Coppa del Mondo FIFA 2022: il nuovo e la tradizione negli stadi del Qatar

I Mondiali di calcio di Qatar 2022 sono da tempo un tema di forte dibattito e sono destinati a essere ricordati come uno dei momenti di svolta nella storia del calcio moderno e della sua evoluzione culturale.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 347
Qatar 2022

Lusail Iconic Stadium (foto Colin Mc Phedran)

Partite giocate in inverno, stadi smontabili, scenari desertici ed esotici come forse mai prima d’ora. Per i Mondiali di calcio Qatar 2022, al di là della componente geopolitica che anima la discussione sull’opportunità di assegnare il Campionato del Mondo a questo Paese, è interessante trovare uno spunto di analisi laterale che si concentri sull’impiantistica, in particolare per provare a capire il concetto di “torneo-evento” che la Nazione araba ha immaginato e pianificato.

Quello che si svolgerà dal 20 novembre al 18 dicembre 2022, infatti, potrebbe diventare un importante caso-studio di come un torneo di queste dimensioni può cambiare i paradigmi della famosa “eredità” lasciata alle città in termini di strutture e impianti, riletta anche grazie a un approccio nuovo rispetto alla sostenibilità e all’efficienza energetica che finora erano sconosciute almeno nel calcio (cosa che invece, parzialmente, si sta già provando a fare per le Olimpiadi, e ne avremo una dimostrazione definitiva con Parigi 2024).

La strategia di sostenibilità della Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022 include una serie di iniziative che sono volte a mitigare le emissioni derivanti dallo svolgimento del torneo, e include stadi efficienti dal punto di vista energetico, trasporti pubblici a basse emissioni e pratiche sostenibili di gestione dei rifiuti.

La volontà è realizzare un evento completamente “carbon neutral” e si inserisce nello schema di obiettivi di sviluppo sostenibile che fanno già parte del programma delle Nazioni Unite, ma anche di quello locale denominato Qatar 2030.

Gli otto Stadi dei Mondiali Qatar 2022

Tutti gli otto stadi dei Mondiali sono stati realizzati con una pianificazione mirata partendo dalla riduzione di polveri di risulta durante le fasi di cantiere, e ogni impianto è stato valutato con certificazione a 4 stelle dal Global Sustainability Assessment System (GSAS) riguardo i parametri di progettazione, realizzazione e direzione lavori.

Più nello specifico, ogni stadio di Qatar 2022 ha anche tratti estetici non banali: il carattere evocativo delle architetture che ospiteranno le gare celebra l’identità culturale e artistica locale attraverso geometrie e schemi ripetuti, che pescano a piene mani dalla tradizione figurativa del Paese.

Ecco allora che troviamo alcuni stadi dal guscio estremamente riconoscibile, come il Lusail Stadium di Doha (80mila posti, Foster+Partners, 2020) che si sviluppa su una pianta circolare e si mostra con un rivestimento dorato, a maglia intrecciata, con un pattern di triangoli che si inseguono fra loro e compongono la forma svasata che richiama le ciotole artigianali tipiche della storia antica del mondo arabo.

Lo stesso spunto che ritroviamo, sempre a Doha, nell’Al Thumama Stadium (40mila posti, Ibrahim M. Al Jaidah / Arab Engineering Bureau, 2021), anche qui su pianta circolare ma sviluppato in senso cilindrico in altezza, con un rivestimento che viene solcato da curve festose a simboleggiare la “gahfiya”, tradizionale berretto intrecciato che viene indossato da uomini e ragazzi in tutto il mondo arabo e che rappresenta il raggiungimento della maggiore età.

Ancora quindi il tema della tradizione e dell’arte, come nell’Ahmed bin Ali Stadium, di Al Rayyan (44mila posti, Pattern Architects e Ramboll UK, 2020), progetto che rinnova del tutto lo stadio già esistente realizzandone uno dove il rivestimento esterno è leggermente staccato dall’edificio, intelaiatura intricata con intrecci geometrici ripetuti che ricordano gli spazi naturali della zona, fra dolci dune di sabbia e spazi verdi lussurreggianti.

