Come per tutti i grandi stadi, anche il Sinigaglia di Como si trova di fronte alla necessità di rinnovarsi entrando in relazione con le preesistenze urbane: e qui sul lago il rapporto è reso più critico dalle preesistenze paesaggistiche e storiche. Valutiamo lo stato dell’arte dopo la presentazione delle prime ipotesi di massima proposte dalla Società.
Stadio del Como: facciamo il punto

L’attuale stadio Sinigaglia in una immagine del 2013 (ph. Bob Cullinan).
Ne avevamo scritto lo scorso maggio: dopo 21 anni di assenza, il Como (con la sua nuova e ricca proprietà, l’azienda indonesiana PT Djarum) è tornato in Serie A. E si è portato dietro lo stadio storico della città, il Sinigaglia, quello che Gianni Brera definiva “il più bello del mondo”, perché effettivamente si trova in una posizione molto scenografica: proprio affacciato sul lago, con le Prealpi alle spalle. A inizio 2025, la PT Djarum ha presentato all’amministrazione comunale, proprietaria del Sinigaglia, una proposta di rinnovamento dello stadio.

Una prospettiva del Sinigaglia visto dalla collina di Brunate nel 2021; si notano in primo piano il Tempio Voltiano e, sulla destra, il Monumento ai Caduti (foto Fabio Caironi).
La struttura è stata inaugurata nel 1927, ed è uno dei primi esempi di architettura razionalista in Italia. Sono razionalisti anche gli edifici che lo circondano, lo Yacht Club e la sede dei canottieri. Il corpo di fabbrica rivolto a sud, quello con la facciata storica, la piscina e l’androne delle scale, è vincolato dalla Soprintendenza. Oggi il Como gioca qui le sue partite casalinghe, ma in deroga: secondo i “Criteri infrastrutturali” della FIGC la capienza minima dello stadio deve essere di 12.000 posti, ma sono concesse deroghe a chi ne può garantire almeno 10.500 e ha un progetto per aumentarli al numero minimo. A marzo 2024 i posti agibili risultavano 7.498, che sono poi saliti a 10.584 a settembre. Lo scorso febbraio poi la Commissione vigilanza in Prefettura ha autorizzato altri 175 posti in curva ospiti, portando il totale a 10.759. L’ultimo aggiornamento è di inizio aprile: il quotidiano La Provincia di Como riporta infatti che la stessa Commissione ha dato il via libera a un progetto presentato dalla società per aumentare i posti a 12.039. Quindi, almeno dal punto di vista della capienza, lo stadio può facilmente essere messo a norma senza bisogno di interventi sostanziali.
Certo è che lo stadio ha bisogno di una ristrutturazione generale, sia interna che esterna. I requisiti della FIGC non riguardano solo la capienza, ma anche gli impianti di illuminazione, i sistemi di diffusione audio e video, i supporti per le videocamere dei media. Tutti elementi, però, su cui è più facile intervenire. Resta il fatto che oggi gli stadi moderni hanno bisogno di aprirsi alla cittadinanza, di essere veramente uno spazio pubblico agibile e fruibile nella quotidianità e non solo per un paio di domeniche al mese. Le necessità sportive e pubbliche, poi, devono trovare un equilibrio con la chiara richiesta della Società Como 1907 di monetizzare il manufatto stadio.



