Fase 3: ecco la didattica all’aperto

L’outdoor education si fa spazio nei criteri di gestione della nuova fase post-pandemia: ma anche in Italia non è una novità. Martedi 16 il convegno annuale (in modalità webinar) della rete nazionale delle scuole all’aperto, fruibile on demand nei giorni seguenti.

Scuola all’aperto a Torino con le regole del distanziamento, giugno 2020 (foto Mike Dotta /Shutterstock).

L’ultimo DPCM, datato 11 giugno, che allarga ulteriormente le maglie delle attività ammesse dopo il lockdown pandemico, dedica uno specifico documento (allegato 8) alle “Linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza covid-19” (ne abbiamo parlato anche in questo articolo), dove ci si occupa non solo del gioco ma anche della didattica all’aperto.

Al seguito di una premessa che apre a “Nuove opportunità per garantire ai bambini ed agli adolescenti l’esercizio del diritto alla socialità ed al gioco”, dopo le indicazioni relative ai parchi gioco, l’allegato si dedica alle “Attività ludico-ricreative, di educazione non formale e attività sperimentali di educazione all’aperto (in inglese, outdoor education) per bambini e adolescenti di età 0-17 anni, con la presenza di operatori, educatori o animatori addetti alla loro conduzione, utilizzando le potenzialità di accoglienza di nidi e spazi per l’infanzia, scuole, altri ambienti similari ed aree verdi”.

È l’occasione per risvegliare l’attenzione su un metodo educativo che coniuga l’aspetto ludico all’apprendimento, e che promuove un miglior contatto con l’ambiente naturale e l’aria aperta, in contrapposizione al chiuso asettico ed artificiale delle aule.

Lavagna nel bosco (foto Marcel Conrad / Shutterstock).
Lavagna nel bosco (foto Marcel Conrad / Shutterstock).

Di cosa parlano le linee-guida

Leggiamo all’interno del documento:

Le strutture maggiormente utilizzate per offrire attività ludico-ricreative e di educazione non formale durante il periodo estivo sono naturalmente quelle generalmente utilizzate per l’attività scolastica o per i servizi educativi per l’infanzia e preferibilmente dotate di un generoso spazio verde dedicato, poiché questo consente di realizzare attività anche all’aperto e diverse da quelle che caratterizzano l’attività didattica che si svolge durante il calendario scolastico.

Non è naturalmente esclusa la possibilità di utilizzare anche altre sedi similari, a patto che le stesse offrano le medesime funzionalità necessarie, in termini di spazi per le attività all’interno e all’esterno, servizi igienici, spazi per servizi generali e per il supporto alla preparazione e distribuzione di pasti (es. oratori, centri parrocchiali, sedi e centri d’aggregazione del terzo settore e degli enti locali, sedi scout, palestre, centri sportivi, centri estivi con gli sport acquatici o di altra attività sportiva, aziende agricole attive quali fattorie didattiche e nell’ambito dell’agricoltura sociale).  I progetti delle attività offerte potranno essere realizzati dagli enti interessati, dai soggetti gestori da questi individuati, nonché da organizzazioni ed enti del terzo settore”.

Naturalmente poi nel prosieguo delle linee-guida vengono dettagliate le attenzioni richieste in funzione anti-Covid.

Il convegno di Bologna

Ma l’outdoor education non è certo una novità. Martedì 16 quello che era previsto come un convegno internazionale da tenersi presso l’Università di Bologna è diventato un evento webinar che, registrato, sarà accessibile a partire dal 18 giugno sul sito https://scuoleallaperto.com/.

L'icona di "Scuole all'Aperto", disegno di Alain Cancilleri.
L’icona di “Scuole all’Aperto”, disegno di Alain Cancilleri.

Organizzato dalla Rete nazionale delle scuole pubbliche all’aperto, il convegno ha per tema “Praticare l’educazione all’aperto: progettualità da costruire, spazi da ripensare” e vede come oratori Marilena Pillati, Consigliera Regione Emilia Romagna, ex assessore alla Scuola del Comune di Bologna, docenti dell’Università di Bologna,  della Cattolica di Milano e dell’Università di Plymouth (Regno Unito), pedagogisti, facilitatori, formatori, insegnanti, coordinati dai Dirigenti scolastici di alcuni istituti appartenenti alla Rete: Filomena Massaro, dell’I.C. 12 di Bologna, capofila della Rete, Carmelo Adagio dell’I.C. di Gaggio Montano, Francesco Muraro, dell’I.C. Giacosa di Milano, e Corrado Bosello, pedagogista.

