Come un po’ di pioggia leghi i giochi della nostra infanzia ai problemi di oggi dovuti alla siccità.
Elogio della pozzanghera
(ph. Shutterstock)
“Non sei mai stato bambino se non sei saltato a piedi pari dentro una pozzanghera”, cita un diffuso aforisma. Del resto, non è forse la pozzanghera uno dei più elementari giochi infantili all’aria aperta, benché temuto e proibito dai genitori?
Oggi però, dopo quindici mesi di tempo asciutto con brevi periodi di normalità, trovare alla mattina il riflesso di qualche pozzanghera lasciata da una provvidenziale pioggia notturna non può che suscitare un senso di serenità e di fiducia in luogo dell’atavico timore di mettere un piede in fallo.
È così almeno in quelle regioni in cui l’evidente deficit pluviometrico si sta facendo maggiormente sentire, e ormai non solo da parte di chi cura piante e giardini (o manti erbosi sui campi di calcio) ma da chiunque è almeno sensibile a quanto gli accade intorno.
In una città come Milano, al risveglio della primavera si contano quanti piccoli alberi, pur essendosi spogliati in anticipo delle chiome durante la straordinaria siccità estiva, sono riusciti a rifiorire e quanti non ce l’hanno fatta.
La crisi climatica in atto (per certi aspetti non reversibile nell’immediato, per altri sperabilmente temporanea) compare ormai in tutte le analisi di settore per quanto riguarda il nostro ambito di lavoro: dalla gestione del verde sportivo, come è ovvio, alla progettazione “sostenibile” nel senso più ampio. In questo numero di Tsport, e nei seminari che si tengono in questi mesi, prevale il tema dell’erba, e su questo per ora ci siamo soffermati; nel prossimo autunno Tsport affronterà il tema della sostenibilità a più ampio spettro (sia su queste pagine che in uno specifico seminario), e il clima tornerà senz’altro in primo piano.
Ecco dunque che la nostra pozzanghera ci ha portato dalla poesia ai giochi d’infanzia, al giardinaggio, all’impiantistica sportiva; e ci auguriamo che i prossimi mesi dispensino pozzanghere quanto basta per scongiurare un’emergenza dalle conseguenze imprevedibili.