Quando si avvicina il momento di effettuare trasemine nelle superfici sportive, anche il manutentore più esperto si trova di fronte al dilemma di dover scegliere la cultivar di Lolium più adatta alle esigenze del proprio campo e la vastissima scelta che offre il mercato può divenire un vero e proprio rompicapo, determinando il successo o meno delle operazioni di overseeding.
Gildara & C.: le nuove cultivars di Lolium perenne di germoplasma europeo per il verde sportivo

Sono moltissimi, infatti, gli aspetti e le caratteristiche delle cultivars (varietà ndr) che devono essere tenute in considerazione in una superficie destinata all’uso sportivo, professionistico o no: aspetto, portamento, velocità di germinazione e insediamento, resistenza al calpestio, capacità di recupero, resistenza a fitopatie (soprattutto al Gray Leaf Spot causato da Pyricularia grisea), persistenza e resistenza in condizione limite (freddo/caldo) …
Da sempre si sono divisi in due blocchi quasi contrapposti i loietti ad uso sportivo, ovvero loietti di genetica europea e loietti di genetica americana. Questa suddivisione in due “famiglie” (termine impropriamente utilizzato ma che rende l’idea) nasce da una diversa caratteristica del germoplasma utilizzato come base per il miglioramento genetico e risulta abbastanza evidente soprattutto nella colorazione della foglia: in linea assolutamente generale, infatti, i loietti europei risultano avere un colore verde brillante, tendenzialmente più chiaro di quelli americani. Questa caratteristica cromatica ha implicato dei risvolti di tipo tecnico che hanno influenzato spesso la scelta su cultivars dell’uno o dell’altro tipo.

La colorazione, infatti, dipende dalla presenza di un pigmento noto a tutti che è la clorofilla la quale, in modo prevalente rispetto ad altri pigmenti, consente di svolgere la cosiddetta “funzione clorofilliana”, ovvero la trasformazione in energia chimica della luce solare tipica dei vegetali ed è contenuta in organuli specifici delle cellule denominati cloroplasti. Nei loietti di genetica americana sono presenti tendenzialmente un numero maggiore di cloroplasti che restituiscono pertanto una colorazione più scura dell’erba e, sempre tendenzialmente, una maggiore attività fotosintetica con un miglioramento delle prestazioni nelle stagioni ad alta intensità luminosa come l’estate, notoriamente punto critico nella curva di crescita delle microterme in genere.
Si tratta ovviamente di una estrema semplificazione di complessi meccanismi che regolano le attività metaboliche nella pianta, ma in linea generale, storicamente, si associa ai loietti americani un colore più scuro=migliore resistenza estiva ed a quelli europei un colore più brillante=migliori prestazioni invernali, almeno sotto l’aspetto agronomico, ovvero limitandosi al metabolismo alle nostre latitudini, con le dovute differenze quindi tra regioni del Nord ed il Sud o le Isole.

Di recente, dalla inarrestabile attività di ibridazione però, sono state selezionate nuove cultivars di Loietti perenni con germoplasma europeo che hanno “prestazioni” inimmaginabili e difficilmente riscontrabili in varietà immesse in commercio solo pochi anni fa e tuttora molto utilizzate: mantenendo infatti la caratteristica colorazione tendenzialmente brillante, nei test di valutazione varietale comparativa ad uso sportivo, che da moltissimi anni vengono condotti da enti specializzati, accreditati e con accuratezza scientifico-qualitativa universalmente riconosciuta come lo STRI, queste prestazioni sono state testate e certificate.
Parliamo infatti per esempio di GILDARA di ALATHEA, di MONROE che occupano appunto i primissimi posti nella classifica STRI tra i loietti per uso sportivo specifico.
Ma da uomo di campo non posso non sottolineare che i posti occupati nelle classifiche devono sempre passare dall’utilizzo attivo e trasversale nelle attività manutentive o di nuove realizzazioni in ogni condizione per poterne testare ed apprezzare le qualità o riscontrarne i limiti.
GILDARA, ALATHEA e MONROE hanno mostrato tutte le loro qualità, mantenendo promesse ed aspettative prospettate nei trials di valutazione e che poco o nulla hanno da invidiare alle migliori cv di genetica americana, anche per un uso sportivo intenso e massacrante come quello di un campo da rugby come lo Stadio Moniga dove gioca il Benetton Treviso o in centri allenamento di molte squadre professionistiche e dilettantistiche di calcio.
È certamente vero che i fattori di successo di un tappeto erboso ad uso sportivo dipendano da molte e diverse componenti, ma è altrettanto vero che non possano prescindere dalla qualità delle cultivars utilizzate le quali, da sole, costituiscono una percentuale rilevantissima del risultato e che può fare davvero la differenza tra una superficie sportiva ed un’altra, a parità di impianto e cure manutentive successive.

Filippo la Franca.
Dal 2022 in BOTTOS ricopre il ruolo di responsabile Ricerca & Sviluppo, si occupa in Italia ed all’estero del Servizio Tecnico Verde Sportivo, cura il canale riservato ai produttori di tappeto erboso e della formazione tecnica promossa dall’azienda.