Speciale: Erba naturale per lo sport – La composizione floristica

Parte 3 di 7
Per resistere al calpestio degli atleti, sul campo sportivo va scelta accuratamente la composizione floristica più adatta.

Piantine in vivaio (foto AGEC).

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Introduzione

Il drenaggio

Manutenzione e rigenerazione

Il campo da golf

Gli aspetti ecologici

Il prato rinforzato (o ibrido)

 

La composizione floristica

Una volta assicurata la capacità del terreno di smaltire l’acqua meteorica in tempi brevi, carattere imprescindibile del tappeto erboso calcistico, il secondo fattore essenziale è dato dalla resistenza al calpestio.

Quest’ultimo aspetto riguarda essenzialmente la “composizione floristica” del tappeto ovvero l’insieme di specie e varietà di erbe che lo compongono. È risaputo come un tappeto erboso calcistico sia fulcrato sulle graminacee laddove la selezione specifica e varietale attuata negli anni consente di ottenere all’origine superfici uniformi, dense, mediamente soffici e resistenti al calpestio sia in senso di strappo che di compattamento acuto e cumulato.

Considerato che non tutte le graminacee posseggono le medesime performance in tal senso, il cerchio si stringe su quattro specie con le numerose, relative varietà.

Ci riferiamo al Lolium perenne (loietto), alla Poa pratensis (poa pratense), alla Festuca arundinacea (festuca a foglia larga), al Cynodon dactylon (gramigna). Si tratta di erbe selezionate nel tempo per il loro adattamento in generale al gioco del calcio ovvero alla pratica sportiva (in tal senso sono impiegabili anche per altre discipline quali il rugby, o l’ippica). Qualità interessanti allo scopo di tutte queste essenze sono la resistenza allo strappo, l’adattamento al taglio medio-basso, il potenziale di recupero (inteso come capacità relativa di recuperare un danno da calpestio acuto o progressivo), l’adattamento alle maggiori patologie, la tolleranza al compattamento del terreno.

Le caratteristiche delle specie selezionate

La resistenza allo strappo è garantita dalla “durezza” dei tessuti spesso contenenti elevati quantitativi di silice; inoltre si può parlare di un apparato radicale tipicamente esteso e mediamente profondo in grado di opporsi fortemente allo strappo e alle lacerazioni.

L’elevato potenziale di recupero delle specie citate è riconducibile al loro vigore vegetativo ovvero alla loro capacità di crescere velocemente e di emettere nuove gemme e tessuti. Sono in particolare le cosiddette erbe “rizomatose” (Poa pratensis e Cynodon dactylon) a dare i migliori risultati in senso teorico, avendo l’attitudine ad emettere fusticini sotterranei (rizomi) in grado di “chiudere” lateralmente eventuali buchi risultanti dalle lacerazioni praticate con i tacchetti. In pratica, anche il loiettto, essenza a crescita verticale quindi priva di rizomi, può garantire ottimi potenziali di recupero. Ciò è dovuto al grande vigore vegetativo della specie nonché al miglioramento varietale attuato nel tempo sulla specie.

Inoltre, i loietti possono contribuire al recupero del tappeto erboso tramite la loro efficienza germinativa: mediamente un loietto selezionato germina infatti entro i cinque giorni.

L’adattamento alle patologie è il risultato di disposizione naturale ed incroci: è chiaro come sia desiderabile ottenere superfici resistenti ai patogeni per poter alleggerire la pressione manutentiva, ridurre l’inquinamento e contenere i costi. Analogamente, per il controllo dei parassiti, sono state selezionate varietà inoculate con funghi in grado di risultare tossici in particolare per gli insetti (funghi endofiti).

La tolleranza al compattamento del terreno costituisce un ulteriore elemento di riflessione. Tra le succitate essenze, solo la Festuca arundinacea teme in generale il compattamento, laddove le altre erbe si adattano variabilmente a vari livelli di degenerazione del terreno in tal senso.

Siamo dunque di fronte ad erbe altamente dedicate al tappeto erboso calcistico che, opportunamente scelte in relazione al clima ed al tipo di utilizzo dell’impianto calcistico, possono costituire una reale differenza.

Altre soluzioni

Nei climi del nord e centro Italia ma anche al sud in presenza di irrigazione frequente e di buona qualità, si può optare per i loietti in purezza (in questo caso si parla tecnicamente di “blend” ovvero di miscuglio di varietà della stessa specie, il Lolium perenne appunto) oppure per il mix Lolium perenne-Poa pratensis. Per il sud Italia con scarse risorse idriche, risultano invece consigliabili la Festuca arundinacea e/o il Cynodon dactylon in purezza dove, per quest’ultima si ricorda il periodo di “dormienza” durante i mesi tardo autunnali e invernali. In pratica, con il sopraggiungere dei primi freddi, la gramigna tende a perdere colore ed a divenire paglierina: problema a cui si può ovviare con una “sovrasemina” di loietto perenne con la sola funzione di mascherare il giallo della gramigna fino alla sua ripresa.

Una insidia nei confronti del prato così strutturato è la Poa annua, una piccola quanto fortissima e competitiva infestante in grado di inquinare prima o poi anche il tappeto erboso più vigoroso. Pur partendo all’origine con un bellissimo tappeto di loietti in purezza o misti a Poa pratensis, ci si trova in breve (mediamente dopo cinque anni) con un impianto tutto chiazzato di Poa annua, che spicca per una tonalità di verde più chiara sul prato scuro, ed è molto sensibile al calpestio, agli stress termico-idrici e alle malattie.

Per non dover ricorrere a estese rizollature, bisogna riuscire a prevenire l’infestazione attraverso la gestione calibrata di tutti i fattori, fisici, climatici, biologici, fisiologici e chimici, che investono il campo.

(Con il contributo di Erminio Sinigaglia)