Recenti tendenze in Italia delle piscine e degli impianti acquatici. Riflessioni del progettista  e considerazioni del costruttore.

Il mercato degli impianti natatori che coinvolge al suo interno diversi attori fondamentali quali progettisti, costruttori e gestori è stato fortemente toccato dalla crisi economica che ha colpito il nostro Paese negli ultimi anni.
In questo articolo abbiamo raccolto i contributi di un progettista di eccellenza nel mercato degli impianti acquatici e di rappresentanti di aziende costruttrici del made in Italy che porteranno alcuni spunti inerenti la loro peculiare specializzazione.

Il mercato degli impianti natatori che coinvolge al suo interno diversi attori fondamentali quali progettisti, costruttori e gestori è stato fortemente toccato dalla crisi economica che ha colpito il nostro Paese negli ultimi anni.
Tale fase di forte contrazione ha senz’altro registrato la fuoriuscita dal mercato dei soggetti economicamente più deboli, che nella precedente decade di sviluppo e maggior disponibilità di fondi e contributi pubblici si erano improvvisati gestori, soggetti che commercializzavano prodotti con una specializzazione superficiale o progettisti di impianti natatori (che richiedono per una realizzazione a regola d’arte una forte specializzazione essendo manufatti molto complicati sia in termini di prescrizioni normative che di impiantistica indotta anche a garanzia della sicurezza e salute degli utenti)
Di contro le realtà più strutturate e fortemente specializzate che ancora operano sul mercato hanno iniziato a interrogarsi su quali azioni intraprendere per cercare di affrontare e superare un cambiamento repentino e soprattutto fortemente impattante in termini di riduzione del fatturato conseguente alla forte contrazione del mercato dovuta in ambito pubblico al forzato rispetto del patto di Stabilità, con crollo verticale degli interventi finanziati con fondi pubblici e contrazione dei consumi nel mercato privato in ragione delle diminuzione del reddito disponibile per i cittadini.
Sono quindi nate occasioni di confronto e brainstorming in cui i partecipanti hanno portato la loro esperienza e la fotografia del mercato dal loro punto di vista.
Senz’altro si è giunti alla conclusione che i diversi operatori dovessero cercare di muoversi in sinergia, andando a potenziare ed evidenziare le eccellenze presenti, in una logica di filiera. Questo è il motivo per cui negli ultimi 2 anni sono nate più reti di impresa che coinvolgono soprattutto i costruttori di piscine, di impiantistica tecnologica e attrezzature.
Per quanto riguarda i progettisti si è cercato di fare sinergia con gli altri operatori di mercato, continuando nella formazione e nell’aggiornamento professionale, lavorando soprattutto in fase di ingegnerizzazione a stretto contatto con le ditte esecutrici e fornitrici di componenti altamente prestazionali per garantire la qualità del servizio e del prodotto nel rispetto dei budget a disposizione.
In questo articolo abbiamo raccolto i contributi di un progettista di eccellenza nel mercato degli impianti acquatici e di rappresentanti di aziende costruttrici del made in Italy che porteranno alcuni spunti inerenti la loro peculiare specializzazione.
Fotografie : Manuela Cerri

Riflessioni del progettista architetto Paolo Pettene

Si deve prima di tutto evidenziare l’importanza strategica per lo sviluppo del settore del progetto dell’impianto acquatico nella sua complessità ed evoluzione, non solo in considerazione dell’architettura e dell’ingegnerizzazione, ma in particolare dalla conoscenza degli aspetti organizzativi-gestionali (che sono l’approccio metodologico utilizzato da sempre dallo studio SdiA sin da quando ha iniziato a specializzarsi nella progettazione dell’impiantistica sportiva/natatoria).

Sia personalmente che poi nello sviluppo e crescita dello Studio di Architettura SdiA di cui sono titolare sono stati coinvolti negli anni professionisti specializzati in tali ambiti (architetti, ingegneri impiantisti e strutturisti in particolare con la presenza in studio ormai da anni dell’ingegnere gestionale Cristina Demarchi) per offrire un servizio globale per la Committenza ed inserire nello sviluppo della progettazione di tali strutture sportive (sono stati sviluppati negli anni oltre 300 impianti sportivi di cui le piscine superano il centinaio) già tutti quelli accorgimenti necessari per ottimizzare il layout secondo parametri propri della conduzione- manutenzione e dell’ efficientamento energetico.

Da sempre è stato instaurato nella fase progettuale un confronto sinergico con i gestori che sono figure fondamentali e devono essere coinvolte da subito, soprattutto nello sviluppo di strutture pubbliche (nel corso dei suoi 30 anni Tsport ha pubblicato moltissimi articoli su tale materia – progettazione e gestione di impianti natatori – a firma dello Studio SdiA).

