Tennis: terra rossa ed erba naturale

Speciale tennis e padel (parte 3 di 8).
Sono le superfici più classiche adottate per i campi da tennis nel passato; oggi con qualche novità.

Roma, Foro Italico (superficie in terra rossa): Venus Williams agli Internazionali d’Italia del 2006 (foto Paolo Bona / Shutterstock)

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L’immagine classica del campo da tennis è quella della terra rossa, che è anche la più diffusa; i campi più antichi, d’altra parte, sono quelli in erba naturale. Trattiamo perciò queste superfici prima di andare a vedere le superfici sintetiche che vanno sempre più diffondendosi con i colori più diversi.

Terra rossa (Clay)

I campi in terra rossa stabilizzata sono tuttora i più diffusi nel nostro continente. Nei circuiti internazionali è il terreno su cui si giocano il Roland Garros e gli Internazionali d’Italia; il campione assoluto di gioco su queste superfici è attualmente lo spagnolo Rafael Nadal.

Il campo in terra rossa è realizzato con una serie di strati di materiali sciolti, solitamente privi di leganti, ove il manto di copertura è dato da circa un cm di polvere di argilla (laterizio), dal caratteristico colore rosso, con granulometria 1 mm, rullato e stabilizzato. Per essere mantenuto in perfette condizioni, questo tipo di manto richiede una costante manutenzione.

Si tratta della superficie più lenta in assoluto: dopo il rimbalzo, la palla viene fortemente rallentata, cosicché il gioco è facilitato nello scambio da fondo campo, richiedendo in compenso una notevole forza fisica da parte del tennista per ridare velocità alla palla.

Altre terre sciolte

In alcune aree geografiche sono diffusi altri tipi di terra stabilizzata, con caratteristiche di gioco leggermente diverse.

La terra gialla ha la stessa composizione di quella rossa, ed è impiegata nella Copa Sevilla.

La terra verde, o hawaiana, è ricavata dal basalto anziché dall’argilla, e, risulta più veloce della terra rossa. Impiegata solo negli Stati Uniti, in passato vi si sono svolti anche gli US Open, ma oggi, pur essendo ancora diffusa in alcuni Stati, vi si gioca a livello professionistico solo la femminile Family Circle Cup.

Una variante di questa è la terra marrone, ottenuta da quella verde con una diversa colorazione per aumentare la visibilità della pallina.

La terra blu, ottenuta ricolorando la classica terra rossa, è stata impiegata nel Madrid open 2012, ma è risultata eccessivamente scivolosa e pertanto respinta dai giocatori e non più utilizzata nel circuito internazionale.

 

Terra sintetica (Artificial Clay)

Classificata sempre tra le superfici di gioco “lente”, è costituita da uno strato di fibre sintetiche intasato con sabbia o terra, che può assumere vari colori. Rispetto ai manti in terra tradizionali richiede molta meno manutenzione. Fra queste ricordiamo il Top Sand (Viganò Pavitex), categoria slow.

 

Terra rinforzata (Hybrid Clay)

Per un gioco su terra rossa che non richieda la manutenzione intensiva dei campi tradizionali, sono stati creati sistemi di terra battuta “rinforzata”, che mantengono le caratteristiche di gioco lento.

Il più innovativo è il sistema RedPlus ®, diffuso dapprima in Canton Ticino ma ora impiegato in tutta Europa, il quale prevede un tappeto di erba sintetica che viene intasato con la terra rossa di alta qualità; è classificato in categoria medium slow.

Un altro sistema ibrido, il Top Clay® (Play-it), prevede la posa di una membrana in fibra polipropilenica con struttura tridimensionale, intasata con la terra rossa; il Sit-In Sport RedBrick (di Radici Pietro Industries) è dotato di un tappeto in polipropilene fibrillato intasato con sabbia silicea e superficialmente con terra rossa. Entrambi sono classificati in categoria slow.

 

Erba naturale (Grass)

L’erba naturale è la superficie tennistica più antica, ed è la più veloce fornendo alla palla un rimbalzo molto basso; è appannaggio dei circoli più prestigiosi, e vi si gioca il torneo di Wimbledon. Il gioco qui è caratterizzato da scambi brevi, frequenti discese a rete e servizi vincenti mentre, al contrario, è più difficile applicare i lunghi scambi da fondo campo che sono tipici, come abbiamo visto, dell’altra superficie “classica”, quella in terra rossa.

Realizzata con un sottile manto erboso su un sottofondo di terra ben compattata, richiede una manutenzione costante ad accurata. Le specie erbacee utilizzate appartengono alle graminacee, devono essere calpestabili e comunque vanno scelte in funzione delle caratteristiche del terreno e del clima.

Dopo la semina, o dopo una totale rizollatura, il campo deve rimanere a riposo per un anno, durante il quale va effettuata una costante sorveglianza e manutenzione.

Sui campi di Wimbledon, fino al 2000 il prato era ottenuto con un misto di loietto perenne al 70% e festuca rossa al 30%; il manto risultava soffice e abbastanza imprevedibile nel rimbalzo. Dal 2001, si è optato per il loietto inglese, rasato a 8 millimetri, su terreno molto più compresso: questo ha determinato un rimbalzo più alto, ed ha “rallentato” la velocità del manto, non senza creare polemiche tra gli appassionati. Ciò a dimostrazione di quanto delicata sia la gestione di un campo in erba naturale.