Il Dpcm del 24 ottobre 2020 determina la chiusura dello sport. Le ripercussioni sulla filiera sportiva, nelle interviste al presidente designato di Assosport, Anna Ferrino e al presidente Assofitness, Luca Bettini.
Chiusura di palestre e impianti sportivi, intervista ad Assosport e Assofitness
(foto di sfondo: Matimix / Shutterstock)
Un nuovo lockdown sportivo è quello che, nella sostanza, è stato presentato dal Premier Conte e introdotto col Dpcm di sabato 24 ottobre 2020.
L’abbiamo sentito, visto e letto in questi giorni: a pagare lo scotto della curva epidemiologica nuovamente in forte crescita in tutto il Paese sono state le attività culturali, di ristorazione e sportive che ha portato alla chiusura di palestre e impianti sportivi.
Un’intera filiera compromessa
Attività sportive e motorie al chiuso proibite, consentite solo in forma individuale e all’aperto.
Questo significa circoli, centri sportivi, centri ricreativi, palazzetti, palestre e ogni altro luogo di pratica sportiva ha cessato la propria attività .
Significa, però, anche forti ripercussioni non solo sugli sportivi, sulla forma fisica – che spesso accompagna anche una forma psico-fisica – e sui centri di pratica sportiva, ma su un intero sistema, su tutta la filiera economico-produttiva che e sostenuta dall’attività ludica, amatoriale, professionistica degli sportivi tutti.
Assosport e Assofitness
Non essendo un problema solo a valle del mondo dello sport e dell’impiantistica sportiva, abbiamo intervistato Anna Ferrino, presidente designato di Assosport e Amministratore delegato di Ferrino Spa & C. e Luca Bettini, Presidente di Assofitness (gruppo di Assosport) e CEO fondatore di Kwell, chiedendo loro riflessioni e dichiarazioni sulle recenti misure di chiusura.
Assosport, è l’associazione di categoria che raccoglie a se le aziende produttrici di articoli sportivi, di questa fanno parte altri gruppi di categoria: Assofitness, Assotennis, Assosportex e IOG (Italian Outdoor Group).
Anna Ferrino – Presidente designato Assosport
D: Presidente, la situazione del mondo sportivo nazionale è grave, alla luce del Dpcm del 24 Ottobre, cosa sente di dirci?
R: L’approccio che il governo ha scelto è la chiusura di alcuni settori in blocco, tra i quali gli impianti sportivi.
La maggior parte delle strutture si erano  adeguate con sforzi non banali ai protocolli di sicurezza richiesti e io mi sono sempre sentita tutelata ogni volta in cui abbia praticato sport in questi mesi.
La logica che avrei preferito sarebbe stata quella di una chiusura selettiva degli impianti ritenuti non idonei ed eventualmente di alcune discipline più a rischio. Ovviamente questa chiusura desta grande preoccupazione in noi tutti, mettendo in dubbio le nostre previsioni di sviluppo. Io stessa sono preoccupata per la mia attività , gli sport invernali continuano a portare un fatturato fondamentale nel settore outdoor non solo per le aziende di produzione ma per l’intera economia legata alla montagna. Una disgraziata ipotesi di non apertura dei comprensori sciistici bloccherebbe il settore turistico alberghiero e ricettivo, i trasporti e i negozi, così come le attività a corollario della pratica sportiva stessa .
D: Le attività all’aperto individuali sono consentite, pertanto le pratiche tipiche degli sport outdoor, nella forma, sono salve. È così anche nella sostanza? Quale impatto ha avuto il primo lockdown generale da COVID-19 sul mondo outdoor?
R: Il rischio potrebbe essere una diminuzione della pratica anche individuale dovuta a una preoccupazione, comprensibile, per la propria salute, quindi di fatto anche le aziende (sia di produzione, sia di vendita) di abbigliamento e articoli sportivi subiranno il colpo indiretto.
Bisogna però essere onesti e dire che dalla riapertura di maggio le attività sportive e ludiche in montagna, così come il camping, hanno goduto di una maggiore affluenza, molte persone si sono avvicinate all’outdoor e di questo ha beneficiato tutta la filiera, consentendo di tamponare in buona parte le perdite economiche della prima fase di lockdown .
