Speciale sport paralimpici

Discipline sportive, universal design, centri di preparazione atletica in Tsport 333.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 333
Un’atleta in handbike sulla pista di Livigno, Sondrio (Foto BG/sport&impianti).

L’inserto speciale previsto per il numero di Tsport di maggio-giugno 2020 sarebbe uscito in prossimità di Tokyo 2020, e avrebbe raccontato come si preparavano gli impianti per i giochi Paralimpici in Giappone. Rimandato di un anno l’appuntamento globale, siamo rimasti però sul tema, volendo ricordare cosa deve essere fatto a livello di impiantistica per favorire una vera e propria inclusione tra l’atleta disabile e l’atleta normodotato, e che cosa il Comitato paralimpico italiano sta facendo per il nostro sport, sentendo il presidente Luca Pancalli in un’intervista esclusiva.

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Le origini

L’origine dei giochi paralimpici viene fatta risalire alla competizione per veterani della seconda guerra mondiale che avevano riportato danni fisici e menomazioni, organizzata nel 1948 dal neurochirurgo tedesco Ludwig Guttmann, cui seguirono una serie di edizioni a carattere internazionale che si tenevano a Stoke Mandeville, non lontano da Londra, località da cui presero il nome.

L’idea di associare la competizione alle Olimpiadi fu del medico italiano Antonio Maglio, direttore del centro paraplegici dell’INAIL, il quale ottenne che la decima edizione dei “giochi internazionali per paraplegici” si svolgesse a Roma nel 1960, l’anno della XVII Olimpiade.

Solo in alcune edizioni delle Olimpiadi successive si riuscì a far svolgere i giochi internazionali di Stoke Mandeville nella città olimpica, e nel 1984 veniva riconosciuta la denominazione di “giochi paralimpici”. Infine, nel 2001 fu siglato un accordo tra il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ed il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC), con il quale la città candidata ad ospitare le Olimpiadi è tenuta ad organizzare sia i Giochi olimpici sia i Giochi paralimpici.

Con il differimento di Tokyo 2020, i prossimi Giochi paralimpici avranno luogo dal 24 agosto al 15 settembre 2021.

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Paralimpiadi e sport paralimpici

Ufficialmente, per sport paralimpici si intendono tutte le competizioni incluse nei giochi paralimpici estivi e invernali, che attualmente ammontano a 27 discipline.

Tenuto conto che gli sport praticati da atleti con disabilità possono essere i più diversi (il Comitato Italiano Paralimpico ne riconosce un centinaio, vedi la lista completa), le regole olimpiche prevedono una classificazione in dieci categorie, definite in relazione alla ridotta potenza muscolare, alla perdita o deficit di un arto, a deficit visivi o disabilità intellettive.

La categoria di appartenenza determina contro quali atleti si compete e a quali sport si partecipa. Alcuni sport sono aperti a più categorie, mentre altre sono ristrette ad una sola; in alcuni sport con più categorie, gli atleti competono all’interno della categoria di appartenenza, mentre in altre gli atleti competono in eventi inter-categoria.

Ogni sport ha uno specifico sistema di classificazione che fa parte delle regole dello sport stesso, e permette agli atleti di competere contro altri aventi similari disabilità o livello di funzionalità fisica, in modo da non avvantaggiare a priori un atleta rispetto a un altro.

Oggi la nuova sfida è l’inclusione: come riferisce Tommaso Empler nell’articolo dedicato all’Universal Design, atleti disabili e normodotati possono anche gareggiare insieme. Per questo occorre lavorare sul piano culturale, ma anche su quello dell’impiantistica.

 

Vai agli altri articoli dello “Speciale Sport Paralimpici”:

Universal Design negli impianti sportivi

Intervista a Luca Pancalli

Il Centro di Preparazione Paralimpica Tre Fontane

Il nuovo Centro Paralimpico del Nord Italia a Villanova sull’Arda

Alex Zanardi e gli atleti paralimpici nella pubblicità