L’Education City Stadium (45mila posti, Fenwick Iribarren Architects e Pattern Design, 2020) invece si può considerare uno dei simboli dell’impegno del Qatar nello sviluppo dello sport, al di là dell’evento Qatar 2022. Inserito nella cittadella universitaria della Qatar Foundation, in quello che è un vero e proprio conglomerato urbano di recente creazione (l’Education City, per l’appunto, realizzata fra il 1997 e il 2003 e ulteriormente ampliata nel corso degli ultimi vent’anni), lo stadio è la gemma centrale di una serie di strutture sportive dislocate nei paraggi, ai quali è collegato con viali e strade che lo mettono in relazione anche con gli edifici del campus.

Un design ultramoderno (facciata semi-trasparente e retro-illuminata) si unisce bene ai motivi geometrici riferiti all’arte locale e lo rende catalizzatore visivo della zona.

Di diverso approccio estetico sono l’Al-Bayt Stadium, ad Al-Khor (60mila posti, Dar Al-Handasah, 2021), dove si giocherà la partita inaugurale del torneo, e l’Al Janoub Stadium di Al Wakrah (40mila posti, Zaha Hadid, 2019). Ancora una volta il tratto rappresentativo della copertura e dell’involucro che avvolge la cavea di gradinate è la cifra che definisce questi due stadi per l’evento Qatar 2022, ma viene sviluppata in modo ancora più evocativo e simbolico: l’Al-Bayt è incastonato all’interno di una vera e propria riproduzione della “bayt al sha’ar“, la tenda tradizionale dei nomadi del Qatar qui realizzata con una magnifica struttura che moltiplica le dimensioni dell’oggetto originale e lo celebra in modo eccezionale. Sul lato della sostenibilità, l’anello superiore delle gradinate è stato progettato per essere rimosso dopo il torneo, consentendone il riutilizzo in impianti sportivi più piccoli in altri luoghi del Paese.

L’Al Janoub Stadium è l’altro splendido segno estetico dei Mondiali Qatar 2022. Immaginato da Zaha Hadid Architects, il suo profilo morbido e ondulato rappresenta le vele delle tradizionali barche da dhow del Qatar, gonfiate dal vento. Un omaggio alla storia locale di Al Wakrah e al passato legato alla pesca e al commercio di perle.

Infine, due esempi di rinascita strutturale: il Khalifa International Stadium di Doha (48mila posti,  Dar Al-Handasah, 2017) che si presenta ai Mondiali dopo il progetto di restyling che ha rinnovato la sua immagine originale (1976), conservando i due ampi archi longitudinali – tratto identitario dell’edificio – ora accompagnati da una copertura a baldacchino sottostante (che serve anche per ospitare il sistema di condizionamento interno dell’aria). La rinnovata facciata esterna, con retro-illuminazione digitale, rappresenta la volontà di modernizzare questo impianto, rimanendo fedeli alla sua immagine principale e storicamente radicata nella storia sportiva del Paese.

A questo va aggiunto lo Stadium 974, a Ras Bu Abboud, una decina di km da Doha (40mila posti, Fenwick Iribarren Architects, 2021). Dentro di sé concentra tutti gli spunti di identità e tradizione locali, e di sguardo al futuro e alla sostenibilità: “974” è il prefisso internazionale del Qatar, e la sua posizione a pochi passi dal mare, nella zona portuale di Doha, è la chiave per capirne il senso evocativo.

Costruito interamente con i container solitamente destinati alle spedizioni internazionali (che sono in effetti 974 in totale), inglobati in un telaio di acciaio modulare, è il primo stadio di calcio al mondo completamente smontabile. Da un lato è la celebrazione della lunga tradizione del Paese nel commercio mondiale e nella navigazione, dall’altro la dimostrazione migliore del piano a medio termine di sostenibilità dei Mondiali: dopo il torneo, lo stadio sarà del tutto smontato e i container e la struttura in acciaio verranno riutilizzati all’interno del progetto di un nuovo conglomerato urbano sul lungomare, con spazi destinati sia agli affari che alla comunità locale.

I Mondiali di Qatar 2022 si propongono quindi come un torneo che può fornire un nuovo fondamentale esempio organizzativo per lo sport. In linea con l’approccio olimpico, anche il calcio può immaginare futuri grandi tornei con un impatto minimo sull’ambiente e sulle città ma con un’eredità funzionale e misurata alle esigenze locali. E che quest’ambizione arrivi da un Paese “teoricamente” senza tradizione calcistica è un ulteriore spunto di discussione e valutazione anche in vista delle prossime edizioni della Coppa del Mondo, con il futuro allargamento delle squadre partecipanti e la necessità di più impianti sportivi a disposizione.