San Siro: c’è chi dice (ancora) no, ma non c’è (ancora) niente di nuovo

Le recenti dichiarazioni dell’ex vicesindaco di Milano non annunciano, per ora, fatti nuovi. Bisogna aspettare la presentazione di un progetto aggiornato per far ripartire l’iter e decidere l’eventuale abbattimento del Meazza.

(Foto BG/Tsport).

La pressione mediatica che legittimamente esercitano i comitati contrari all’abbattimento di San Siro genera a volte titoli che fanno pensare a qualche fatto nuovo, ma che esprimono in realtà solo un parere.

È il caso dell’intervista rilasciata il 18 gennaio a Sport Mediaset dall’ex vicesindaco milanese Luigi Corbani, ora portavoce del comitato “Sì Meazza”.

Il titolo “nessun nuovo stadio a Milano: resterà San Siro” non riferisce alcuna novità, ma solo il parere del Comitato suddetto.

Non che le argomentazioni a supporto, comunque, manchino.

È vero, ad esempio, che i progetti attualmente visti attraverso i rendering noti a tutti non sono progetti “reali”; tanto più che sono state significativamente abbattute le volumetrie inizialmente previste, e certamente i conti complessivi del progetto di fattibilità non tornano più. Ma nulla esclude che le due società proponenti non presentino, nei giusti tempi, un piano aggiornato.

È vero anche che il sindaco Sala e in seguito il presidente del Coni Malagò hanno dichiarato che la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi invernali 2026 si terrà all’interno dell’attuale Meazza, il che è un indizio del fatto che non si pensa realmente che lo stadio venga demolito prima di quella data. Sebbene sia difficile pensare che la cerimonia avvenga in mezzo a un cantiere dove sta contemporaneamente sorgendo il nuovo impianto, i programmi possono sempre cambiare nei prossimi quattro anni.

Il presunto vincolo dei 70 anni

Più opinabile l’impedimento evidenziato da Corbani relativo all’entrata in vigore del vincolo storico-monumentale che la vecchia legge 1089 del 1939 (oggi assorbita dal DLgs 42/2004, il Codice dei beni culturali e ambientali) imporrebbe in modo automatico sugli edifici di proprietà pubblica aventi un’età di almeno 70 anni.

Si tratta dell’articolo 12 comma 1  (e successive modificazioni) del D.Lgs. citato, il quale dispone che, “fino a quando non sia stata effettuata la verifica di sussistenza ex comma 2 dell’art. 12 del Codice, sono sottoposti alle disposizioni della Parte II del Codice (a condizione che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre settanta anni) i beni immobili” di proprietà pubblica.

Scattando il vincolo (ossia le disposizioni della Parte II del Codice), l’avente diritto può chiedere alla Soprintendenza la verifica di sussistenza dell’interesse storico o artistico dell’immobile: questa può anche valutare che l’interesse non sussista, il che farebbe decadere immediatamente il vincolo stesso. Non è esatto, quindi, affermare che “passati i 70 anni dalla costruzione, lo stadio non si potrà più abbattere”.

Puntualizziamo che il riferimento ai 70 anni è stato fatto identificando la ristrutturazione del 1956, data di realizzazione del secondo anello con le iconiche rampe elicoidali, come data di nascita dell’edificio “di importanza storica” (la nascita dello stadio risale al 1926 e il terzo anello al 1989).

Siamo nel campo delle opinioni, infine, quando Corbani e il Comitato valutano la non convenienza – per gli investitori – di volumi dedicati ad alberghi uffici e centri commerciali: lo si vedrà dai nuovi piani finanziari che verranno presentati.

Il verde e la giungla

Tutti hanno notato, dal rendering (che, ripetiamo, è tuttora solo una suggestione), un’eccessiva ridondanza di verde in cui è immerso il parallelepipedo dello stadio di Populous, tanto che si è ironizzato su un paesaggio da giungla amazzonica

Chiaramente quello che è disegnato all’esterno dell’area di intervento non esiste: basta raffrontare il rendering con l’attuale vista a volo d’uccello.

Si può notare poi che i volumi apparentemente scomparsi (essendo stati eliminati i grattacieli) sono in realtà “nascosti” sotto il verde: un’ampia area che a colpo d’occhio sembra libera è invece costituita da estesi volumi su due livelli, ricoperti da superfici a prato (si pensi, per intenderci, all’area commerciale di Citylife, totalmente interrata).

Ricapitolando: il progetto reale, su cui aprire l’eventuale dibattito richiesto dai Comitati al Sindaco, e su cui la giunta dovrà esprimersi nel prosieguo dell’iter di approvazione, non sono ancora in tavola. Gli schieramenti si fronteggiano come sempre avviene in Italia, e le dichiarazioni di una parte e dell’altra non sono, per ora, che tatticismi.