L’incontro a Como tra gli esperti di erba naturale

Si è svolto martedì 26 aprile il convegno organizzato da Geogreen Srl presso lo Stadio Sinigaglia per un confronto tra i maggiori esperti italiani di campi da gioco in erba naturale.

Uno scorcio del Sinigaglia di Como; sullo sfondo si intravvede la riva del lago con il prospetto di Villa Olmo (foto Passoni/Sport&Impianti).

Grande interesse ha suscitato tra gli intervenuti l’incontro che Geogreen Srl, – azienda italiana specializzata nella produzione e commercializzazione di fertilizzanti e sementi da tappeto erboso – ha organizzato, in collaborazione con Como 1907, presso il Sinigaglia sul tema “Terreni di gioco: esperienze, novità e confronto”.

Dopo i saluti da parte di Lorenzo Gallo (presidente di Geogreen), e Carlarlberto Ludi (DG di Como 1907), sono intervenuti gli agronomi specializzati in tappeti erbosi Giovanni Castelli, Riccardo Dal Fiume, e Camillo De Beni.

La giornata è proseguita con una visita guidata al terreno di gioco con Camillo De Beni e Vittorio Brivio, groundsman del Como, i quali ne hanno raccontato nei particolari la gestione e l’evoluzione nel corso di questi mesi, ricevendo diverse domande e suscitando curiosità dai presenti.

Altrettanto apprezzata dalla platea dei groundsman la tavola rotonda su “proposte tecnologiche in aiuto al manutentore”, cui hanno partecipato, oltre ai relatori prima intervenuti, l’agronomo Filippo Lulli, CEO di Turf Europe/Green GO, l’agronomo Alessio Forconi, e il dott. Williams Cavallari, responsabile commerciale di Geogreen.

L’analisi dati per capire lo stato di salute dei campi da calcio, il taglio robotizzato nel settore sportivo, la conoscenza e l’utilizzo consapevole di specialità nutrizionali liquide sono stati alcuni temi trattati, a cui è proseguita un dibattito costruttivo sul ruolo dei groundsman in Italia.

Moderatore della tavola rotonda, Marco Demicheli di Sky.

Di seguito riportiamo una sintesi degli interventi presentati al convegno, che i relatori hanno anticipato per la pubblicazione su TSPORT 344.

Innovazioni varietali nelle principali specie microterme da campo sportivo

Riccardo Dal Fiume, consulente specializzato in tappeti erbosi

Ricordando che le specie microterme oggi maggiormente impiegate sui campi sportivi italiani (Lolium p., Poa p., Festuca a.) hanno origini evolutive nel centro-sud Europa, con indubbi vantaggi sul piano della loro capacità di adattamento al clima italiano, il miglioramento genetico che queste specie hanno subìto nel corso degli ultimi decenni è stato impressionante, portando ad un aumento delle performances dei tappeti erbosi sportivi e garantendo maggiore giocabilità e resistenza delle superfici inerbite anche in presenza di minori input manutentivi.

Tuttavia, malgrado esistano a livello mondiale (www.ntep.org , www.turfgrass-list.org ) e anche italiano innumerevoli studi e prove comparative sul comportamento delle varietà commerciate in ambito sportivo, è ancora poco nota, tra gli addetti ai lavori, la conoscenza delle differenze varietali e la consapevolezza che tali differenze potrebbero, se ben conosciute ed utilizzate, portare maggiore qualità sul campo sportivo con minori costi manutentivi.

Loietto a portamento allargato.

A titolo puramente generico ed esemplificativo, esistono oggi varietà di loietto impiegabili su campo sportivo resistenti ad alcune pericolose malattie fungine, altre a sviluppo laterale accentuato (con vantaggi sulla fittezza e sulla capacità di recupero del tappeto erboso dopo il gioco), altre ancora con spiccate capacità di persistenza e di sopportazione dei climi estivi, purché irrigate.

Anche la composizione della miscela o del blend da utilizzare in ambito sportivo, intesa come il rapporto percentuale tra le varie specie prescelte, difetta di linee-guida universalmente accettate che possano “aiutare” il groundsman verso la scelta più adatta. In altri stati, questi aspetti sono regolamentati da normative nazionali (norme UNE in Spagna, RSM in Germania, ecc.) che descrivono puntualmente la miscela o il blend più adatto in funzione di altri parametri (clima, utilizzo, terreno, ecc.).