Il mercato degli impianti natatori è cambiato molto in questi ultimi anni sia nella tipologia di interventi oggetto di progettazione e successiva realizzazione sia per il mutamento e l’evoluzione degli operatori che in esso operano costantemente (le mansioni dei gestori sono cambiate: dalla sola organizzazione delle attività natatorie e manutenzione-conduzione della struttura a soggetti imprenditoriali a volte per scelta a volte per “obbligo contrattuale” con onere di realizzazione delle opere e perseguimento dell’obiettivo di bilancio in una logica di autofinanziamento).

Con estrema sintesi potremmo dire che attualmente ci si muove su diversi filoni: recupero delle strutture preesistenti in una ricerca di soglia di convenienza; realizzazione ex novo di impianti di dimensioni contenute con layout ottimizzato e di nuova generazione; rimodulazione di impianti in località turistiche con pluralità di spazi acqua o un’unica vasca polifunzionale con forte connotazione ludico-ricreativa e per il benessere/loisir (sul modello di quanto già attuato da altri Paesi europei e da me rilevato nel corso dei miei numerosi viaggi di formazione professionale a fiere e convegni di settore: importantissimi per il giusto approfondimento e per una visione di ampio respiro sul quelle che sono le tendenze in atto anche oltre confine).

La forte contrazione degli investimenti pubblici ha fatto sì che ci sia stato negli ultimi anni un incremento degli interventi di rifunzionalizzazione e ristrutturazione del patrimonio esistente a discapito di nuovi impianti natatori realizzati ex novo.

Diversamente da quanto si possa pensare intervenire sull’esistente, quindi ristrutturare, riqualificare un impianto ormai obsoleto sotto tutti i punti di vista (la maggior parte degli impianti pubblici esistenti risalgono agli anni 70-80), però comporta molte difficoltà tecniche e gli investimenti risultano comunque onerosi. Negli ultimi anni grazie all’attivazione di finanziamenti per l’efficientamento energetico si è andati ad operare su sostituzione centrali termiche, micro-cogenerazione, introduzione di UTA ad alta efficienza, inserimento di dispositivi impiantistici per garantire il recupero di tutti i cascami energetici, inserimento di cappotti e sostituzione serramenti sempre in una logica costruttiva “ a secco”..

Spesso gli interventi di ristrutturazione ed ampliamento di impianti preesistenti sono volti ad un ammodernamento degli spazi acqua disponibili con l’introduzione di vasche di nuova morfologia che vanno oltre alla tradizionale vasca nuoto omologabile (la cui presenza è però fondamentale per le attività di avviamento al nuoto con relativa fidelizzazione dell’utenza che inizia a frequentare il centro intorno ai 6 anni e prosegue almeno fino ai 16 anni). Spessissimo si va ad intervenire anche sugli spogliatoi e servizi indotti per creare ambienti colorati e luminosi, sicuri per l’utenza e che migliorano il livello globale del servizio offerto.

I grandi contenitori sportivi-natatori con finalità prettamente agonistiche realizzati nel passato non risultano purtroppo più attuabili nel mercato attuale; tralasciando impianti cittadini gestiti direttamente dalla Federazione Nuoto FIN, laddove possibile impianti del passato con una forte connotazione agonistica in gestione a società sportive registrano interventi di ammodernamento con riduzione delle profondità (per diminuire i volumi di acqua da scaldare e sanificare per un contenimento delle spese gestionali) e inserimento piuttosto di pluralità di vasche a diversa profondità e temperatura per offrire un servizio eterogeneo che va dai bambini di 3 mesi agli over 60. Questi investimenti si rendono necessari anche per andare incontro ad un nuovo approccio all’ambiente acqua da parte dell’utenza. Con lo sviluppo delle attività di fitness in acqua infatti si è avvicinata all’impianto natatorio una fascia di utenza già adulta che pur non sapendo nuotare o avendo poca abilità nella tecnica natatoria approccia all’elemento acqua con una fruizione degli spazi di tipo verticale anziché orizzontale.

Ulteriore considerazioni sulle attuali criticità: gli impianti natatori sono ormai diventati “opere tiepide”, nel senso che i gestori (in una sorta di nemesi per gli errori, la superficialità e gli sprechi del passato registrati nella gestione mista pubblico-privato) sono stati progressivamente gravati in un passaggio di rischio di impresa dal pubblico totalmente a carico del privato con l’utilizzo degli strumenti del parternariato pubblico-privato.

Quindi a carico del gestore sono stati imputati realizzazione degli interventi, gestione (comprensiva di tutte le utenze energetiche), manutenzione ordinaria e straordinaria.

Il progettista con il suo staff interdisciplinare deve essere necessariamente esperto “nell’architettura dell’acqua” con conoscenze impiantistiche per garantire la massima efficienza prestazionale degli impianti natatori acquatici.

