Per il progetto San Siro ora si parla di Foster e Manica. Ma solo se Milano vende l’area

FC Internazionale Milano e AC Milan comunicano di aver siglato un accordo con i due studi di architettura di livello mondiale, nel caso vada in porto la vendita dell’area di San Siro da parte del Comune di Milano. Il che non è affatto sicuro.

San Siro in un mare di nebbia (dettaglio tratto da TSPORT 364, pag. 7).

Già altri nomi importanti si sono succeduti nella presentazione di rendering dell’ipotetico futuro stadio da realizzare nell’area dell’attuale Meazza (qui Populous e Sportium, in una notizia del 2020, cinque anni fa!).

Oggi FC Internazionale Milano e AC Milan comunicano di aver siglato un accordo con gli studi di architettura Foster + Partners e MANICA, guidati rispettivamente da Lord Norman Foster e David Manica.

Una mossa che anticipa il momento in cui il Consiglio Comunale di Milano dovrà approvare la delibera – varata dalla Giunta il 17 settembre – per la vendita della Grande Funzione Urbana San Siro a un fondo di investimento di Private equity controllato dalle due società calcistiche. La votazione è attesa entro il 30 settembre, ma la posizione dei consiglieri non è unanime: è quindi ancora incerta la possibilità di concludere l’operazione prima che scatti il vincolo sullo stadio esistente, vincolo che per legge ricade automaticamente sugli immobili di proprietà pubblica dopo 70 anni dall’edificazione. Tale scadenza sarebbe il 10 novembre 2025, e andrebbe a decadere se in quella data fosse di proprietà privata e non pubblica.

Il vincolo storico-architettonico

Un cavillo un po’ all’italiana, dunque, anche perché è contestabile la data indicata, in quanto lo stadio risulta fosse già utilizzato alcuni mesi prima del novembre 1955. Va inoltre ricordato che il vincolo sui beni culturali (riferibile agli articoli 10 e seguenti del D.lgs. n. 42 del 2004) non significa di per sé divieto di abbattimento, ma solo la necessità di un preventivo parere in merito da parte della competente Soprintendenza (art. 21).

Sul piano tecnico architettonico si è ritenuto di vincolare il secondo anello in quanto esso “è costituito da ben 132 portali che, con i relativi costoni a sbalzo, costituiscono l’ossatura che sostiene la gradinata”. Così si è espressa, su richiesta del Comune, la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia con una nota del 7 agosto 23: “La rilevanza architettonica del secondo anello risiede nella capacità degli autori di tradurre i vincoli tecnici in espressività e lo stadio aveva acquisito quell’aspetto fortemente caratterizzato dalle rampe avvolgenti la costruzione in fasce plastiche di oggetti e rientranze e in alternanza di chiari e di scuri. Le stesse rampe assumono un suggestivo significato simbolico, portando la folla, vera protagonista delle architetture degli stadi fin sulle pareti e trasformando le ordinarie murature in luoghi vissuti di percorsi dinamici”. Tale dichiarazione anticipa la “verifica dell’interesse culturale” prevista dall’art. 12 sulle “cose” (immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, ecc.) la cui esecuzione risalga a oltre 70 anni.

Il nuovo (eventuale) stadio

Le due società delineano intanto le caratteristiche che avrebbe il nuovo stadio affidato a Foster e MANICA:

Il nuovo impianto, inserito in un progetto di rigenerazione urbana di circa 281mila mq, nel segno di innovazione e sostenibilità, avrà una capienza di 71.500 posti e offrirà un’atmosfera senza eguali, strutturandosi su due grandi anelli con un’inclinazione studiata per garantire agli spettatori una visibilità ottimale da ogni settore. Sarà inoltre conforme ai più elevati criteri di accessibilità, assicurando un’offerta di esperienze dedicate a tutti i tifosi e la disponibilità di settori a prezzi accessibili”.

Ricordiamo che abbiamo parlato della vicenda in molti articoli e notizie, a cominciare da questa, pubblicata su Tsport 328 di luglio/agosto 2019.