D: Che sensazione c’è tra le aziende di Assosport circa i ristori che dovrebbero essere varati?
R: Si è parlato di ristori alle aziende coinvolte, ma non è dato sapere se la filiera verrà considerata e in quale misura.
Perché bisogna ricordare che bloccare lo sport, non significa chiudere solo i centri sportivi, ma mettere in crisi l’intera filiera, fatta di: sportivi, impianti sportivi, negozi di articoli, produttori di articoli, attrezzature e abbigliamento sportivo, trasporti privati e aerei, tour operator, turismo, ristorazione, lavoratori e famiglie.
D: Quali soluzioni vorrebbe che il Governo prendesse in esame?
R: Serve un approccio più strutturato sia nel proporre misure restrittive che nei finanziamenti ed erogazioni alle aziende e centri.
Credo ci sia un grande smarrimento, vorrei si iniziasse a spostare il dibattito dalle azioni per fronteggiare l’emergenza alla strategia per uscirne. Importante centrare bene l’opportunità che potrebbe arrivare dai fondi europei di Next generation, se ne sente parlare troppo poco (il Premier Conte ne parlò già ad aprile definendo il Recovery Fund essenziale nella trattativa con l’UE al fine di arginare l’impatto economico del coronavirus, ndr).
Creare un piano, comunicarlo al Paese e all’Europa, è prioritario, lo sport non è marginale; quindi capire anche come il nostro settore verrà rappresentato all’interno del piano complessivo è per noi fondamentale .
Ben vengano i ristori (che siano poi certi e garantiti), ma riprendiamo a parlare di futuro e di come possiamo immaginare di trarre da questa grande crisi delle opportunità , per rivedere il modello del nostro Paese per gli anni e le sfide future .
Chiediamo risposte e piani strutturati .
Luca Bettini – Presidente di Assofitness
D: Presidente Bettini, un suo commento sulla chiusura di palestre e impianti sportivi, misura introdotta dall’ultimo Dpcm. Che impatto avrà sul mondo del fitness?
R: Temo che l’ultimo Dpcm avrà conseguenze gravi, sia per i gestori delle palestre sia per i produttori di attrezzatura sportiva per il fitness. Conseguenze che erano nell’aria già ben prima della firma del Dpcm che ha imposto la chiusura delle palestre. Con l’ultimatum lanciato dal presidente Conte alle palestre perché si adeguassero ai protocolli sanitari richiesti, infatti, le nuove iscrizioni si sono azzerate, così come i nuovi ordini di attrezzatura fatti dalle palestre alle aziende, a cui si aggiunge la forte riduzione se non addirittura l’annullamento degli ordini già in essere.
Assofitness rappresenta alcune decine di aziende tra le realtà italiane produttrici di attrezzatura e impianti per le palestre. La chiusura di palestre e impianti sportivi ne compromette gravemente produzioni e fatturati. Un danno che va a sommarsi al calo di iscrizioni registrato dalle palestre a settembre (pari al 40% in meno rispetto al 2019), la cui eco è arrivata forte e chiara anche agli imprenditori.
D: Mi pare di capire che il settore fitness tema più questa chiusura rispetto alla quarantena di marzo, come mai?
R: Settembre e ottobre rappresentano per noi infatti lo zoccolo duro del fatturato dell’intero anno. Sono i mesi in cui ripartono le iscrizioni in palestra, in genere perlopiù con abbonamenti annuali. E di conseguenza sono i mesi in cui riparte la domanda di attrezzatura alle nostre imprese.
Durante il primo lockdown si poteva sperare di ripartire in autunno. Sul prossimo futuro, invece, non ci sono garanzie. Temiamo che questa seconda ondata e le misure adottate per fermarla portino irrevocabilmente al collasso le realtà meno strutturate, che non riusciranno a riprendersi da questa situazione difficile. Per sostenerle servono interventi da parte della politica di medio-lungo respiro. Non possiamo permetterci altre serrande abbassate. A venire giù insieme alle palestre sarebbero anche decine di imprese.