Terme e SPA, rischi sanitari e prevenzione

Nel dopo-Covid riaprono anche i centri benessere, ma con livelli di attenzione particolarmente elevati: l’ambiente umido e caldo è sempre favorevole allo sviluppo di agenti biologici potenzialmente patogeni.

Terme di Portopiccolo (Trieste), foto di Lorenzo Crasnich.

Il DPCM dell’11 giugno, che regolamenta le attività in relazione al rischio pandemico fino al 14 luglio, consente l’attività dei centri benessere, terme e SPA “a condizione che le regioni e le province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori”.

Hammam presso la SPA Casale del Principe (Palermo). Foto Luca Morandini.
Hammam presso la SPA Casale del Principe (Palermo). Foto Luca Morandini.

I criteri generali

L’allegato 9 (“Linee guida per la riapertura delle attività economiche e produttive della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dell’11 giugno 2020”) dedica una sezione specifica a questo tipo di attività, con questa premessa:

Le presenti indicazioni si applicano alle strutture termali e ai centri benessere, anche inseriti all’interno di strutture ricettive, e alle diverse attività praticabili in tali strutture (collettive e individuali) quali: fangoterapia, fango-balneoterapia, balneoterapia (vasca singola o piscina), irrigazioni vaginali, cicli di cura della sordità rinogena (insufflazioni), prestazioni idrotermali rivolte a pazienti affetti da vasculopatie periferiche, cure inalatorie (inalazioni, nebulizzazioni, aerosol, humages), terapia idropinica, cicli di cura della riabilitazione neuromotoria e della rieducazione motoria del motuleso e della riabilitazione della funzione respiratoria, prestazioni di antroterapia (grotte e stufe), trattamenti accessori (massoterapia, idromassaggio, sauna, bagno turco).

Le presenti indicazioni vanno integrate, in funzione dello specifico contesto, con quelle relative alle piscine, alle strutture ricettive e ai servizi alla persona”.

Terme di Portopiccolo (TS). Foto Matthias Parillaud.
Terme di Portopiccolo (TS). Foto Matthias Parillaud.

I protocolli di sicurezza

La scheda allegata al DPCM dettaglia poi le misure di sicurezza da adottare in relazione a ciascuna delle prestazioni che un centro benessere o una stazione termale può erogare, individuando quelle che al momento non possono essere attuate per l’elevato rischio di diffusione virale.

A queste indicazioni si può affiancare un documento redatto dalla Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale (FoRST) nell’ambito di uno specifico progetto dal titolo: “Protocolli e piani di autocontrollo per la sicurezza igienicosanitaria delle prestazioni termali post-COVID-19” a cura di un gruppo di esperti del San Raffaele di Milano, delle Università romane, e altri.

Nell’insieme delle raccomandazioni, oltre a quelle generali valide in tutte le attività ed in particolare nelle piscine pubbliche (di cui abbiamo parlato qui), ricordiamo ad esempio che non saranno permesse le inalazioni a getto di vapore, se applicate in assenza di strumenti di erogazione personalizzati (mascherine, forcelle nasali, boccagli), le terapie collettive (humages, nebulizzazioni), l’antroterapia in stufa o in grotta.

Va inibito l’accesso in generale ad ambienti altamente caldo-umidi (come il bagno turco) e alla sauna, salvo che tramite prenotazione con uso esclusivo, purché sia garantita aerazione, pulizia e disinfezione prima di ogni ulteriore utilizzo.

Per tutti i trattamenti personali e comunque per la fangoterapia è raccomandato l’uso di teli monouso. I lettini, così come le superfici ed eventuali oggetti non monouso, devono essere puliti e disinfettati al termine del trattamento.

L’attività di idrokinesiterapia deve essere effettuata quanto più possibile in vasche dedicate, che permettano all’operatore di indicare i movimenti al paziente rimanendo fuori dall’acqua, ad eccezione dei casi in cui la presenza dell’operatore in acqua sia indispensabile (come per l’assistenza ad un paziente disabile).

Terme di Portopiccolo (TS). Foto Matthias Parillaud.
Terme di Portopiccolo (TS). Foto Matthias Parillaud.

Il rischio legionella

Prima della riapertura dei centri e dell’erogazione delle prestazioni termali, è necessario eseguire adeguate opere di prevenzione e controllo del rischio di contaminazione del sistema idrico, in particolare da parte di legionella.

Si tratta di un fattore di rischio sempre presente negli ambienti umidi e in particolare dove la temperatura dell’acqua – come nelle terme – si colloca tra 30 e 50 °C.

Il rischio risulta amplificato in questa fase post-Covid laddove gli impianti sono rimasti fermi per oltre un mese, con il conseguente ristagno in tubazioni, vasche e serbatori dove possono formarsi alghe ed amebe acquatiche (biofilm). Un rapporto dell’ISS (rapporto Covid 19-21-2020) contiene raccomandazioni in merito, estese a tutti gli impianti idrici di strutture turistico ricettive e altri edifici non utilizzati durante la pandemia.

A parte la necessità di revisionare l’intero impianto idraulico prima della riapertura, va ricordato che pur in condizioni di normale esercizio le apparecchiature e le prestazioni termali con maggior rischio di contaminazione da legionella sono proprio le cure inalatorie (in parte già vietate per il rischio Covid), i bagni con idromassaggio, le docce di annettamento, e ovunque siano previsti trattamenti con aerosol.

Come è noto i gestori sono tenuti ad eseguire la valutazione del rischio, integrata oggi da quella anti-Covid, prevedendo monitoraggi, manutenzioni e disinfezioni con la frequenza più opportuna, per tutta la durata della stagione di attività.

 

(Tutti gli ambienti fotografati sono progettati dallo Studio Alberto Apostoli)