Un tuffo dove l’acqua è più blu

Gli italiani godono di un mare eccellente, ma vanno anche in piscina. Considerazioni a margine dello Speciale Acqua pubblicato su Tsport 327.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 327

(foto BG per Tsport)

L’ultimo (*) rapporto ufficiale pubblicato sulla qualità delle acque di balneazione italiane (Report Italian bathing water quality in 2018) mostra, su 5.539 località balneabili, un 90% di acque di qualità eccellente, e solo l’1,6% di acque di livello scarso. Il Portale Acque del Ministero della Salute, consente peraltro di verificare in tempo reale i valori di tutti i controlli effettuati lungo le coste: come esempio, abbiamo preso la spiaggia di Punta Secca, nel ragusano, nota a tutti perché ospita la casa del Commissario Montalbano nell’omonima serie televisiva (al centro nella foto sotto), le cui acque risultano eccellenti.

(*) Nota: mentre andava in stampa il fascicolo di Tsport 327 è stato pubblicato il dossier più recente, i cui dati riportiamo aggiornati in questa notizia.

Copertina web ragusa

Ministero della Salute – Portale Acque – Analisi stagione 2018 – Spiaggia di Punta Secca (Ragusa)

 

Se il mare è dunque inquinato non lo è tanto per la presenza di colibatteri (come avviene presso gli estuari di corsi d’acqua che raccolgono scarichi fognari) quanto per i residui di plastiche non degradabili, come attestano le campagne di Legambiente (l’indagine Beach Litter 2019, svoltasi tra aprile e maggio su 93 spiagge italiane, rivela una media di 968 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia, di cui l’81% è plastica).

Gli italiani amano il mare (e gli stranieri che vengono d’estate in Italia anche), forse per sguazzare più che per nuotare. E lo sport?

Se le attività supportate da elementi galleggianti (vela, surf, canoa…) richiedono sostanzialmente acque aperte, il nuoto praticato come attività sportiva trova il suo luogo di elezione nelle acque tranquille della piscina, con le sue regole, i suoi limiti dimensionali, i protocolli.

Ma la voglia di divertirsi in acqua rompendo le regole fa sì che le grandi piscine pubbliche, fuori dagli orari dei corsi di nuoto e delle competizioni, si aprano a tutti quelli che al mare non ci possono (o non ci vogliono) andare. Ecco allora l’onda dei nuovi o rinnovati centri natatori che popolano i nostri report sull’impiantistica sportiva, grazie anche alla diffusione del Partenariato Pubblico Privato che sopperisce alle scarse disponibilità finanziarie degli enti pubblici.

E parallelamente, la domanda di acque in cui immergersi senza impegno investe anche il settore privato: pur in riva al mare, i villaggi turistici sono dotati di piscina; alberghi e seconde case – dove il clima lo suggerisce – hanno il loro specchio d’acqua.

È dunque il momento di fare una panoramica sul mondo dell’acquaticità: gli dedichiamo lo Speciale nel TSPORT 327, ma certamente torneremo presto sull’argomento.