Negli ultimi anni si registra purtroppo una difficoltà di accesso al credito da parte dei gestori (ricordiamo che l’impianto natatorio su cui vanno a fare gli interventi oggetto di concessione di lavori è proprietà comunale e quindi non può essere utilizzato come garanzia) con richiesta da parte degli istituti bancari di garanzie proprie (in assenza di concessione di diritto di superficie o fidejussioni comunali: strumento quest’ultimo di cui nel recente passato operatori spregiudicati hanno abusato arrecando un fortissimo danno a tutto il settore). Molto spesso in questo ultimo quinquennio operazioni che avrebbero avuto la loro valenza sociale e gestionale si sono arenati per la debolezza economica del soggetto gestore. I costruttori che partecipano alle ATI per PF e concessioni di costruzione e gestione e che potrebbero fornire quota parte delle garanzie richieste per il mutuo infatti non hanno come core business la gestione di impianti sportivi e mirano ad uscire dalla società di progetto all’uopo costituita a seguito del collaudo definitivo delle opere realizzate.

Tali impianti necessitano, quindi, oltre un certo livello di soglia di investimento un contributo da parte dell’Amministrazione Comunale con un’attuazione mista soprattutto per quelle opere di infrastrutturazione che non generano reddito e che non sono in grado di ripagarsi con la gestione (parcheggi, recinzioni, sistemazioni esterne, allacci).

Non va infatti dimenticata la forte valenza sociale di un centro erogatore di servizi natatori non solo agonistici, ma anche educativi e di promozione di un corretto stile di vita.

Tali strutture polifunzionali acquatiche rispondono spesso a esigenze di pratica motoria e natatoria fortemente sentite dal territorio e influiscono positivamente sui cosiddetti “determinanti della salute”: con la possibilità di fruire di un nuovo spazio natatorio coperto in cui praticare attività motoria e acquatica. Si influirà così positivamente sullo stile di vita che è sempre più sedentario, avendo quindi ricadute in senso positivo sullo stato di salute della popolazione.

Contributo dell’ ingegnere Ivano Pelosin Presidente di ASSOPISCINE e titolare di Italpool

Le difficoltà dell’economia europea ed in particolare di quella italiana sono proseguite negli ultimi anni ed anzi purtroppo si sono accentuate. Le previsioni parlano di un debole segnale di ripresa, ma la realtà fin’ora si è sempre dimostrata peggiore delle previsioni! Il nostro settore, forse in modo più sfumato, meno accentuato, per lo meno nella fascia più alta di mercato ha seguito un andamento analogo. Pure i centri benessere, in cui la piscina attrezzata con molteplici giochi d’acqua riveste un ruolo principale, anche in termini di fatturato, paiono subire una stasi, se non un rallentamento. Ma la riflessione più importante che dobbiamo condividere non è tanto il dato economico ma il fatto che, molto probabilmente, siamo di fronte ad un cambiamento definitivo del mercato della piscina in Italia. Tutti i soggetti coinvolti nel nostro settore (produttori, distributori, costruttori, progettisti….), se non lo hanno già fatto, si dovranno adeguare alle dimensioni ed esigenze di questo nuovo mercato lavorando in sinergia con competenza e la necessaria specializzazione:
numeri più bassi per quanto riguarda le nuove realizzazioni che, per contro, tenderanno ad essere di valore più elevato;
incremento delle ristrutturazioni sia delle piscine che dei centri benessere esistenti, complici anche le realizzazioni non troppo curate nel periodo passato;
maggiori richieste da parte del cliente committente che, oggi, è molto più informato e preparato di un tempo;
prezzi in calo con una contrazione significativa della marginalità in tutti i passaggi della filiera, dal produttore al costruttore, ma con una richiesta da parte del cliente finale di aumentare la qualità della realizzazione!
I produttori e distributori che hanno visto per primi una significativa contrazione di fatturato ed, essendo aziende più grandi e strutturate, dispongono di strumenti di analisi più attenti e sensibili rispetto ai costruttori, stanno cambiando, in alcuni casi anche in modo radicale, la loro politica di vendita. Si sta passando da “tutto a tutti” perseguito quando il mercato “tirava” e l’unico problema pareva essere quello di avere materiale per soddisfare la richiesta, da qualunque parte arrivasse, alla ricerca di creare un rapporto fidelizzato con i clienti scelti tra i costruttori più seri e preparati. Si torna a parlare di concessionari se non di catene di franchising, o comunque si cerca di avere un rapporto molto forte ed esclusivo con i costruttori. Si è capito che la qualità paga non solo in termini di fatturato più costante nel tempo ma anche proprio di pagamento reale ed effettivo! Tra i costruttori la crisi ha prodotto e sta producendo una significativa “selezione naturale”: le aziende meno preparate, quelle che hanno sempre anteposto l’aspetto commerciale a quello tecnico, quelle improvvisate, nate durante il periodo del boom della piscina giungendo anche da altri settori, non riescono più a stare sul mercato, complice anche una politica dei prezzi “suicida”. Così rimangono in piedi le aziende storiche, chi ha sempre investito in uomini, mezzi ed attrezzature, chi ha curato l’assistenza, il “service” che, se ben gestito, da peso può diventare una risorsa. Negli ultimi tempi anche nel nostro settore comincia ad interessare il nuovo concetto di “Rete di aziende”: si ha la consapevolezza che i problemi del mercato, la drastica riduzione degli utili, l’aumento della burocrazia e dei compiti di formazione e sicurezza all’interno di ogni azienda anche la più piccola, si possono affrontare meglio facendo “gruppo” pur rispettando la propria individualità e specializzazione.

