Green Pass: per le palestre è un passo indietro

Dal 6 agosto, 16.352.757 potenziali utenti non potranno più entrare in palestra, piscina, parco tematico, finché non riescono a vaccinarsi (o ad effettuare un tampone prima di accedere).

(immagine Sport&Impianti).

Pressato dal timore per una recrudescenza dei contagi, e invogliato dalle scelte operate nella vicina Francia, il Governo ha deciso di rendere vincolante lo status di vaccinato per talune attività, senza volere esplicitamente introdurre l’obbligo vaccinale per tutti.

Attraverso il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri del 22 luglio apprendiamo i contenuti del provvedimento (il testo del decreto è, al momento in cui scriviamo, ancora provvisorio).

Green pass dove

La documentazione (Green Pass o test molecolare) sarà richiesta poter svolgere o accedere alle seguenti attività o ambiti a partire dall’6 agosto prossimo:

– Servizi per la ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per consumo al tavolo al chiuso;

– Spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi;

– Musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;

Piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;

– Sagre e fiere, convegni e congressi;

Centri termali, parchi tematici e di divertimento;

– Centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, i centri estivi e le relative attività di ristorazione;

– Attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;

– Concorsi pubblici.

Le conseguenze per il settore dello sport e del leisure

Nonostante tutti i protocolli di sicurezza in atto nei diversi settori, che rimangono ovviamente in vigore, gli utenti che dal 1 giugno ad oggi – in virtù della migliorata situazione epidemiologica – avevano ricominciato a frequentare palestre, piscine e centri sportivi (nonché i parchi tematici) dando qualche prospettiva di recupero al settore, vengono ora drasticamente selezionati tra chi può e chi non può accedere.

E i numeri sono rilevanti; si consideri che la percentuale di cittadini che non hanno avuto neanche la prima dose di vaccino è particolarmente alta nelle fasce più giovani (in quanto si sono ritenuti fino ad oggi meno a rischio rispetto agli anziani), ma che sono anche quelle che maggiormente frequentano gli ambienti in questione: tra i 20 e i 40 anni si parla di percentuali superiori al 40%, e tra i 12 e i 19 anni del 71% di utenti che non potranno più accedere.

Il totale degli italiani oltre i 12 anni senza copertura vaccinale è – ad oggi – di 16.352.757. Quand’anche si volessero tutti vaccinare non potrebbero farlo certamente in pochi giorni.

Tante le domande che i gestori sono obbligati a porsi: il nuovo calo di attività sarà riconosciuto per ulteriori ristori? Gli iscritti non vaccinati avranno diritto a un rimborso della quota? I dipendenti e collaboratori senza Green Pass potranno lavorare? Chi e come controllerà i certificati e la loro veridicità (è un altro onere a carico dei gestori)?

Perché questo passo indietro

Il Presidente del Consiglio, presentando il provvedimento, ha voluto delineare l’obbligo del Green Pass come un’agevolazione e non come una restrizione: facendo intendere che “anziché chiudere” si apre a tutti coloro che si sono portati avanti con il ciclo vaccinale.

Difficile comprendere per quale motivo l’alternativa oggi dovrebbe essere una nuova chiusura: è a tutti evidente che il vero scopo del Green Pass è quello di costringere a farlo chi finora non si è vaccinato, non per una consapevole scelta sanitaria ma per poter svolgere alcune attività. Senza che lo Stato si assuma l’onere di rendere obbligatorio il vaccino.

Stante l’impossibilità di vaccinare in pochi giorni le 16.352.752 persone mancanti, è decretata così la drastica riduzione delle attività (sportive ma anche, ad esempio, della ristorazione) almeno per il resto dell’estate (sempre che i controlli si facciano).

In cambio, nello stesso provvedimento, vengono alzati i parametri che portano le regioni ad entrare in fasce di rischio più alte (zona gialla, arancione, rossa), che comporterebbero l’introduzione di limitazioni estese a tutti i cittadini, vaccinati e no.

Non entriamo nel merito sanitario dei vari provvedimenti, non ne abbiamo la competenza. Se si paventa un aumento dei contagi (e, soprattutto, degli accessi in ospedale) nonostante metà popolazione sia vaccinata, si osservi comunque che la curva dei ricoveri ospedalieri è – finora – pressochè identica a quella dello scorso anno (quando non esistevano i vaccini). Si vuole dunque evitare che le due curve si inseguano anche nel prosieguo della stagione autunnale.