Il padel coperto: una valutazione economica

(Seconda parte) – Si conclude l’analisi di mercato a cura di O&B – Osservatorio e Business sul mondo del padel con particolare riferimento ai campi da padel coperti.

San Martino in Strada (Lodi), centro padel La Pergola (copertura Ecover), da Tsport 347.

Ricordiamo le analisi che abbiamo fatto nella puntata precedente, circa le cause di inagibilità dei campi outdoor per avversità climatiche.

Assodato che i giorni piovosi nel corso dell’anno non sono molto dissimili tra nord e sud Italia (pur con le dovute eccezioni), e aggiungendo a questi gli estremi opposti dei giorni con caldo eccessivo e quelli con gelo mattutino, possiamo ragionevolmente stimare che per circa 90 giorni all’anno i campi all’aperto non saranno praticabili.

Passiamo quindi a valutarne le implicazioni economiche.

In questo esercizio prendiamo in esame la copertura, escludendo i Centri in capannoni, che entrano in una logica diversa, che proveremo ad analizzare in una prossima occasione, e comunque riguarda solo il 20% dei totali campi indoor. I capannoni “agibili” per il padel sono pochi rispetto al totale esistente nelle nostre aree industriali. La regola relativa all’altezza prevista dalla Federazione, assieme alle implicazioni burocratiche per cambio di destinazione d’uso (spesso da quella industriale) ne limitano drasticamente l’offerta.  Il nostro esercizio si concentra quindi sull’opportunità di coperture di tipo tensostatico e pressostatico.

Riprendendo le analisi climatiche fatte in precedenza, vediamo che le avversità atmosferiche erodono le slot all’aperto per circa 1/4 della potenziale offerta annua (90 giorni). L’analisi che ci accingiamo qui a sviluppare pone in relazione quindi due fattori economici, stimandoli:

  • I Ricavi persi, nel corso dell’anno, di un campo all’aperto;
  • Il maggior Costo che l’imprenditore deve affrontare volendo coprire il campo.

L’obiettivo è quello di aiutarlo a comprendere se il costo diverrà un saggio investimento, (con ritorni dei ricavi superiori al costo sostenuto): vedi tabella qui sotto.

Ci preme sottolineare che dovendo fare alcune ipotesi delle variabili implicate nell’esercizio, usiamo essere prudenti e conservativi nella metodologia. Per esempio:  

  • 1- I ricavi medi per slot (qui di euro 12 a giocatore) sono sottostimati, molti centri applicano tariffe superiori; il numero di slot, in molti centri, è superiore a questo, di 5,5;
  • 2- Il numero di giornate di apertura medie-annue è costruito nel seguente modo: giornate anno (365) meno 20 giorni di chiusura per ferie, manutenzione e festività. Per quelli outdoor, togliamo altri 90 giorni (dovuti all’inagibilità per avversità atmosferiche).
  • 3- Il costo di una copertura può qui sembrare elevato (prendiamo in esame in particolare le tensostrutture con telaio metallico e quelle con archi in legno). È evidente che coprendo più campi il costo diminuisce. (Relativamente ai costi, abbiamo consultato alcuni tra i principali produttori per avere un aggiornamento del costo medio indicativo, che potrebbe anche risultare tra poco tempo superato per il costante aumento dei listini causato dall’aumento delle materie prime).
  • 4- La durata della struttura di una copertura deve essere certificata di cinquanta anni e il cambio per usura dei teloni a 18.  Noi qui ne consideriamo solo 15.

L’analisi ci porta alla dimostrazione della tesi sostenuta.

  • La tabella evidenzia un gap di ricavi per un campo outdoor di almeno il 30%;
  • per contro i maggiori ricavi derivanti dal campo coperto, stimabili in almeno 20.000 euro annui, permettono di andare al Break event point in meno di 2 anni e mezzo relativamente al costo della copertura.
  • Ipotizzando che la durata della struttura e del telo sia ancora inferiore rispetto agli anni inseriti nella tabella (15), riducendola a 10 anni, significherebbe avere un surplus in 7 anni e mezzo di circa 20.000 euro l’anno per un totale, nei 7 anni, di 150.000 euro. Al netto di una manutenzione stimabile in 2.000 euro l’anno, porta ad un saldo attivo di circa 135.000 euro.

NotaRibadiamo che gli importi sono indicativi e frutto di una serie di assunti nelle variabili coinvolte. Le quali, essendo state ipotizzate in modo prudenziale, non possono che aumentare il risultato economico finale, nella maggior parte dei casi considerabili.

La possibile implicazione finanziaria.

Vi sono imprenditori che ci contattano (prevalgono ancora i “fai da te”…), già orientati alla copertura. Tuttavia, essendo questo un costo che raddoppia la spesa unitaria ed avendo difficoltà a reperire i mezzi finanziari, optano per la soluzione outdoor. Ribadiamo che, dal nostro punto di vista, essendo pressoché finita la “conquista della prateria”, una puntuale previsione dei ricavi è fondamentale per una valutazione economica verosimile e perché “l’impianto finanziario” sia correttamente stimato. Una soluzione può essere quella di sviluppare il progetto in due o tre steps, in modo da poter considerare il parziale autofinanziamento derivante dagli incassi delle prime unità dell’impianto. Indispensabile, alla base, la comprensione della propria quota potenziale di Mercato, di oggi e del medio periodo.

Un esercizio non difficile ma abbastanza complesso, che prevede di interrelare aspetti di marketing, economici e finanziari. L’esperienza e la crescente acquisizione di dati di un consulente potrebbero essere utili.