Abbiamo chiesto al Direttore di Culligan Piscine Giancarlo Brizzi, di parlarci di quello che si presenta come un esempio concreto di sinergia di eccellenza internazionale, che ha registrato importanti ricadute economiche-turistiche in particolare nella zona di Abano a Montegrotto Terme, in Provincia di Padova: il nuovo Centro Y-40 realizzato e progettato dal proprietario albergatore architetto Emanuele Boaretto.

“ Tantissime sono state le sfide più avvincenti che hanno visto protagonista il team di Culligan Piscine, dal Principe di Piemonte a Viareggio, una piscina realizzata sul tetto di un hotel a 5 stelle lusso, esperienza poi ripetuta, pochi mesi fa, al GH Gallia a Milano, di proprietà dell’Emiro Arabo del Qatar, Althani… fino alla piscina più profonda del mondo, Y-40, che fin dal primo anno ha registrato la visita di oltre 100.000 persone provenienti da 81 paesi del mondo, con milioni di contatti sul web, dove Y-40 e Culligan viaggiano a braccetto, essendo i partner tecnici più importanti, visto che garantiamo, tutti i giorni, 4500 mc. di acqua termale perfettamente limpida ed a 33° C di temperatura costante, per il piacere dei subacquei”.

E’ vero che siete stati premiati dal quartier generale della Culligan International di Chicago, per questo successo ?

“Sì, è stata una grandissima soddisfazione ricevere per Y-40 il premio annuale “Culligan Pure”, che viene assegnato alla più ambiziosa ed innovativa realizzazione dell’anno a livello mondiale.”

Chiediamo a Brizzi qual è il segreto di questo successo, in un momento storico tutt’altro che positivo come quello che abbiamo vissuto in questi anni.

“E’ stata l’occasione per festeggiare insieme a tutta la Filiale di Montecatini questo importante successo, perché i successi non si raggiungono mai per caso. L’ambiente di lavoro ideale è fondamentale per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità e la voglia di crescere. Il mio lavoro, in 36 anni di attività in Culligan, è stato sempre improntato alla formazione di giovani entusiasti del proprio lavoro, che vedevano fondamentale l’investimento sul miglioramento di se stessi insieme al gruppo, … senza mai accontentarsi mai e perché no … usando un po’ di sana “incoscienza giovanile” … perché è quello il momento più bello e creativo”.

Ci parli dunque di Y-40.

“Voluto fortemente dalla famiglia Boaretto di Montegrotto quest’ambizioso progetto tutto italiano, con i suoi 42 metri di profondità, stabilisce il nuovo record mondiale, essendo l’unica acqua termale variabile tra i 32 e 34°C. Come hanno sancito campioni del calibro di Enzo Maiorca e Umberto Pellizzari, sceso in apnea per la misurazione ufficiale, Y-40 è destinato a diventare il paradiso dei subacquei, provenienti da tutta l’Europa e sicuramente anche da oltre oceano, registrando il passaggio di migliaia di utilizzatori che avranno modo di ammirare la nostra sala impianti che (contrariamente ad altre realtà in cui si trova in ambienti angusti e nascosti) i proprietari hanno voluto rendere visibile a tutti: i filtri (sono quattro, per una portata totale di 720 mc/h) sono “in vetrina” affacciati sulla sala meeting, proprio per l’orgoglio di mostrare il “cuore pulsante” che garantisce un’acqua bellissima e purissima, con una perfetta visibilità fino a 42 metri, e che ha impressionato molto positivamente tutti coloro che l’hanno collaudata.
Vogliamo inoltre sottolineare che l’Hotel Millepini, che ospita Y-40, si è affidato completamente a Culligan per tutto il trattamento dell’acqua. Oltre alla piscina, abbiamo installato impianti di potabilizzazione, addolcimento e osmosi inversa per utilizzare al meglio l’acqua del pozzo, per tutti gli utilizzi igienico e termosanitari”.