Riforma CONI: il punto

Come è noto, il disegno di legge di bilancio 2019 contiene un’importante novità in merito al finanziamento delle attività sportive in Italia, con la sostanziale assunzione da parte dello Stato delle relative competenze, sottraendole di fatto al CONI.

(Foto: il presidente del CONI Giovanni Malagò – Copyright ANSA)

L’articolo 48 della versione presentata il 31 ottobre scorso (passibile ancora di ampie modifiche in sede di discussione parlamentare), sotto il titolo “Disposizioni in materia di sport” prevede innanzitutto, al primo comma, la modifica della denominazione dell’attuale CONI Servizi in “Sport e Salute SpA”.

Il comma successivo modifica il meccanismo di finanziamento da parte dello Stato dell’attività sportiva nazionale e l’attribuzione delle competenze in tali materie tra il Coni e la Sport e Salute SpA. Il meccanismo di finanziamento del settore dello sport non verrà più determinato sulla base di una autorizzazione di spesa fissata per legge, ma viene parametrato ad una percentuale (32 per cento) delle entrate effettivamente incassate dal bilancio dello Stato, derivanti dal versamento delle imposte ai fini IRES, IVA , IRAP e IRPEF nei seguenti settori di attività: gestione di impianti sportivi, attività di club sportivi, palestre e altre attività sportive. In ogni caso tale contributo non potrà essere inferiore a 410 milioni di euro (circa 5 milioni in più rispetto a quanto previsto a legislazione vigente). Di questi, 40 milioni saranno gestiti direttamente dal CONI per le attività olimpiche. Dettaglio non trascurabile, inoltre, l’aspetto fiscale della riforma, per cui se a distribuire i fondi sarà la Sport e Salute spa, e non più il Coni, le federazioni dovranno restituire allo Stato il 22% di Iva sul contributo.

La trasformazione, che sottrae di fatto al CONI la decisione sulla ripartizione dei contributi alle federazioni, non è gradita ai vertici del Comitato, che ha riunito giunta e consiglio lo scorso giovedì 15 anche per condividere le posizioni con le singole federazioni sportive. Il timore è relativo non tanto a chi erogherà i fondi (che sono sempre soldi pubblici) ma a chi e come gestirà di fatto lo sport in Italia quando la riforma andrà a regime.

Per ora lo Stato sembra deciso a proseguire nella direzione intrapresa.

I lavori sono in corso…