La bocciatura della riforma sugli stadi

DIRITTO & SPORT: un nuovo intervento dell’avvocato Valentina Porzia, sul tema degli stadi alla luce dei recenti provvedimenti normativi.

Il gioco del calcio, in Italia, evidenzia urgente bisogno di riqualificare gli impianti sportivi. Si tratta, senza alcun dubbio, di un fattore fondamentale per assicurare la crescita del sistema calcistico, ovvero dei club professionistici e non. In questa sede, visto anche il recente webinar organizzato con la Commissione sport Cultura e Spettacolo del Consiglio dell’Ordine Forense di Bari e la bocciatura della riforma dello sport, concentreremo l’attenzione sugli stadi.

Come ben noto ai più, lo stadio è un “impianto stabile di dimensione medio-grandi per manifestazioni sportive” e la sua progettazione si dovrebbe focalizzare sulla necessità di creare un luogo pensato per le persone, che fornisca il massimo livello di comodità e sicurezza. L’attuale normativa relativa alla costruzione degli impianti sportivi è data dal Decreto Legge n. 50 del 2017, convertito nella Legge n. 96/2017. Il suo art. 62 ha previsto una serie di interventi normativi finalizzati a riformare la disciplina della costruzione di impianti sportivi dettata dal comma 304 della legge di stabilità 2014.

Nello specifico, il predetto articolo concentra l’attenzione sullo studio di fattibilità, considerando anche la costruzione di immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, complementari e/o funzionali al finanziamento e alla fruibilità dell’impianto. Questo studio tiene alternativamente conto della possibilità di: demolizione dell’impianto da dismettere, ovvero della sua demolizione e ricostruzione, anche con diverse volumetria e sagoma, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lett. d) e f), del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, o ancora della sua riconversione o riutilizzazione.

È chiaro come quanto ipotizzato, almeno sulla carta, possa rivelarsi un’enorme possibilità per lo Stadio di essere, anzi di diventare, un contenitore multifunzioni, ovvero un luogo, spesso il più grande della città, dove produrre servizi per la comunità nel suo complesso, adatto alle famiglie, sia per le partite di calcio che per altri eventi. Tuttavia, le lungaggini degli iter procedurali, la conferenza di servizi e i tempi ed i modi di approvazione dei progetti non facilitano l’esecuzione dei lavori e l’articolo di cui sopra risulta poco concretizzabile.

Appare evidente, vista la funzione sociale dello sport e dei suoi spazi, che lo snellimento delle procedure burocratiche prospettate dalla riforma appena bocciata (D. Lgs 28 febbraio 2021, n. 38) sarebbe stato uno strumento decisivo per il riordino delle norme tecniche e la semplificazione delle procedure amministrative rispetto alla realizzazione e manutenzione degli impianti sportivi, in linea con gli standard e le normative internazionali ed europee.