È aperta fino al 26 ottobre la mostra, realizzata dal Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo del Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, che apre uno sguardo inedito sul tema dello Stadio in tutti i suoi aspetti – architettonici, urbanistici, economici, socio-antropologici, politici e artistici.
STADI. Architettura e mito: al Maxxi di Roma la mostra da vedere

Ingresso alla Mostra (foto Pasqualini-Fucilla_MUSA).
Lo spazio già occupato dai padiglioni della dismessa Caserma Montello, nel quartiere Flaminio di Roma, entrati nella disponibilità del Ministero per i Beni Culturali nel 1997, oggetto di un concorso internazionale di idee per la creazione di un sito museale, vinto dall’architetto anglo-irachena Zaha Hadid, è dal 2010 sede del MAXXI, il polo nazionale per l’arte e l’architettura contemporanee: un polo espositivo che merita una visita anche per la sola qualità degli spazi nei quali è articolato.
La mostra

Oggi, e fino al prossimo 26 ottobre, la galleria curva del piano terra (in verde nella pianta a lato) ospita una mostra che per noi cultori dell’architettura sportiva è assolutamente da vedere.
Promossa dal Dipartimento del MAXXI “Architettura e Design contemporaneo” diretto da Lorenza Baroncelli, e curata da Manuel Orazi, Fabio Salomoni e Moira Valeri, “STADI. Architettura e mito” rappresenta uno sguardo assolutamente inedito e multidisciplinare sul mondo dell’impianto sportivo per eccellenza, oggetto architettonico ma anche simbolo urbano, sfondo di tematiche sociali, culturali, politiche, in continua evoluzione.
All’entrata della galleria – allestita da Lorenzo Bini dello studio Binocle – troviamo la sezione di una tribuna da stadio (fornita da Ceta), e un pannello, di oltre 2 metri, tratto dal rivestimento dell’Allianz Arena di Herzog e De Meuron.


A sinsitra, modello del Wembley Stadium (foto BG/Tsport). A destra, modello dello stadio di Braga (foto Pasqualini-Fucilla_MUSA).
Lungo l’asse centrale del percorso si sviluppa la visione più propriamente architettonica e urbanistica dello Stadio, con una sequenza ragionata di modelli in scala, disegni e schizzi relativi a impianti esistenti o mai realizzati, scelti tra epoche e aree geografiche diverse, come lo Stadio dei Centomila disegnato da Le Corbusier nel 1937.
Di particolare suggestione, ad esempio, il plastico del Wembley Stadium progettato da Populous, quello del parco olimpico di Monaco (Frei Otto), lo stadio nazionale di Tirana (Archea Associati) o, grandissimo, il Municipal Stadium di Braga, di Eduardo Souto de Moura (un modello utilizzato per i test della galleria del vento del Politecnico di Milano). Oppure, a noi geograficamente più vicini, il rinnovato Gewiss Stadium (Studio De8), o il modello del Meazza, con il terzo anello, realizzato nel 1990 da Giancarlo Ragazzi e partners.



Tre immagini dell’allestimento: la parte iniziale, con la tribuna da stadio sullo sfondo; il modello del Meazza per Italia 90; il modello del Gewiss Stadium (foto BG/Tsport).
Volgendo lo sguardo alle pareti della lunga sala, appaiono invece le rappresentazioni di momenti chiave della storia degli stadi: il primo concerto dei Beatles al Shea Stadium di New York; gli incidenti degli anni ’80; Italia 90 con la celebre mascotte e il manifesto di Alberto Burri; poster storici della FIFA; e molto altro.


Due immagini del percorso espositivo (foto Pasqualini-Fucilla_MUSA).
Due campagne fotografiche espressamente commissionate a Filippo Romano e a Stefano Graziani illustrano con intenzione esplorativa i diversi aspetti di quattro stadi italiani, e vi fanno da contrappunto le cinque “isole antropologiche” che esplorano il rapporto tra stadio, città e spettatore attraverso gli aspetti sociali e culturali legati a queste strutture. Compaiono, infine, alcune testimonianze dello stadio come oggetto dell’immaginario collettivo nella letteratura, nel cinema, nel fumetto, nell’arte.
Il patrocinio concesso dalla FIGC consente poi l’esposizione – a turno nell’arco dei cinque mesi di mostra – di alcuni trofei appartenenti alla storia della Nazionale italiana: fino al 31 agosto sono visibili le due Coppe Rimet del 1934 e del 1938.


A sinistra, le due Coppe Rimet; a destra la mascotte di Italia 90 (foto Pasqualini-Fucilla_MUSA).
Due videoinstallazioni coronano le estremità del percorso: “San Siro (The roots of violence. Series)” di Yuri Ancarani (2014) e “Zidane, A 21st Century Portrait” di Douglas Gordon e Philippe Parreno (2006).
Il catalogo

Edito da Franco Cosimo Panini, il volume che funge da catalogo (a destra la copertina) in realtà è qualcosa di più e di diverso; infatti non tutto quanto vediamo in mostra si ritrova nel libro e molto di quanto propone il libro non è in mostra.
I contenuti del catalogo comprendono nella prima parte una serie di saggi (organizzati nei temi: Evoluzione e geografie degli stadi; Stadi italiani; Il pubblico e la politica nello stadio; Arte e design), tra i quali compaiono le interviste a Jacques Herzog, a Massimo Majowiecki, a Christian Bromberger, seguiti da una delle due antologie fotografiche presenti nel volume.
Quindi una serie di schede illustrate relative a 50 Stadi (o gruppi tematici di stadi) di tutte le epoche e di tutti i Continenti: una “wikipedia” sintetica e autorevole.


A sinistra il Nuovo Stadio nazionale dell’Albania. A destra, la Dacia Arena di Udine (entrambe le foto: courtesy Archea Associati, foto Pietro Savorelli e Associati)
Infine, un’altra sorprendente raccolta di scritti (“Antologia”), 15 per l’esattezza, tratti dalle più diverse pubblicazioni, che toccano il tema dello stadio toccato in modo diretto o indiretto da scrittori e gironalisti.
Una mostra, quindi, per sua natura effimera (c’è tempo per vederla fino al 26 ottobre), e uno strumento che resta.
Qui il sito ufficiale della mostra: STADI. Architettura e mito.