Parco cittadino a Verano Brianza (Monza e Brianza)

Un piccolo parco urbano trova la sua collocazione nel tessuto della cittadina brianzola entrando in colloquio con il paesaggio e mediando elementi di naturalità con le geometrie della forma urbana.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 318

Premessa

L’Amministrazione comunale ha trasformato l’area e le immediate pertinenze del vecchio campo di calcio cittadino, situato in ambito residenziale a margine di un tessuto urbanistico consolidato, a cavallo tra nuclei di antica e recente formazione, realizzando un parco cittadino di una certa importanza sia sotto l’aspetto paesistico-ambientale sia sotto quello della diretta fruizione da parte della cittadinanza.
La tipologia dell’intervento e le peculiarità del progetto hanno seguito il percorso delle esigenze espresse dall’assessorato competente che a sua volta si è avvalso dell’Ufficio tecnico comunale che ha mediato i diversi contributi propositivi con i Professionisti. Questi a loro volta, recepite le istanze comunali, hanno formulato una prima proposta progettuale che è diventata la base per la elaborazione di un insieme architettonico-compositivo di premessa al vero e proprio assetto dell’organizzazione distributiva del Parco di Verano.

Il contesto paesaggistico

Il Piano Paesaggistico Regionale nel documento “Paesaggi della Lombardia e caratteri tipologici” inquadra l’area del Comune di Verano Brianza all’interno dell’ambito geografico denominato “Brianza”, nelle unità tipologiche del paesaggio come “fascia dell’alta pianura” e, più specificatamente, come “Paesaggio delle Valli fluviali escavate”.
Tale paesaggio caratterizza la fascia urbanizzata dell’alta pianura che ha le sue principali rotture di continuità in corrispondenza delle fasce fluviali che incidono il territorio in direzione meridiana. Sono varchi derivati dagli approfondimenti dei fiumi alpini e prealpini e che costituiscono ambiti a sé stanti rispetto ai piani sopraelevati dell’alta pianura urbanizzata. Si tratta di sezioni di un unico organismo, la valle fluviale, che va tutelato nel suo complesso dalle sorgenti alpine fino allo sbocco nel Po.
Nella Carta bioclimatica d’Italia il territorio in cui si situa il comune di Verano Brianza è inquadrato nella regione ipomesaxerica in cui la quasi totalità dell’area in esame appartiene al climax della roverella e della rovere, caratterizzate potenzialmente da formazioni di latifoglie decidue termofile (facies a roverella) o mesofile (facies a rovere) anche se i relitti boschivi di questa area sembrano più vicini alle caratteristiche del climax del frassino, del carpino e della farnia che contraddistinguono i boschi e che lungo i fiumi danno origine a popolamenti igrofili di ontano, pioppo e salice.

Lo stato prima dell’intervento

L’area prima dell’intervento, completamente recintata, era ormai in stato di abbandono totale. A nord troviamo la presenza di una torre acquedotto di grande impatto dimensionale e visivo alla cui base insistevano una serie di piccole costruzioni adibite un tempo a spogliatoi e servizi. A nord-est le pertinenze di un edificio residenziale degli anni ‘50/60. Ad est, da nord verso Sud, trovano posto un’area libera in cui si prevede la costruzione di edifici residenziali, un’area soggetta a recente demolizione di fabbricati per il produttivo-artigianale e ormai libera, che diventerà successivamente parte integrante del parco stesso. Da ultimo, incontriamo ancora un’area sempre di pertinenza residenziale e più precisamente i giardini di due unità abitative a tipologia singola.
A sud, sud-ovest si individua l’area pertinenziale della Protezione Civile e a ovest la Via San Giuseppe. All’interno della nostra superficie, sempre sul lato di via San Giuseppe nella zona a nord si segnala la presenza di una tribuna di modeste dimensioni costituita da una serie di otto gradonate ancora in discreto stato di conservazione.

