Erba naturale: cinque domande all’esperto

A margine del servizio speciale di Tsport/sport&impianti sulla realizzazione e gestione dei campi sportivi in erba naturale, abbiamo voluto rivolgere alcune domande a un esperto del settore, il dottor Giuseppe Serenelli (*).

Nella foto, mix di poa e lolium.

 

Serenelli intervista - 11) I prati dei campi di calcio in erba naturale sono generalmente costituiti da mix di lolium e di poa. Ma sono ottimali per ogni tipo di clima, o si possono suggerire altre specie per climi o impieghi particolari?

È vero, i prati costituiti da Poa e Lolium sono quelle che rispondono al meglio alle necessità tecniche del tappeto erboso calcistico. Recentemente però si tende a seminare o zollare, ove possibile, blend di sola poa pratense in purezza per poi integrare il prato, durante il campionato, con ripetute risemine di loietto. È una tecnica decisamente più impegnativa e costosa ma notevolmente più efficace per aumentare la durata della superficie erbosa del campo di calcio.

 

Serenelli intervista - 22) Cosa pensa dell’introduzione del Bermudagrass, adottata in qualche campo del nord benché sia una specie per climi caldi?

Mi sembra una giusta scelta, soprattutto come alternativa ai sistemi ibridi. Negli ultimi anni la ricerca ha sviluppato cultivar di Cynodon dactylon ibrido con elevata resistenza al freddo e al secco e con straordinaria resistenza al calpestio. I campi sportivi seminati con queste sementi di macroterme sono più resistenti agli stress e alle malattie in estate e, in inverno, traseminati con le microterme, grazie al loro reticolo di stoloni permettono una migliore consistenza e giocabilità del fondo.

Da monitorare il possibile ingiallimento invernale del prato di macroterme, facilmente risolvibile con le risemine e l’utilizzo di concimi fogliari con coloranti (pigmenti) e vernici verdi specifiche.

 

Serenelli intervista - 33) Per un nuovo campo sportivo, spesso si sceglie la posa di zolle anziché la semina: ci sono controindicazioni?

Tra i vantaggi della semina, la possibilità di selezionare miscele di semi specificamente adatte all’impiego calcistico e un costo iniziale ridotto. Spesso però manca il tempo per poter attendere i risultati della semina e si deve procedere con una soluzione rapida come il prato in rotoli. Le criticità dell’uso delle zolle sono le difficoltà di attecchimento, dovute ad un terreno diverso da quello di coltivazione in vivaio. Per agevolare la radicazione si può intervenire con radicanti fogliari e ammendanti-miglioratori del substrato a base zeolitica, capace di attivare la vita biologica del letto di posa.

 

Serenelli intervista - 44) Alcuni grandi stadi hanno scelto il manto cosiddetto “ibrido”, ossia un prato naturale “rinforzato” da una trama sintetica. Che valutazione dà – da agronomo – di questo connubio?

Le soluzioni ibride danno ottimi risultati dal punto di vista della giocabilità, offrendo una qualità dell’erba superiore dei campi di erba naturale. Sopportano più ore di impiego e hanno una maggiore resilienza e resistenza allo stress da gioco (calpestio e strappo), limitando i danni causati da allenamenti e partite.

Di converso il “rinforzo” di plastica genera uno strato-filtro superficiale che limita la penetrazione dell’acqua. Nei campi ibridi è fondamentale avere una omogenea idratazione della superficie di gioco attraverso l’impiego di appositi penetranti-idratanti che prevengono e curano problemi quali: a) una crescita non uniforme del prato, b) la presenza di chiazze secche, c) l’insorgenza di pozzanghere per l’assenza di un corretto drenaggio.

Il “rinforzo” di plastica poi, provocando un forte aumento della temperatura superficiale del campo in estate, limita l’attività biologica del terreno impedendo la degradazione del feltro. Il prato ibrido è perciò più sensibile agli stress fisiologici da caldo e alle malattie. L’uso di biostimolanti fogliari e degli ammendanti ad azione anti-stress e bioattivattrice, limitano grandemente il fenomeno.

 

Serenelli intervista - 55) Il calcio professionistico gioca sull’erba naturale mentre i piccoli impianti preferiscono l’erba sintetica soprattutto per il minore costo di manutenzione. È vero che la manutenzione del prato naturale è molto onerosa o è anche una questione di professionalità in chi deve gestirla?

È una questione di professionalità. Bisogna scegliere la soluzione giusta nel posto giusto, analizzando le esigenze del cliente. Gestire un prato in erba naturale può oggi, forse, costare un po’ di più ma il divario con il sintetico si sta accorciando grazie all’intelligenza artificiale e alla robotica. Attraverso rilevatori con GPS che monitorano e mappano umidità relativa, conducibilità elettrica e temperatura del terreno è possibile effettuare interventi localizzati e solo quando necessari. Molti campi sportivi in Italia vengono poi gestiti con i robot rasaerba infine stanno entrando sul mercato nuovi traccialinee robotizzati che andranno a limitare l’intervento dell’uomo nella segnatura dei campi.

 

(*) CEO di Herbatech Srl