Bentegodi, i 60 anni dello stadio di Verona

Il 15 dicembre 1963 veniva inaugurato il “nuovo” Stadio Bentegodi di Verona, in occasione di una gara di Serie B fra l’Hellas Verona e il Venezia. L’impianto era il successore del precedente stadio utilizzato dal club cittadino (1910-1963) e portava avanti la celebrazione della memoria di uno dei personaggi più importanti per la storia dello sport locale.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 354
12 maggio 1985, lo stadio Bentegodi nel giorno in cui Hellas Verona diventa Campione d’Italia (FotoExpress Verona).

Marcantonio Bentegodi (1818-1873) fu uno dei pionieri dello sport in Italia e si rese protagonista di un’iniziativa quasi unica: affidò all’Amministrazione Comunale di Verona, per disposizione testamentaria, la quarta parte del suo immenso patrimonio “per non dimenticare l’educazione fisica della gioventù veronese”, praticata a quell’epoca con le discipline della Ginnastica e della Scherma.

La Ginnastica era la forma embrionale della moderna atletica e nel tempo molte discipline assunsero una loro precisa connotazione sviluppandosi a cavallo fra Ottocento e Novecento. Oltre alla celebrazione della figura di Bentegodi nell’intitolazione dello stadio, oggi è ancora la Fondazione omonima a portare avanti l’impegno e la diffusione dello sport sul territorio.

Lo stadio, invece, che quest’anno è giunto ai 60 anni d’età, ha sempre rappresentato idealmente il contraltare contemporaneo dell’Arena cittadina. Pianta ellittica, quasi circolare, simile a un anfiteatro di richiamo antico, che si riflette in uno sviluppo interno molto ampio nelle distanze, che esalta le curve dell’edificio acuite da una suddivisione non tradizionale degli anelli di gradinata ma finisce per penalizzare la visuale dello spettatore verso il campo.

L’interno dello stadio visto dalla curva Sud il 27 novembre 2023, durante l’incontro Verona-Lecce (foto Antonio Cunazza).

Quella che vediamo oggi è una versione arricchitasi nel tempo di interventi di ammodernamento e ampliamento, in particolare con un passaggio chiave in occasione dei Mondiali di calcio di Italia ‘90. Interventi che, però, non hanno mai stravolto davvero il senso estetico e architettonico dell’impianto, che rimane ancora ben leggibile come sessant’anni fa (qui l’archivio dei materiali di progetto dell’epoca).

L’edificio era stato progettato dall’ingegner Leopoldo Baruchello, con gli ing. Sergio Bonamico, Riccardo Guglielmi e Silvano Zorzi. All’epoca costato 1 miliardo di lire, e con una capienza di circa 40mila posti (tanto che i primi due nomi informali erano stati proprio “Stadio del Miliardo” e “Stadio dei Quarantamila”), presentava un aspetto esterno molto semplice, scandito da elementi strutturali in cemento, pietra e mattoni, e da una lunga vetrata che rivestiva la parte alta in corrispondenza del terzo anello.

Due disegni di progetto datati 23 marzo 1959, firmati dagli ingg. Baruchello, Bonamico e Guglielmi (ACVr, Lavori pubblici, b. 2129, fasc. 5425, “Progetto del nuovo stadio comunale di Verona”, disegno n. 02 es/A e n. 8 es/A).

Non c’era la necessità né la volontà di realizzare qualcosa di esteticamente accattivante o impattante, e la scelta di una struttura sobria riusciva a essere meglio in coerenza con il paesaggio locale.

La soluzione più interessante (e piuttosto rara per l’epoca) era stata però quella della sovrapposizione degli anelli di gradinata. Tecnicamente i livelli erano 3: il parterre era incassato nel terreno a quota -2.00 m rispetto al terreno di gioco e sopra di esso si sviluppava un piccolissimo secondo anello a sbalzo, con sole 4 file; il terzo anello era poi sovrapposto al secondo in altezza e andava più in profondità (15 file) arrivando a concludersi nella parte alta dell’edificio.

Fra il 1986 e il 1990 arrivarono gli adeguamenti strutturali che possiamo riconoscere nello stadio attuale. Con il progetto firmato ancora dall’ing. Silvano Zorzi, con l’arch. Armano Armani e l’ing. Pietro Sommavilla, l’idea fu quella di realizzare un anello di gradinata in connessione con la nuova copertura, andando a innalzare l’altezza della struttura complessiva ma lavorando in modo del tutto indipendente da essa.

Il nuovo anello, infatti, era semplicemente posizionato sopra a quelli inferiori ma realizzato staticamente dall’esterno, con piloni e fondamenta eseguiti in opera, e diventò anche l’elemento che permetteva la stabilità dell’ampia copertura di nuova realizzazione (che copre un’area totale di 18.500 mq). Con questa soluzione lo stadio venne quindi abbracciato da una nuova struttura, completata da varie rampe di scale che permettono l’accesso ai settori superiori – e che ancora oggi riportano i loghi dei Mondiali ‘90 e della mascotte “Ciao” (foto a destra, dell’autore).

Fra luglio e dicembre 2009 va poi ricordato uno degli interventi più apprezzabili fra quelli eseguiti di recente: un impianto fotovoltaico viene installato su tutta la copertura, diventando il più grande d’Italia per una struttura sportiva, e garantendo una produzione di energia tale da poter coprire ampiamente tutti i costi di manutenzione dello stadio.

Il Bentegodi in una foto del 2022, con la copertura dotata di pannelli fotovoltaici (Foto Arne Müseler / arne-mueseler.com / CC-BY-SA-3.0).

Molto si è detto negli ultimi anni circa un possibile futuro dell’impianto veronese. Per quanto affascinante e peculiare dal punto di vista architettonico, lo stadio risulta ormai troppo dispersivo, probabilmente sovradimensionato per le necessità dell’Hellas Verona, e certamente poco funzionale per il pubblico. I tentativi di proporre nuove soluzioni non sono mancati, e in particolare in tempi recenti si è spesso parlato della proposta di una ricostruzione dello stadio sul suo stesso sedime, con una struttura architettonica ispirata all’Arena e una capienza quasi dimezzata – così da poter riqualificare l’area esterna risultante con un progetto di parco urbano per la cittadinanza.

Per il momento l’intreccio con le cicliche sorti della politica locale ha sempre sgonfiato qualunque entusiasmo e i tifosi del Verona continuano a seguire le partite da quegli stessi gradoni che videro la festa per lo storico scudetto 1985. Un’altra epoca, storia del calcio italiano. Storia che, certamente, lo stadio Bentegodi riesce ancora a raccontare dopo 60 anni di vita.