Tre immagini da Google Street View intorno allo Stadio: lato Aeroclub, lato Monumento ai Caduti, e lato ingresso storico.
Nel 2016 l’amministrazione comunale aveva approvato una variante del Piano delle Regole e del Piano dei Servizi del PGT del 2011, in cui si prevedeva di mantenere il Sinigaglia nella sua posizione. Da qualche anno, infatti, la politica e l’opinione pubblica discutono di costruire un nuovo stadio fuori dai confini comunali, o comunque nella periferia di Como, per risolvere alcuni problemi di congestione e di traffico, e per edificare un nuovo manufatto a norma, redditizio e moderno. Qualcuno immaginava di abbattere il Sinigaglia, qualcuno di mantenerlo per gli allenamenti della prima squadra o con scopi commerciali. Questa proposta, però, di fatto non è più sui tavoli dell’amministrazione e nei discorsi dei cittadini: lo stadio Sinigaglia rimarrà nella sua posizione lungolago.
La proposta per rinnovare lo stadio del Como
Da qui la nuova proposta della PT Djarum, azienda indonesiana proprietaria del Como e produttrice di sigarette, di un completo rifacimento dello stadio Sinigaglia in chiave moderna. Il rendering e il progetto sono stati affidati allo Studio Populous. Al momento il progetto non è pubblico: sono disponibili solo alcune immagini e alcuni dettagli, ma non le altezze o le volumetrie. Anche in questo caso il progetto prevede la costruzione di un albergo connesso al corpo di fabbrica dello stadio a nord ed est, insieme a ristoranti, negozi e spazi commerciali, e a un nuovo autosilo da quattrocento posti a un chilometro di distanza, dove oggi c’è il parcheggio Pulesin (e che ha già fatto storcere il naso ai residenti).

I pochi rendering disponibili raccontano uno stadio moderno, arioso, con tante linee dritte, i colori chiari e del verde sul tetto. Sarà su quattro piani: a terra, l’area commerciale e la hall del nuovo hotel con affaccio verso il Monumento ai Caduti. Al primo e al secondo piano un centro medico e una farmacia, e poi le camere dell’albergo lungo via Vittorio Veneto, sopra i Giardini del Tempio Voltiano. Al terzo piano un ristorante e altre camere dell’albergo, e all’ultimo un bar rooftop.
I tifosi di casa torneranno a est, alla Curva Monumento, che potrà ospitare 5.978 persone. La curva opposta avrà invece una capienza di 3.560 spettatori. Per gli ospiti 761 posti, a sinistra, tra la curva e la tribuna, separati dai tifosi di casa da pannelli trasparenti come quelli dell’Allianz Stadium. In tribuna, invece, saranno installate 2.101 poltroncine, e 2.501 posti per i distinti. Al primo e secondo piano della tribuna ci saranno le aree dedicate all’accoglienza vip e gli sky box. In totale, quindi, ci saranno 15.200 posti, ben più del numero minimo previsto dalla FIGC.

Oggi la proposta di progetto è stata sottoposta all’amministrazione comunale, anche se non al Consiglio. Prima della valutazione politica è in corso la valutazione tecnica. Il 26 febbraio, infatti, è stata convocata una Conferenza dei Servizi, che riunisce gli uffici tecnici degli enti interessati al progetto di riqualificazione dello stadio e del comparto comunale circostante. Ne fanno parte Questura, Prefettura, Arpa, Ats, Regione Lombardia, Provincia di Como, Soprintendenza, Vigili del fuoco, Enac, Aero club, Enel, Snam, Terna, Lereti, 2iRetegas, Como Acqua, Rete ferroviaria italiana, Spt holding (una partecipata del Comune di Como), Asf (compagnia del trasporto pubblico locale), Coni e la società Como. Ogni entità ha 90 giorni per esprimere un parere sul progetto: entro il 27 maggio, quindi, dovrebbero essere tutti a disposizione. In base a queste valutazioni, la proposta verrà modificata per ottenere il via libera politico sotto forma di dichiarazione di pubblico interesse emessa dalla Giunta comunale. Ci sarà poi una seconda Conferenza dei servizi, questa volta definitiva. L’eventuale approvazione del progetto, se tutto procede spedito, dovrebbe arrivare a dicembre. Seguiranno la concessione e l’affidamento dei lavori alla società proprietaria del Como, e l’inizio dei cantieri per maggio 2026, con fine prevista ad agosto 2028. Alla lista andrà poi aggiunta una discussione politica in Consiglio comunale e, auspicabilmente, un dibattito pubblico con la cittadinanza sulla falsariga di quello per il Meazza di Milano.
Nel frattempo, si è mobilitato anche il mondo professionale e accademico: 111 tra architetti, intellettuali e docenti da 11 paesi (tra cui Daniel Libeskind, Aaron Betsky e Rafael Moneo) hanno sottoscritto un appello al Comune e alla società sportiva chiedendo di abbandonare il progetto esistente e di prendere in considerazione l’idea di costruire altrove un nuovo stadio moderno e remunerativo per la PT Djarum, con albergo e aree commerciali annesse. Secondo i firmatari, quella zona di Como è un museo di architettura moderna a cielo aperto, che andrebbe preservata come tale, senza ristrutturazioni che la snaturino. Il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, ha risposto con un secco no alla lettera.
I dubbi intorno al progetto del Como
La proposta di costruire un nuovo grande edificio, necessariamente con volumetrie e altezze impegnative e in un luogo diverso dal centro urbano di Como, non sembra sostenibile. Nemmeno se è spinta da motivazioni giuste, quelle di preservare l’esistente e di salvaguardare i caratteri architettonici e urbanistici del quartiere in cui oggi si trova il Sinigaglia. Secondo i dati ISPRA, infatti, Como è ancora una città virtuosa: nel 2023 il consumo di suolo è stato praticamente nullo, e tra i capoluoghi di provincia lombardi resta tra le migliori per quantità di suolo consumato (1200 ettari, meglio solo Sondrio, Lecco e Lodi). Questo vuol dire che il Comune ha ancora a disposizione molto suolo agricolo, naturale o semi-naturale, con le sue capacità di fornire Servizi Ecosistemici, di preservare i corridoi verdi e di conservare la Sostanza Organica. In una regione come la Lombardia, e soprattutto così a ridosso della densissima Brianza, impermeabilizzare e chiudere ulteriore suolo dovrebbe essere l’ultima delle opzioni, quando tutte le altre non sono percorribili. E non sembra questo il caso.

