Gli impianti natatori dopo l’emergenza

Questo contributo vuole essere una riflessione tecnica conseguente alla peculiare esperienza professionale, finalizzata alle disposizioni ed ai protocolli che si sono recentemente susseguiti al tema dell’emergenza Covid-19 e in riferimento esclusivo agli impianti sportivi-natatori. Pertanto l’intenzione è quella di non aggiungere l’ennesima “Linea Guida“ sulla tematica.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 333
(tutte le immagini che corredano questo articolo sono fornite dallo Studio SdiA Paolo Pettene).

È altrettanto opportuno richiamare, comunque, la successione nel tempo, con la quale si sono susseguite le disposizioni normative finalizzate principalmente alla riapertura degli impianti dopo la lunga chiusura (in particolare degli impianti natatori) e che dovrebbero regolare, per un periodo che non sarà breve, l’assolvimento degli adempimenti di sicurezza di tutte le diverse e numerosissime realtà associative del settore gestionale organizzativo sportivo. Queste recenti disposizioni hanno sviluppato condizioni operative ed organizzative applicabili nei diversi servizi, non sempre adeguatamente correlate alla tipologia di impianto ed alle pratiche di riferimento, determinando ulteriori preoccupazioni con conseguente disorientamento generale per i sodalizi gestori nonché per gli utenti-atleti.

C’è stata una successione di ipotesi con soluzioni tecniche organizzative diverse, spesso anche risultate e ritenute alternative, che hanno, come noto, generato ulteriori preoccupazioni ed incertezze in particolare sulle limitazioni imposte da standard del cosiddetto “distanziamento fisico” anche in acqua e non solo per le attività indoor ma anche per quelle outdoor.

È vero, nella grave pandemia mondiale (è stato sicuramente opportuno richiamare in modo propedeutico, in particolare nelle disposizioni governative, le raccomandazioni sanitarie individuando i rischi del possibile contagio da virus CV19) le cause dipendono principalmente da contatti interpersonali e non tanto dall’ambiente, anche se certe condizioni possono favorire il contagio e l’insorgere della grave malattia.

 

Gli impianti

Quando si parla di impianti sportivi, occorre ricordare che esistono una molteplicità di tipologie di impianti con caratteristiche molto diverse e spesso, in particolare il patrimonio pubblico, risulta generalmente datato, obsoleto con condizioni di sicurezza e di comfort igienico ambientale alquanto carenti per i conseguenti motivi strutturali di vetustà e di limiti gestionali.

Non essendo possibile riconvertire tutte le attività sportive motorie all’aperto e tutti gli utenti sportivi in “runner”, occorre partire da una analisi seria di fattibilità nel mettere in campo le diverse raccomandazioni con la valutazione del rischio impianto per impianto, individuando soluzioni strutturali, quando possibile e attivando, almeno in una prima fase breve intermedia, i correttivi di accessibilità più idonei all’armatura funzionale dell’impianto. Non occorrono grandi investimenti per gli impianti sportivi più recenti (stiamo considerando quelli di base e di esercizio con classificazione alle Norme CONI) in quanto sono stati progettati, approvati e realizzati con collaudo tecnico funzionale in aderenza alle norme delle diverse Federazioni Sportive con conseguenti agibilità di pubblico esercizio a seguito delle innumerevoli autorizzazioni tra cui quelle sanitarie, dei VV.F e delle CVLPS.

Armatura funzionale ai percorsi: Piscina Comunale di Porlezza sul Lago di Lugano (Co).
Armatura funzionale ai percorsi: Piscina Comunale di Porlezza sul Lago di Lugano (Co).

I parametri ambientali

Le Norme Coni negli allegati A, B, e C comprendono parametri ambientali da rispettare per quanto riguarda i micro sistemi di condizionamento dell’aria comprensivi dei ricambi e delle temperature, dell’illuminazione naturale ed artificiale, dell’acqua di vasca in particolare nel rispetto delle norme conseguenti le disposizioni dell’Accordo Stato Regioni. Per i dimensionamenti relativi alla capienza, fattori di contemporaneità ed affollamento, gli standard mq/utente e numero spogliatoi-docce ecc. sono già individuati da anni dal D.M. 18 marzo 1996 e s.m.i.

Queste verifiche, impianto per impianto, sono quelle necessarie a dimensionare con le misure da adottare di distanziamento e di turnazione, come richiesto e consigliato per limitare l’afflusso agli ambiti attività in modo corretto. Limitazioni potranno essere attivate ulteriormente nelle zone a rischio più elevato come per i corridoi di distribuzione e dove si registri l’assenza di una grande hall di attesa e smistamento.