Filomena Massaro, in un’intervista riportata sul sito della Rete, commenta: “Va bene far ripartire la scuola nei parchi cittadini e nei giardini di elementari e medie, ma per fare educazione all’aperto non basta mettere i bambini in un cortile. Educare all’aperto non è solo stare fuori, è educare alla sostenibilità e alla cittadinanza, è studiare l’ambiente naturale e quello antropico, portare gli alunni a fare esperienze dirette usando tutti i sensi”.

Le iniziative in Italia

Un altro convegno “a distanza”, con ampia partecipazione, si è svolto a fine maggio con il titolo “Fare scuola all’aperto”, organizzato da Biella Cresce (un’associazione senza scopo di lucro impegnata a diffondere su larga scala le più efficaci conoscenze scientifiche sull’apprendimento dei bambini attraverso il gioco). Dice Claudia Ottella, coordinatrice pedagogica dei Nidi della Città di Biella: “Il convegno non è funzionale all’emergenza Covid. Piuttosto la normativa rafforzerà la convinzione che la scuola all’aria aperta fa bene. Tutti noi che facciamo educazione nel verde sappiamo che questo è un diritto dei bambini che, a conti fatti, spesso trascorrono fuori casa meno di un’ora al giorno, soprattutto i più piccoli”.

Altre scuole o municipalità hanno già pensato all’organizzazione di scuole all’aperto per il post-Covid; non mancano però iniziative che prescindono dalla situazione emergenziale di oggi: ne citiamo qualcuna in modo assolutamente esemplificativo, senza alcuna pretesa di completezza.

Abbiamo un esempio storico proprio a Milano, con l‘Istituto Comprensivo Rinnovata Pizzigoni, la cui didattica è basata sulle idee della fondatrice Giuseppina Pizzigoni (1870-1947): un percorso educativo che si sviluppa attraverso tutte le discipline, intese come fonti di esperienze multiple. La scuola, per questo, ha al suo interno una piccola azienda agricola dove i bambini imparano “facendo”.

Foto d'epoca dall'Archivio Storico dell'Opera Pizzigoni.
Foto d’epoca dall’Archivio Storico dell’Opera Pizzigoni.

Il tema agricolo è presente, con campi estivi, in diverse realtà come la Cascina Santa Brera che propone laboratori didattici, una ludoteca rurale per bambini da 1 a 4 anni, e percorsi in collaborazione con le scuole per integrare la didattica tradizionale con la scola in fattoria.

Ricordiamo le iniziative private di gruppi tra genitori ed educatori che organizzano gli “asili nel bosco”, sulla traccia di quelli già da tempo esistenti in nord Europa: un esempio recente è Hallo Baby nel Bosco, progetto di Sara Pedetta, a Usmate Velate (Monza), oppure il Progetto Ghianda a Milano, ma ne troviamo in molte altre città. A Roma, ad esempio il progetto “L’asilo nel bosco” , fondato da Paolo Mai e Giordana Ronci, nasce da una scuola dell’infanzia del X Municipio che ha trovato il suo spazio nella campagna di Ostia Antica, a due passi dal Tevere, dove 80 bambini fanno esperienza educativa all’aria aperta.

Il cartello riassume la filosofia del progetto "L'Asilo nel bosco".
Il cartello riassume la filosofia del progetto “L’Asilo nel bosco”.

Ricordiamo infine progetti educativi come La Locomotiva di Momo, che ha i suoi spazi al chiuso in piena Milano, ma tutti i giorni porta i piccoli nel parco di Largo Marinai d’Italia che con il prato, i dislivelli, le foglie, i rami, i sassi, le corse e i giochi diventa “una dimensione irrinunciabile del nido-scuola”.

Dal gioco all’arredo

Dunque dal tema dello sport a quello del gioco, e dal gioco alla didattica outdoor: le tematiche si sovrappongono quando andiamo incontro alla necessità di creare gli spazi, e di adattarli alle nuove funzioni che lo sviluppo della società (e in questo caso anche l’imprevisto) ci richiede.

Fra le eredità che ci ha lasciato l’esperienza Covid, obbligandoci a rimuovere la pigrizia nei confronti di nuovi modi di vivere, ci sarà anche quella di un più sistematico approccio all’educazione all’aria aperta. Sta come sempre a chi programma e a chi progetta ingegnarsi a migliorare sempre più l’ambiente, l’arredo, l’attrezzatura degli spazi per ottenere i migliori risultati a favore dei piccoli e dei giovani utenti.

Proposta di arredo per un ascuola d'infanzia all'aperto (catalogo Kompan).
Proposta di arredo per una scuola d’infanzia all’aperto (catalogo Kompan).