Panorama della città; lo Stadio è visibile a bordo lago sulla sinistra (foto Polloscheggia).
Anche la seconda delle perplessità, quella legata all’aumento del traffico in zona, è facilmente superabile. Il progetto di Populous prevede infatti un’ampia pedonalizzazione delle vie intorno allo stadio, alla fine della passeggiata Lino Gelpi, tra l’altro da tempo richiesta da una parte della cittadinanza. Inoltre, già oggi i tifosi ospiti sono invitati a lasciare la macchina a qualche chilometro di distanza, al parcheggio Como Centro di Lazzago, dove una navetta gratuita li porta allo stadio, riducendo sensibilmente il traffico. Una strategia potrebbe essere quella di implementare il servizio.
Resta comunque il fatto che in base a quello che si è visto e saputo, il progetto per lo stadio Sinigaglia rischia di avere un impatto profondo sullo stile architettonico del quartiere e sulla sua vivibilità, e di bloccare la visuale del lago, oltre ad aumentare il traffico e i prezzi delle case circostanti. Nelle interviste che ha concesso, il presidente del Como Mirwan Suwarso ha chiarito quale sia la priorità della società: monetizzare dalla squadra e dal suo stadio, renderle parte del brand “lake Como”, e presentare il calcio non come il centro del progetto, ma come un elemento integrante. Questa è la filosofia alla base della ristrutturazione del Sinigaglia. E come fanno notare alcuni esponenti del mondo architettonico lariano, le nuove funzioni previste contrastano in parte con la normativa sugli stadi (la legge 96/2017), che autorizza “la costruzione di immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, complementari o funzionali al finanziamento o alla fruibilità dell’impianto sportivo”. Il rischio, qui, è che le funzioni ricettive e commerciali superino in importanza quelle sportive, e non le siano più complementari.
Ma questo è un mettere le mani avanti: il progetto è ancora allo stato embrionale, e ci sono diversi passaggi tecnici e politici da superare. Per ridurre i problemi di visibilità e di impatto architettonico il progetto può essere rimodulato, si può pensare ad altezze asimmetriche per rispettare i volumi circostanti. Tutto questo tenendo sempre in mente che tecnicamente lo stadio a oggi è a norma con i numeri di posti minimi chiesti dalla FIGC. Per ridare importanza al fattore sportivo si può aprire lo stadio al Como Women, che oggi gioca a Seregno. Certo per questo servirà che la politica e il pubblico si facciano sentire, per non lasciare che l’equilibrio tra profitto e sostenibilità penda da un solo lato.