Senza un’adeguata conoscenza delle varietà e della corretta scelta progettuale delle miscele da impiegare, si assiste a scelte varietali incoerenti, con conseguenti scarsi risultati delle operazioni di semina o trasemina dei campi sportivi, spesso già sofferenti a causa di uno sfruttamento eccessivo e/o carenze manutentive.

Ciò è vero ad ogni livello, ma risulta amplificato in contesti professionistici in cui la qualità del campo da gioco è esasperata dalle riprese televisive e dalle aumentate richieste della committenza.

La manutenzione dei campi sportivi di Serie A e Serie B: situazione attuale e tendenze future (Il tredicesimo uomo…)

Giovanni Castelli, responsabile dei terreni di gioco di Serie A e B

Nel gergo calcistico, si dice che il dodicesimo uomo è il tifoso. Ebbene, possiamo certamente affermare che il tredicesimo, sinanche primus inter pares, sia il campo.

Le superfici sportive dedite ad ospitare il calcio professionistico dei due maggiori campionati nazionali, la Serie A e la Serie B, si articolano secondo la distribuzione riportata nel grafico seguente.

Seppur diverse, sia vegetazionalmente (micro e macrotermiche), nonché in ordine alla loro naturalità o frammistione naturale-sintetica (campi ibridi o misti che dir si voglia), dette superfici devono assolvere a parametri di prestazionalità agonistica (rimbalzo e rotolamento della palla, grip atletico), sicurezza del giuoco (antinfortunisticità) e gradevolezza cromatico-percettiva.

L’istituzione sportiva, nelle sue competenti declinazioni (Uefa, Figc, Leghe Calcio d’appartenenza), adotta una serie di parametri atti a misurare la rispondenza delle superfici di giuoco, i cui principali sono:

1.            La capacità di infiltrazione ed il drenaggio: almeno 20 mm/ora

2.            L’umidità del suolo: non superiore al 32%

3.            La densità erbosa: almeno il 75% della superficie

4.            La densità puntuale: almeno l’80% della porzione indagata

5.            L’approfondimento radicale medio: almeno 45 mm

6.            La presenza di feltro nel cotico erboso: non superiore a 5 mm

7.            La trazione superficiale: almeno 20 Nm

8.            La durezza del campo: non superiore a 100 g

9.            Il rotolamento della palla: tra i 3 e i 10 m.

10.          Il rimbalzo della palla: tra i 60 e 105 cm.

Durante il campionato, tutti i campi vengono più volte visitati e testati dalle rispettive leghe d’appartenenza ed in caso di inerzia manutentiva, la Lega Calcio può sostituirsi alle Squadre operando in loro surroga con recupero dei costi sostenuti.

La Paytv e l’interesse economico ad essa connesso, la vendibilità del prodotto calcio professionistico, sia in Italia ma soprattutto a livello internazionale dove la concorrenza è spietata (pensiamo ad esempio al calcio inglese), hanno invero già alzato la qualità dei campi rispetto a qualche decennio fa, ma tutto ciò si complica ancor di più con la frequenza di giuoco dettata da calendari sempre più fitti che, accanto all’esasperazione dell’uso del prato con il conseguente aumento dello stress e dei divots ad esso procurati, ne riducono i tempi di recupero e ripresa.

Ecco allora che l’innovazione dei sistemi costruttivi, della pratica manutentiva ma anche della cultura gestionale, soprattutto in merito alle risorse umane impiegate sia a livello delle maestranze operanti in campo (i c.d. groundsman),  sia nei gestori degli stadi ma anche nel management societario dei clubs, sono condizione necessaria per il perseguimento dell’obiettivo di qualità di un campo.

Non sempre il denaro è quindi condizione sufficiente, anche se in Italia se ne spende ancora troppo poco rispetto al monte economico generato dall’azienda pallone:

Valore rosa giocatori Serie A: 4,7 miliardi di euro.

Valore ingaggi giocatori Serie A: 1,3 miliardi di euro.

Di media viene destinato solo l’1,5 per mille alla manutenzione dei campi:

€ 1.300.000.000 x  0.0015 : 20 campi = € 97.500/campo.

Data l’importanza del prodotto mediatico, una soluzione potrebbe essere quella che i licenziatari dei diritti televisivi mettano ancor più in correlazione i conferimenti economici alle Squadre commisuratamente alla qualità dei loro campi, così obbligando le stesse ad incrementare la spesa manutentiva.

