Approvata il 26 aprile scorso la proposta di messa al bando degli intasi da Pneumatici fuori uso per gli impianti sportivi, se da un lato si riduce il rischio di disperdere microplastiche nell’ambiente si va però a limitare la possibilità di riciclo della gomma usata nel quadro di un’economia circolare.
Europa, microplastiche e PFU: l’altra faccia del problema

(ph. Shutterstock)
Il 26 aprile a Bruxelles è stata approvata la proposta di bando, da parte del Comitato REACH europeo, dell’uso di intasi provenienti da PFU per le superfici sportive. È solo uno step dell’iter di questa norma, che deve ancora essere votata dal Parlamento e dal Consiglio europeo, ma si tratta di un passo decisivo da cui è improbabile si possa tornare indietro.
Lo scopo della direttiva è quello di limitare la dispersione di microplastiche nell’ambiente, cui concorre la parte di intaso prestazionale che defluisce nei canali di scolo ai margini dei campi sportivi se non viene trattenuta e recuperata da efficaci sistemi di raccolta e filtraggio.
La messa al bando degli intasi derivati da pneumatici fuori uso dovrebbe avere piena efficacia non prima di otto anni, ma le aziende sono ovviamente già al lavoro per trovare soluzioni alternative, come chi ci segue ha già potuto constatare.
Il rovescio della medaglia, però, come fa notare Ecopneus (il principale operatore della gestione ed il recupero degli pneumatici fuori uso in Italia) è l’interruzione di una parte del circuito virtuoso nel recupero dei PFU. Se ogni anno circa 400.000 tonnellate di pneumatici vengono attualmente trasformate in materiale riutilizzabile in diverse applicazioni (superfici sportive, pavimentazioni antitrauma, asfalti stradali), la quota oggi utilizzata per creare gli intasi prestazionali sportivi verrà sottratta al riciclo e presumibilmente avviata al “recupero energetico”. Secondo una stima riportata da Ecopneus, a scala europea l’utilizzo della gomma come intaso nei campi in erba artificiale permette di evitare l’emissione di 371.000 tonnellate di CO2eq all’anno, con un beneficio da 4,3 a 4,9 volte superiore rispetto a quello del recupero energetico.
Tra il beneficio atteso e l’impatto negativo sull’economia circolare, dovrebbero essere valutate soluzioni intermedie o alternative. Per sensibilizzare le istituzioni su questo tema, Ecopneus e Unirigom (Unione Recuperatori Italiani della Gomma) hanno convocato un incontro a Roma per il 23 maggio, indirizzato a tutti gli stakeholder tecnici e istituzionali.