Il nuovo Dpcm e il blocco dello sport: la parola ai gestori. Intervista a Giampietro Novara, di Bordocampo srl

Ex calciatore del Saronno, passato dall’interregionale alla C2 negli anni Novanta, 25 anni fa Giampietro Novara ha intrapreso con successo l’attività di gestione degli impianti sportivi. Oggi con la sua azienda Bordocampo Srl gestisce impianti in provincia di Varese e Milano, tutti attualmente chiusi dopo l’ultimo Dpcm.

Playsport Village, Busto Garolfo (Milano). Foto BG/Tsport-Sport&Impianti.

NovaraGquadrataPrima di entrare nel vivo dell’attualità, presentiamo Giampietro Novara. Tutto è nato dalla passione per il calcio: da ex calciatore a gestore di centri sportivi dedicati prevalentemente a calcio e calcetto. Finché non è arrivato il padel (o paddle)…

Sì, dopo aver giocato tanti anni a calcio, ho cercato di fare della mia passione un lavoro, iniziando a gestire dei campi da calcio e calcetto. Poi ho deciso di dare spazio anche ad altri sport, come beach volley e padel e il tempo mi ha dato ragione: sono due discipline sportive che hanno subito riscosso molto successo e ancora oggi hanno un seguito interessante. Il padel, in particolare, arrivato dalla Spagna pochi anni fa (del 1991 è la creazione della Federazione Italiana del Paddle), non vanta in Italia una storia lunga e articolata: il suo successo deriva, a mio avviso, principalmente dal fatto che è una disciplina semplice e divertente, che può essere praticata anche da chi non è “propriamente” uno sportivo. E in questi ultimi mesi ne abbiamo avuto una grande conferma.

 

Alla luce del nuovo Dpcm che ha bloccato le attività di tutti i centri sportivi fino al prossimo 24 novembre, facciamo un bilancio dei mesi trascorsi dopo il lockdown.

È successo che abbiamo investito soldi ed energie, organizzandoci con tutti i dispositivi di sicurezza. Abbiamo garantito il distanziamento sociale in tutti i centri, abbiamo tenuto sempre operativi tutti gli spogliatoi, ci siamo adoperati per la pulizia e sanificazione costante. Abbiamo fatto la nostra parte e, tra la primavera e l’estate, i nostri centri sportivi hanno registrato un afflusso di frequentatori notevole, la ripresa è stata ottima. Agosto è stato un mese interessante, con un afflusso tre volte superiore a quanto accadeva negli anni precedenti. Tutto faceva ben sperare, perché, dopo mesi di immobilità forzata, si aveva voglia di fare, di muoversi, di fare sport insieme agli altri; inoltre, con la chiusura dei classici luoghi di intrattenimento come discoteche e bar, lo sport è diventato un fulcro di interesse sano per molti che prima non avevano praticato. Abbiamo ottenuto grandi soddisfazioni, e per questo siamo riusciti a uscire a testa alta dalla prima parte dell’anno, pensando in positivo, progettando nuovi investimenti. Non ci aspettavamo, sinceramente, una nuova chiusura totale.

 

Cosa ne pensate dei sit-in organizzati in diverse parti d’Italia e delle pressioni per la riapertura dei centri sportivi?

Penso che la prima chiusura imposta a marzo fosse dovuta: non sapevamo nulla su cosa avevamo di fronte e non avevamo scelta. Oggi però, a distanza di diversi mesi, forse la scelta poteva essere fatta diversamente e gestita con più cautela, consentendo la pratica degli sport senza contatto come tennis e padel, anche in luoghi chiusi e non solo all’aperto (la pratica outdoor nei mesi attuali è impossibile in diverse parti d’Italia). Questa chiusura forzata ci ha colpito pesantemente: abbiamo dovuto chiudere tutti i nostri centri sportivi ma pensiamo che, con le dovute cautele, sarebbe auspicabile riaprirli e consentire le attività meno rischiose.

 

Nel settore ci sono le basi per uscire da questi mesi difficili o ci sarà quel temuto crollo di cui si parla?

Non saremmo usciti a testa alta senza il supporto che abbiamo ricevuto: i provvedimenti di Cassa Integrazione, la sospensione dei mutui e i contributi singoli al reddito. Certo è che abbiamo dovuto aggiungere risorse nostre, perché è venuto a mancare l’introito vero e che tali aiuti non devono mancare oggi e per tutti i mesi a seguire. La situazione più difficile è sicuramente vissuta dagli operatori più piccoli o più recenti e dai collaboratori delle associazioni sportive, poiché il contributo che viene erogato ai singoli non è certamente un supporto di lunga durata.

 

Allora cerchiamo di guardare il bicchiere mezzo pieno, anche se non è semplice e guardiamo al futuro. Quali sono i vostri programmi?

Innanzitutto quest’estate abbiamo portato avanti un bel progetto, la Padel Arena di Paderno Dugnano, in provincia di Milano, che sono certo che in futuro ci regalerà grandi soddisfazioni. È stata aperta a metà settembre e ha avuto un ottimo riscontro di pubblico. Credo che in Italia non esista una struttura del genere, con sette campi da padel, aree riscaldamento e stretching e servizi. Siamo pronti a replicare la stessa struttura anche nell’impianto di Busto Garolfo (Mi): sono deciso a investire nel padel, uno sport che aprirà nuovi orizzonti e prenderà sempre più piede.