È ormai chiaro che l’attività dei centri sportivi non potrà riprendere a breve termine. Le spese per le ASD e le SSD però corrono ugualmente: sarà sufficiente l’aiuto dello Stato per salvare il tessuto sociale ed economico del mondo sportivo dilettantistico?
Covid-19: che fare per sostenere le Società Sportive
(Foto BG/sport&impianti)
Abbiamo visto in un precedente articolo, all’uscita del Decreto Minsiteriale n. 18 del 17 marzo, che cosa mette in cantiere il Governo per sostenere le Società Sportive.
Stiamo parlando di 165.000 impianti sportivi con 11 milioni di praticanti, che generano un volume d’affari pari all’1,7% del PIL nazionale.
Entrate che dai primi di marzo sono completamente azzerate dal divieto di aggregazione per difendersi dalla virulenza del Covid-19.
Le società sportive – ASD e SSD – su cui si regge di fatto l’intero sistema dello “sport per tutti”, già in difficoltà nel mantenere i bilanci in pareggio e spesso indebitate quando si sono accollate l’onere di ammodernare e mantenere in efficienza gli impianti, si vedono oggi costrette a pagare affitti, tasse, mutui, utenze e stipendi a fronte di entrate zero.
I limiti del Decreto Ministeriale n. 18
È vero che il citato Decreto contiene le prime provvidenze in favore di famiglie e aziende, e anche specifici interventi a favore del mondo sportivo. Ma attenzione: in questo primo intervento si “sospendono” (non si annullano!) i canoni dovuti all’ente pubblico (ma non all’eventuale proprietario privato!), così come i contributi e le tasse dovuti fino al 31 maggio, ma si chiede di pagarli entro giugno o, al massimo, in cinque rate mensili successive. Come se i gestori, dopo due o tre mesi di chiusura, possano avere la liquidità per rifondere quanto omesso nel trimestre precedente.
Un’opzione del tutto irrealistica.
Anche il soccorso “una tantum” ai lavoratori del settore, esplicitamente previsto con un bonus di 600 euro, all’art. 96 del Decreto: mentre per le partite IVA la somma dovrebbe essere erogata a breve termine dall’INPS, la quota per i lavoratori dello sport sarà erogata dalla società Sport e Salute, con una dotazione prevista di 50 milioni: significa poter accontentare al massimo 83.000 richiedenti.
Il 6 aprile è stato pubblicato il Decreto attuativo che stabilisce le modalità di accesso a questo contributo. Non senza ulteriori motivi di preoccupazione: tempi di erogazione 30 giorni dalla ricezione della richiesta; limite di 10.000 euro di reddito per accedere prioritariamente al fondo, cifra che esclude una gran parte di chi ne avrebbe bisogno. Non è certo quanto può consentire la sopravvivenza di chi vive nel mondo dello sport.
Le Federazioni sportive si sono già fatte parte attiva nell’elaborare richieste di un più concreto intervento da parte del Governo: nuovi provvedimenti sono all’orizzonte, e c’è da augurarsi che l’importanza del ruolo che ASD e SSD hanno nel contesto sociale ed economico del Paese sia tenuto in debito conto.