto con uno dei sistemi di certificazione più diffusi ed autorevoli al mondo: il Leed Certificate.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 312

Al momento non sono moltissimi gli esempi di edifici sportivi che possono vantare il possesso di questa importante certificazione, tuttavia, soprattutto negli Stati Uniti, non sono infrequenti le richieste di certificazione soprattutto per gli edifici di maggiore dimensione.
Per meglio comprendere i parametri oggettivi presi come riferimento nella valutazione dei singoli progetti, mi soffermerò sugli aspetti di carattere generale cercando di puntualizzare meglio gli elementi qualificanti del comprensorio in cui è inserito il complesso sportivo per poi completare l’analisi dei fattori intrinseci nel prossimo numero.
Il campo di analisi è ovviamente molto vasto ma per rendere la lettura più agevole mi limiterò ad individuare i principali:
1) attenta scelta del contesto di inserimento dell’edificio;
2) puntuale progettazione approfondita su ogni singolo elemento del processo di realizzazione e d’utilizzo;
3) attenta valutazione dell’impatto ambientale subito e causato dalla realizzazione e dall’utilizzo dell’edifico;
4) previsione delle caratteristiche di riuso o dell’impatto ambientale relativo alle procedure di demolizione e di gestione dei singoli elementi strutturali dell’edificio.
Relativamente alla scelta del contesto di inserimento, cominciamo col dire che spesso tale elemento non risulta essere preminente, essendo altri aspetti estrinseci preponderanti riguardo alla valutazione delle oggettive qualità (valutazione degli aspetti immobiliari dell’area, parametri urbanistici, proprietà dell’area, etc). Tuttavia il sistema di certificazione del Leed attribuisce una particolare importanza a tutti quegli aspetti legati alla salubrità complessiva del conteso ambientale, al clima medio annuo ed alle eventuali suscettibilità di eventi meteorologici estremi, alla presenza o meno di inquinanti nel suolo, alla connessione con la rete dei trasporti pubblici ed alla loro qualità, la presenza di reti alternative di trasporto ecologico, etc. Ciò nonostante, come si sa nella pratica, è proprio il fattore contestuale a determinare il futuro successo gestionale di un impianto sportivo.

Riguardo alla progettazione ogni approfondimento ulteriore potrebbe apparire pleonastico ma è bene specificare che in questo caso il termine progettazione inteso sottintendendo il successivo aggettivo “funzionale” appare maggiormente integrato al termine “gestionale” cioè a garantire la priorità assoluta delle caratteristiche che garantiranno il massimo rispetto dei requisiti ambientali e di contenimento energetico nell’ottica di ottenere le migliori performance economiche. Concepire la passivazione termica dell’edificio, il recupero delle acque meteoriche, rispettare i principi di ventilazione naturale, ridurre le emissioni all’esterno sono concetti imprescindibili nell’ambito della progettazione e devono essere posti alla base in ogni approccio propedeutico ad una corretto lavoro.
Peraltro, progettare bene un edifico sportivo non appare solamente una necessità deontologica nei confronti della committenza, ma rappresenta una prerogativa del patto fra generazioni: concepire un edificio attento al peso dell’impronta ambientale è un atto morale dall’indiscutibile valore etico.
Non possiamo però non considerare che soprattutto da una approfondita esperienza maturata nel settore: troppo spesso, infatti, ci celano dietro realizzazioni decisamente mal riuscite la mancanza di specializzazione e di conoscenze specifiche da parte del progettisti. Quante volte infatti abbiamo visto esaurirsi, dietro l’utilizzo esclusivo dei pannelli fotovoltaici, tutta la virtuosa applicazione delle conoscenze in tema di sostenibilità. Anche in questa rubrica, nei passati numeri, abbiamo dato conto di esempi eclatanti cui l’unica attenzione al tema era riconducibile alla voce “pannello” fosse esso solare oppure fotovoltaico.
Come sanno bene i lettori che seguono questa rubrica, è l’utilizzo di un attento sistema di interventi multidisciplinari che permette di giungere ad un effettivo riscontro pratico ed è proprio per questo che i sistemi di certificazione sono così attenti anche alle fasi di approccio iniziale.
L’attenta analisi dell’impatto ambientale subita o causata dall’intervento non deve essere colpevolmente emarginata ad un aspetto di dettaglio o alla voce “ulteriori aspetti generali”. Senza procedere con la sterile elencazione di un certo numero di casi emblematici può valere come esemplificativo il caso del riuso di edifici sportivi in contesti ambientali o socioeconomici profondamente trasformati: il caso degli stadi e dei palazzetti che, progettati e realizzati nel tessuto urbano secondo logiche di viabilità e trasporti profondamente diversi dagli attuali, possono far incorrere i progettisti, e lo fanno quasi costantemente, in pericolosi errori della valutazione complessiva determinando, di conseguenza, un repentino decadimento del sistema trasporto locale con un conseguente abbassamento della qualità della vita.
Questa riflessione mi permette di introdurre un ulteriore elemento di riflessione riguardante la progettazione sostenibile: l’essenzialità della previsione economica e gestionale dei singoli componenti costituenti l’impianto sportivo una volta terminato il ciclo d’uso. Già oggi, chi si accinge a sostituire le pavimentazioni sintetiche dei campi di calcio a undici a sette o cinque giocatori, chi smantella una pista di atletica leggera etc. è portato a stupirsi della particolare complessità nella gestione del rifiuto speciale, specialmente a causa della non uniforme legislazione regionale, che determina costi, procedure e tempi di smaltimento non irrilevanti. Se il ragionamento venisse esteso considerando la moltitudine di componenti, spesso non più separabili, costituenti le singole parti di un edificio (pavimentazioni, pareti speciali, coperture, opere strutturali, tamponamenti esterni, rivestimenti ed impianti speciali, etc) ci accorgeremmo che l’aver concepito, oltreché il piano di manutenzione, anche un vero e proprio “Piano di demolizione e smantellamento parziale o completo dell’edificio o dei suoi componenti” avrebbe fatto sicuramente riflettere sull’opportunità o meno di intraprendere scelte progettuali dettate per la gran parte da consuetudini d’uso o valenze estetiche assolutamente in contrasto con l’opportunità di sostenibilità ambientale.
Con tale strumento ci si accorgerebbe che concepire un luogo dove sarà ubicato un impianto sportivo, scegliere i migliori partner nell’esecuzione (progettisti, imprese, tecnici verificatori e collaudatori), realizzare un’opera secondo le migliori aspettative funzionali, estetiche, economiche ed affidarne la gestione ai migliori operatori sul mercato, potrebbe non esaurire le indispensabili ed opportune analisi preliminari.

Sitografia:
http://www.leedintl.net
http://www.certificazioneleed.com