L’intervento e il suo inserimento nel contesto

L’opera realizzata rappresenta, a tutti gli effetti, una occasione di miglioramento dell’ quasi completamente abbandonata a se stessa e del tutto inutilizzata.
La riqualificazione paesaggistica, riferita alla creazione del “Parco”, si può leggere come intervento di integrazione nella programmazione della pianificazione urbanistica comunale attraverso il miglioramento (riequilibrio) della funzionalità ecologica, indispensabile premessa per la caratterizzazione dell’insieme e la valorizzazione ambientale del sito.
Si è prevista innanzitutto una revisione programmata del perimetro per dare forma e carattere all’insieme progettuale. La nota che caratterizza questi ambiti viene soddisfatta con la previsione di parcheggi, per una parte posizionati in linea lungo via San Giuseppe e per l’altra inseriti all’interno di uno spazio dedicato del Parco stesso, parcheggi verdi affiancati, sul lato di via Monte Grappa.
Il linguaggio architettonico adottato nel progetto paesaggistico fa riferimento ai recenti interventi ed esperienze di architettura del paesaggio contemporanea (landscaping) volti alla realizzazione di opere con un profilo compositivo innovativo (“Parco scolpito”) che soddisfa a tutti gli effetti sia esigenze di tipo ambientale sia esigenze di tipo funzionale.
La matrice progettuale prevede la scomposizione dell’area in tre parti ben distinte con connotazione percettiva di facile recepimento. Nel disegno d’insieme spicca la caratterista saliente della contrapposizione tra “rilevato” e “incavato”. Il tessuto connettivo tra queste due dimensioni risulta essere il “piano”, proprio in questa situazione si individuano le funzioni più importanti di tutto l’insieme. Il piano inoltre, connette il rilevato della collina del belvedere (esplicito riferimento ai ronchi del territorio brianteo) con l’incavato in cui trova posto il bio-lago.
Nel piano si sviluppa la maggior parte di tutto il tracciato pedonale (in terra stabilizzata), la pergola gradonata con l’anfiteatro arborato, il giardino dei giochi così come il frutteto a spalliera e il giardino dei rampicanti, Il chiosco e la piazza della sosta.
Si accede al Parco attraverso tre ingressi pedonali distribuiti sulle vie che delimitano il Parco stesso. Due su via San Giuseppe e il terzo su via Monte Grappa a lato dell’unico ingresso carraio. Questi accessi sono idealmente individuati con un intervento di piantagione (filari di pioppo cipressino) che si caratterizza per la propria indiscussa rigidità geometrica. Tre assi lineari che convergono in (o si diramano da) un solo punto del Parco. Questo diventa così, a tutti gli effetti, punto di convergenza dei tre sistemi arborei, dichiarata reminescenza delle piantagioni pioppicole di capezzagna agricola.
La geometria di queste piantate si stempera nel disegno morbido della composizione degli insiemi arborei che costituiscono i diversi raggruppamenti vegetazionali a corredo dell’insieme.
Questa contrapposizione tra rigidità lineare e informale morbidezza compositiva richiama alla mente l’idea di contrasto espressa nella storia tra il giardino geometrico all’italiana (giardino formale) e il giardino paesaggistico all’inglese (giardino informale).
Per le piantagioni ci si è attenuti in maniera scrupolosa ai riferimenti legati alle specie prettamente di tipo autoctono e solo per un caso di tipo eco-compatibile.
Il progetto individua esclusivamente alberi che rientrano nei parametri di specie e varietà tipici della nostra zona privilegiando essenze, di prima e seconda grandezza, appartenenti a tipologie di latifoglie spoglianti con giusti rapporti tra forma, volume e colore.
In questo modo si potrà apprezzare in maniera del tutto soddisfacente il cambiamento delle stagioni attuando quella che oggi, a pieno titolo, definiamo congruità (o compatibilità) paesaggistica.