Il trattamento delle acque – Piscina comunale a Casalvelino (Salerno)

Gli Impianti Sportivi Polivalenti in località Ardisani sono stati realizzati attraverso tre successivi lotti, l’ultimo dei quali comprende l’ultimazione delle opere relative alla piscina.

L’impianto comprende una vasca bimbi 8x4m e una piscina sportiva in c.a. dim. 25×16,66 di profondità variabile da min. 1.80 m a max 2,20m.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 327

pianta casalvelino

Per far sì che l’acqua di piscina, sia essa privata o pubblica, mantenga nel tempo non solo le caratteristiche di limpidezza e trasparenza, ma anche la sicurezza sanitaria, in particolare quella microbiologica, occorre trattarla adeguatamente. Se così non fosse l’apporto di inquinanti da parte dell’ambiente circostante e degli stessi bagnanti, la renderebbe in pochissimo tempo inutilizzabile.

La formula del ricambio continuo, adottata ad esempio nelle terme dell’antica Roma, non è nemmeno pensabile. Inoltre la temperatura media dell’acqua in vasca è di 27°C, mentre quella di alimentazione, che proviene dagli acquedotti, è più fredda e va pertanto riscaldata. Questi sono motivi sufficienti per far sì che l’acqua venga riusata il più possibile e non scartata, ovvero fatta ricircolare in continuo e filtrata ad ogni passaggio. Affinchè tale operazione abbia successo occorre però che vengano stabiliti i giusti tempi di lavorazione.

La normativa (Norma UNI 10637/2015 – Requisiti degli impianti di circolazione, filtrazione, disinfezione e trattamento chimico dell’acqua di piscina) prevede per le vasche natatorie che il funzionamento degli impianti di trattamento dell’acqua sia continuativo nelle 24h, che gli impianti di filtrazione siano progettati e realizzati in modo da garantire un tempo di ricircolo minore o uguale a quello stabilito per il tipo di vasca (da 1 a 6 ore) e un ricambio giornaliero di acqua non inferiore a 30 litri per bagnante e comunque non inferiore al 5% del volume della vasca. Durante il ricircolo l’acqua viene sottoposta ad una serie di trattamenti, che possono variare per le diverse strutture, anche in funzione delle dimensioni dell’impianto natatorio, ma che in genere prevede i seguenti passaggi:

  • prefiltrazione tramite filtri a cestello per il trattenimento delle impurità più grossolane come capelli o piccoli oggetti accidentalmente rilasciati in acqua;
  • coagulazione con dosaggio di sostanze flocculanti, tra i più usati il polidrossicloruro di alluminio e il solfato di alluminio, che consentono l’aggregazione in piccoli fiocchi di alcune impurità colloidali, non filtrabili direttamente;
  • filtrazione attraverso un passaggio dell’acqua in batterie filtranti costituite da letti di sabbia multistrato oppure diatomee;
  • trattamento chimico di disinfezione che avviene generalmente con il dosaggio di sostanze a base di cloro, in forma liquida, granulare o solida, quali il dicloroisocianurato o i pastiglioni di calcio ipoclorito o di acido tricloroisocianurico (quest’ultimo nelle piscine all’aperto perché resiste meglio all’attacco della luce solare essendo a lenta dissoluzione). Tra gli impianti complementari alla clorazione possono essere utilizzati sistemi ad ozono o UV con lampade a bassa pressione.

circuito

All’uso vengono dosate sostanze antialga (soprattutto per le piscine all’aperto) e correttori di pH (generalmente acido cloridrico o solforico per abbassarlo e sodio idrossido o bicarbonato per alzarlo), per neutralizzare l’alcalinità generata dall’uso dei composti del cloro e rendere più efficace l’azione di flocculanti e disinfettanti.

I requisiti di qualità dell’acqua di immissione e di quella contenuta in vasca sono stabiliti dal documento Conferenza Stato-Regioni del 16 gennaio 2003 di cui abbiamo parlato in precedenza.

L’acqua di origine è generalmente quella della rete idrica dell’acquedotto, mentre la principale fonte di inquinanti e di alterazione della qualità dell’acqua in vasca è rappresentata dagli stessi bagnanti. Per contrastare la proliferazione microbica, che crescerebbe sino a raggiungere livelli infettivi l’acqua viene disinfettata in continuo. In particolari condizioni di stress dell’impianto (grande affluenza di bagnanti oppure nelle vasche dei bambini) possono essere richiesti dosaggi di cloro maggiorati per rispettare i limiti microbiologici imposti dalla normativa, con la conseguenza indesiderata di generare cloroammine, (cloro combinato), sostanze irritanti per le mucose, gli occhi e la pelle, la cui presenza deve essere monitorata e non superare le concentrazioni di legge.

A tal scopo è possibile inserire nella filiera di trattamento dell’acqua anche un impianto UV con lampade a media pressione, in grado di demolirne la struttura per fotolisi. La qualità igienica degli impianti natatori e delle acque di balneazione dipende da una serie di fattori, correlati tra loro: caratteristiche della struttura, efficienza e grado di manutenzione degli impianti di trattamento dell’acqua e dell’aria, qualità dell’acqua immessa in vasca, livello di affluenza nell’impianto, frequenza degli interventi di sanificazione e pulizia. Un’adeguata gestione degli impianti, con particolare attenzione alla qualità dell’acqua di balneazione, consente oggi la frequentazione delle piscine con un elevatissimo livello di sicurezza sanitaria.