Monte San Primo

Il prossimo avvio delle Olimpiadi invernali è l’occasione per fare qualche considerazione sul rapporto tra la montagna e lo sport.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 366
Panorama del lago di Como dal Monte San Primo (ph. Daniele Mezzadri)

È ormai imminente l’Olimpiade invernale di Milano e Cortina che vedrà l’interesse degli italiani virare dal tennis (sport ri-emergente nel 2025) alla neve.

Come sempre accade in corrispondenza dei grandi eventi sportivi, si innalzerà la richiesta di luoghi dove praticare le discipline viste in TV nei 17 giorni delle Olimpiadi e i 10 delle Paralimpiadi.

Le vicende legate alla preparazione dei luoghi di svolgimento delle gare outdoor non sempre sono state coerenti con la logica ventilata dell’olimpiade “green” e con il tema del rispetto della montagna: disboscamenti, sbancamenti di terreno, formazione di bacini per l’innevamento artificiale, impianto di nuove funivie hanno intaccato i pendii nelle aree olimpiche.

Del resto, il rispetto della montagna è un principio che facilmente si scontra con la visione utilitaristica della montagna stessa. L’Olimpiade invernale e il concetto di sport outdoor convergono in questa nota di commento, dove vogliamo ricordare che è sport anche la passeggiata tra i boschi, tanto quanto la discesa sulla neve attraverso un pendio disboscato.

Un caso esemplare di atteggiamenti contrastanti nei confronti della montagna è il progetto di sviluppo del Monte San Primo, il rilievo più alto del triangolo lariano, che si innalza a un massimo di 1.682 metri tra i due rami del lago di Como.

A dispetto del conclamato riscaldamento globale e della riduzione della nevosità sui nostri rilievi (tanto più in un settore ulteriormente mitigato dalla presenza del lago), è attualmente in discussione un piano, promosso dalla Comunità Montana del Triangolo Lariano insieme al Comune di Bellagio e finanziato con oltre 5 milioni di euro di fondi pubblici, che prevede la realizzazione di nuove piste da sci e impianti di innevamento artificiale tra i 1.100 e i 1.200 metri di altitudine sul versante ombreggiato del Monte San Primo. Un’ipotesi che – a parte i prevedibili disboscamenti – obbligherebbe, di fatto, all’uso pressoché costante dell’innevamento artificiale con i relativi costi e consumi di risorse idriche, sempre che le temperature elevate non impediscano per lunghi periodi anche questa possibilità.

Un comitato per la salvaguardia del Monte San Primo (sostenuto da 39 associazioni del territorio) è stato ascoltato in Consiglio Regionale della Lombardia lo scorso ottobre, trovando consenso circa la necessità di stralciare gli impianti sciistici dal piano e di avviare invece un percorso di tutela per l’area, attraverso l’istituzione di un parco. È, per adesso, un buon segnale.

Seguiamo dunque le nostre Olimpiadi invernali, non dimenticando però che lo sviluppo sostenibile della montagna e l’offerta di sport, svago e turismo, devono poter essere coerenti e compatibili con la tutela del territorio.