Utili sono i sistemi di controllo degli accessi e di monitoraggio delle presenze che il mercato del made in Italy offre da anni ai gestori più attenti e professionali.

C’è anche da dire per sdrammatizzare, che le misure da adottare, (pur con la consapevolezza che le limitazioni – quelle sole esclusivamente necessarie da porre in opera anche provvisoriamente per garantire il distanziamento consigliato e sempre con l’adozione dei dpi – vanno adottate in modo non banalizzato cioè quando effettivamente serve) possono risultare minimali ma sicuramente comporteranno il rispetto di accoglienza e di capacità di servizio forse in forma ridotta ma nel rispetto della effettiva capienza dichiarata dell’impianto in oggetto. In altre parole, occorrerà accertare le condizioni di esercizio già precedentemente autorizzate nell’impianto, con la verifica delle modalità di contemporaneità idonee.

Armatura funzionale ai percorsi: Piscina Comunale di Viggiano (Pz).
Armatura funzionale ai percorsi: Piscina Comunale di Viggiano (Pz).

Sanificazione e igienizzazione

Per quanto riguarda l’abuso del termine “sanificazione”, questa è una condizione che deve essere certificata se ritenuta necessaria, esclusivamente a garanzia ulteriore per l’utenza, e deve essere effettuata in modo oneroso, da ditte specializzate (anche questo argomento è stato oggetto di banalizzazioni anche di enti autorevoli, consigliando l’utilizzo di prodotti a base di ozono e di ipocloriti, ecc).

Quella invece di adottare un protocollo per la sola igienizzazione a scadenza giornaliera e/o periodica degli ambienti attività e servizi, che spesso ahimè risulta ancora superficiale e macroscopicamente carente in molti impianti pubblici, andrà effettuata in modo serio e professionale tra turno e turno, dotando ad esempio gli ambienti docce comuni di adeguate paretine di separazione e provvedendo, negli impianti natatori pubblici, a sostituire gli accessi in vasca, gli obsoleti “lavapiedi”, con idonei sistemi per garantire l’accesso a piedi nudi nelle zone di balneazione definita zona pulita, con la dotazione suppletiva di docce “saponate” per entrare in vasca e per ridurre il possibile e contemporaneo carico utenti quindi il contatto interpersonale nelle docce comuni degli spogliatoi.

Per il futuro

Le recentissime disposizioni dell’ISS del mese di giugno (Rapporto ISS COVID-19 n. 37/2020), hanno finalmente fatto riferimento normativo, quindi codificandolo con gli altri documenti obbligatori alla gestione DVR, all’obbligo di raccogliere i diversi protocolli che devono essere regolati dal documento di autocontrollo e, aggiungerei, con autocertificazione che evidenzi, da parte del responsabile del Servizio, la tracciabilità documentata delle misure adottate a salvaguardia della salute degli utenti e che andranno calibrate nel tempo all’emergenza sanitaria.

Presidio sanitario.
Presidio sanitario.

L’argomento merita sicuramente gli opportuni approfondimenti, con conseguenti aggiornamenti che seguiranno alla messa in opera delle diverse misure per tipologia di impianto, con la speranza che non risultino misure solo conseguenti a nuove ulteriori Linee-Guida ufficiali. Questa non è solo una riflessione polemica, ma anche la conseguenza ai numerosi interrogativi posti recentemente alla riapertura, da parte delle Società e dei gestori, che in questi ultimi mesi hanno accompagnato l’attività professionale del mio studio, il quale ha fornito in modo disinteressato la propria disponibilità, su richiesta, alle diverse problematiche esclusivamente sugli impianti.

A tale fine abbiamo attivato una commissione interna di lavoro in Studio SdiA sul tema, che vede oltre al sottoscritto la partecipazione, nel gruppo di lavoro, dell’architetto Manuela Castagno, entrambi impegnati oltre alle consuete attività di progettazione specialistica e di consulenza, anche come tecnici della commissione tecnica di Assopiscine, che ha partecipato con un suo membro alla redazione del documento dell’ISS.

Si riporta di seguito una tabella riepilogativa dei principali standard strutturali da valutare nell’adozione delle misure di contenimento della diffusione del Covid19 per gli impianti natatori:

TAB pettene

Sull’argomento sono intervenuti Ivano Pelosin e Valter Rapizzi con un loro contributo pubblicato qui.