Lo stato dell’arte delle superfici ibride in Italia e nel Mondo

Camillo De Beni, consulente per i tappeti erbosi sportivi ibridi e naturali

La pressante richiesta del “prato perfetto”, sia prestazionalmente che dal punto di vista estetico/televisivo, ha dato, negli ultimi anni, un forte impulso allo sviluppo e all’utilizzo di tecnologie ibride e di prati naturali rinforzati all’interno degli stadi.

Gli 8 stadi dei prossimi campionati del Mondo di calcio, che si svolgeranno in Qatar a fine 2022, saranno tutti dotati di terreni di gioco rinforzati (cuciti – Stitched System). Così come lo erano tutti gli stadi (12/12) ai Campionati del Mondo in Russia nel 2018 (11 cuciti e 1 Carpet System) o quelli dei più recenti Campionati del Mondo femminili in Francia nel 2019 (9/9).

Sembra quasi che, tra le molteplici tecnologie disponibili oggi per garantire qualità estetica, sicurezza e giocabilità di un terreno di gioco nell’ambito calcistico, sia imprescindibile l’utilizzo di un substrato altamente sabbioso e che a questo, per garantire stabilità, sia opportuno associare alla componente naturale, il rinforzo “sintetico”.

L’impiego dei sistemi ibridi naturali rinforzati risolve situazioni legate al tappeto erboso quando sottoposto ad intenso calpestio, ad usura (la resistenza viene triplicata). Esso contribuisce enormemente nel mantenimento della necessaria stabilità, ma anche della planarità e quindi della giocabilità della superfice di gioco. Tutto quanto, di riflesso, diventa un punto di forza per garantire la sicurezza per i giocatori, fattore quest’ultimo di importanza “strategica” nell’ambito sportivo professionistico, il tutto senza la necessità di rinunciare al piacere ed alla sensazione che solo un prato naturale può fornire.

Per una definizione dei diversi sistemi ibridi o rinforzati si veda quanto riporta la FIFA in questa pubblicazione.

In Europa e nel Mondo sono oramai diversi gli stadi che si sono orientati verso tale scelta. Resta significativo il fatto che nel mondo del calcio la maggioranza degli impianti utilizzati per le manifestazioni più prestigiose ed importanti, quali i Campionati del Mondo e d’Europa, siano dotati di terreno ibrido naturale rinforzato.

Relativamente ai principali Paesi d’Europa e all’Italia, la tabella seguente fornisce un riepilogo dello stato di fatto, con riserva sulle possibili modifiche dell’ultimo minuto.

Le prospettive future, anche in relazione alle esigenze e alle richieste di società minori e di municipalità

La presenza di tecnologie ibride naturali, rinforzate all’interno degli stadi di massimo livello, non costituisce più oggi un’eccezione e, al contrario, laddove la scelta delle specie erbose ricade sulle specie microterme (es. Lolium perenne, Poa pratensis) in presenza di 2 squadre che utilizzano il medesimo terreno di gioco (esempio Stadio S. Siro – Milano) sta diventano una scelta “quasi” obbligata. Vieppiù, la tendenza verso la costruzione di nuovi impianti con funzioni multiuso (Multipurpose Arena) e la necessità di disporre di superfici di gioco performanti e stabili, nell’immediato, dopo lo svolgimento di eventi (concerti, spettacoli, cerimonie, ecc..) all’interno degli stadi porta inevitabilmente verso l’introduzione e la scelta di sistemi ibridi rinforzati, poiché, per alcune tecnologie, (es. Carpet Hybrid Systems), molto flessibili.

La stessa FIFA, nel documento già citato che porta la data 2017, oltre a fornire come dato indicativo la presenza nel mondo di 1.150 campi ibridi rinforzati, stima cautelativamente la costruzione di oltre 100 campi ibridi rinforzati all’anno, numero destinato ad aumentare di anno in anno.

Ma il dato interessante è che, studi e test scientifici già completati ed in fase conclusiva, hanno dimostrato che le performances prestazionali dei campi ibridi rinforzati, qualora correttamente installati e mantenuti, sono di alto livello, possono mantenersi tali nel tempo e risultano economicamente sostenibili poiché consentono un incremento dell’intensità d’uso del terreno di gioco (n° ore/settimana uso campo) permettendo di ammortizzare rapidamente l’investimento iniziale. Ciò ha aperto la strada ai campi ibridi naturali rinforzati verso ambiti più ordinari, centri di allenamento, training camp, campi comunali particolarmente sfruttati, stimolando l’interesse anche verso altri sport giocati su manti erbosi naturali.