Sport e gestione: dopo un anno di stop, quali sono le prospettive?

Quella determinata dalla pandemia in corso è una chiusura lunga e pesante per gli impianti sportivi, in un settore strattonato tra aperture regolamentate e parziali, adeguamenti costosi e scarsa considerazione. Facciamo il punto con alcuni gestori di impianti sportivi, in attesa di sapere quando si potrà riprendere l’attività.

Una sala fitness del centro sportivo Ercole Negri di Parma, gestito dalla Polisportiva Sport Center Parma SSD.

Abbiamo lasciato la parola ai gestori degli impianti sportivi per dare loro la voce, per spiegare perché “si poteva riaprire in sicurezza anche prima” e per capire “perché non si è riaperto”. Tornerà tutto come prima in questo settore?

Dopo aver adeguato gli impianti ai protocolli di sicurezza, cosa ha significato per i gestori rimanere chiusi per tanti mesi, in termini di perdita economica e di tesserati?

Angelo Gnerre, socio e amministratore unico delle società sportive dilettantistiche Snef, Libertas Snef e Progetto Nuoto sud, conferma le difficoltà, causate dalle spese sostenute e dalla grande confusione del settore: “Dopo il lockdown della scorsa primavera, piscine, palestre e centri sportivi sono stati riaperti in ottemperanza al DPCM 17/05/2020 e successivi, alle conseguenti Ordinanze Regionali e ai relativi protocolli di sicurezza nonché alle linee guida emanate dall’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri che prevedevano lo svolgimento del servizio “ nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento…” per la sicurezza del personale e degli utenti. Abbiamo costantemente adeguato le nostre procedure al continuo evolversi della situazione epidemiologica e dei numerosi aggiornamenti normativi, il tutto per garantire il servizio in sicurezza rivolto all’utenza. La chiusura dettata dal DPCM 24/10/2020 è stato l’ennesimo schiaffo che ha ricevuto il settore dello sport dilettantistico e di base, sbrigativamente declassato a una mera attività produttiva non essenziale e completamente svuotato del proprio valore sociale”.

Non nascondo la preoccupazione per il futuro dell’intero nostro settore con possibilità di riapertura sempre più lontana ed incerta”, continua Gnerre “ma anche sulla ripresa attività che si preannuncia molto complessa per le difficoltà economiche in cui ci ritroviamo dopo questo lunghissimo periodo di chiusura”.

Dello stesso avviso anche Giampietro Novara, gestore di diversi impianti sportivi in provincia di Varese e Milano, che conferma “la perdita economica importante e le difficoltà legate ai collaboratori con contratti sportivi e alla cassa integrazione dei dipendenti. Nei nostri impianti gestiamo molti corsi sportivi, per un totale di circa 300 persone iscritte: abbiamo dovuto interromperli e ora i corsisti hanno diritto al rimborso di quanto pagato e non usufruito”.

“Stare chiusi per quasi un anno senza alternative è drammatico”, interviene Renato Baladelli, amministratore unico della Sport Center Parma Polisportiva. “Nel 2020 abbiamo fatturato il 70% in meno rispetto all’anno precedente con un calo degli iscritti del 50% e una perdita in bilancio di oltre 550.000 euro. L’unica boccata d’ossigeno è stata la stagione estiva 2020 con l’apertura della piscina all’aperto”. Non c’è dubbio che la gestione di un centro sportivo sia molto onerosa, con un elevato importo di costi fissi tra canoni d’affitto, utenze, gestione personale e altre voci. “In tempo di pandemia, ovvero a impianto chiuso, per un mese dobbiamo sostenere costi pari a 50mila euro a cui aggiungere il canone d’affitto e, al momento, 15 mila euro per il mantenimento della piscina grande per far allenare i nostri atleti agonisti e gli atleti delle società in concessione dal Comune di Parma. Prima della pandemia, fino a febbraio 2020, il centro sportivo Ercole Negri contava 70mila accessi e la nostra società 25 dipendenti, 50 collaboratori, 250 atleti agonisti e 1500 tesserati. I numeri parlano di un’azienda che però non è considerata tale visto che la concessione del centro è gestita da una SSD”.

Una situazione critica per tutti, con problematiche difficili da gestire e risolvere. Cosa dovrebbe fare lo Stato per venire incontro alle esigenze dei gestori e del mondo sportivo in genere?

Al fine di sostenere la capacità dei gestori di impianti sportivi e operatori dello sport, il settore attraverso le varie associazioni di rappresentanza ha espresso molte istanze, come spiega Gnerre: “Ne cito alcune: la costituzione di un Fondo Rotativo finalizzato alla concessione di prestiti, la detrazione fiscale per le spese per iscrizioni, abbonamenti a società e associazioni sportive effettuate nell’anno 2020, la sospensione dei pagamenti delle utenze e dei canoni di locazione”. A livello pratico, Gnerre auspica una revisione dei limiti di capienza e dei protocolli di utilizzo degli impianti con linee guida che si basino su reali basi scientifiche, “che tengano conto del reale grado di rischio delle diverse attività (sport di contatto, capienza persone, volume ambiente e ricambio aria, presenza di agente disinfettante ad esempio nelle piscine) e che prevedano sgravi e incentivi per diminuire l’incidenza del rischio”. L’attività sportiva dovrebbe rientrare in una serie di agevolazioni fiscali sia intrinseche che estrinseche.

Parla di “richiesta legittima” Giampietro Novara: “Dovrebbe essere stanziato un contributo economico legato ai mancati incassi e fatturati, come successo per altre attività. Per tutte le società che hanno in gestione impianti sportivi a tempo determinato andrebbe valutato un prolungamento che giustifichi la mancata apertura e tutti i costi di ripartenza, per avere delle convenzioni dilazionate nel tempo”. I centri sportivi gestiti da Novara sono legati perlopiù ai Comuni: “auspichiamo che gli Enti siano sensibili nell’accettare le richieste di sospensione dei contributi e che dalle parole passino ai fatti”.

Conclude Baladelli: “Alla luce del fatto che i fondi perduti per le SSD sono stati praticamente inesistenti, l’unica opzione che da tempo cerchiamo di ottenere è la riapertura in sicurezza come è accaduto per altri settori. Un impianto di grandi dimensioni come il nostro non può nemmeno aprire e chiudere le porte con un solo giro di chiave, ci sono tanti aspetti da considerare al fine di evitare l’usura della struttura e ogni volta va avviato un sistema di manutenzione, a seconda della stagione e del periodo di chiusura”. Fatti e non parole: “ci aspettiamo che il Governo ci metta in condizione di fare una programmazione seria per la prossima riapertura, che auspichiamo il prima possibile”.