Piscine: gestione in sicurezza

A completamento del tema trattato dall’architetto Paolo Pettene su Tsport 333, pubblichiamo il contributo di Ivano Pelosin e Valter Rapizzi, estratto da U&C n.5 – Maggio 2020.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 333
(Le immagini di impianti  natatori che corredano questo articolo sono fornite dallo Studio SdiA Paolo Pettene).
Ivano Pelosin (sopra) e Valter Rapizzi.
Ivano Pelosin (sopra) e Valter Rapizzi.

Nell’ultimo decennio le piscine aperte al pubblico, non sono solo più riservate al nuoto, ma hanno spazi d’acqua dedicati al fitness acquatico, al benessere e allo svago. Questo cambiamento è avvenuto a seguito della sempre maggiore richiesta di nuove attività da praticare in acqua e ha comportato, di conseguenza, un cambiamento dell’offerta e un adeguamento delle strutture, da parte dei gestori delle piscine, siano esse di tipo sportivo, ricreativo o turistico ricettivo. L ’aumento del numero di utenti e la varietà di attività svolte hanno richiesto ai gestori di prestare molta più l’attenzione alla sicurezza dei bagnanti che frequentano le loro strutture. Tale necessità viene purtroppo troppo spesso confermata dai fatti di cronaca che, soprattutto nel periodo estivo, riportano notizie di incidenti anche mortali in piscina. Diventa quindi essenziale che i responsabili delle piscine a uso pubblico garantiscano nell’attività di gestione, la massima sicurezza ai loro utenti. La condizione fondamentale è il rispetto della conformità della struttura e degli impianti alle norme, e a questo proposito, tra le altre, è da ricordare la norma UNI EN 15288-1 che specifica i requisiti di sicurezza relativi a determinati aspetti di progettazione e costruzione delle piscine classificate a uso pubblico. In Italia, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, nel 2003, ha pubblicato l’Accordo con il Ministro della Salute, relativo agli aspetti igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine a uso natatorio. Questo documento, che affronta la sicurezza degli utenti delle piscine, è ben conosciuto dai gestori delle piscine, e al suo interno (punto 6) riporta letteralmente che “il responsabile della piscina deve redigere un documento, di valutazione del rischio, in cui è considerata ogni fase che potrebbe rivelarsi critica nella gestione dell’attività, riportandone i principi”.

Ma come si fa una valutazione del rischio?

Parte delle risposte erano già fornite nella norma UNI EN 15288-2 edizione 2009, ma la trasformazione delle piscine e del loro utilizzo, di cui si è già parlato, ha portato il Gruppo di lavoro WG 8 del CEN/TC 136 a effettuarne una radicale revisione. Il risultato è stato, nonostante le difficoltà dovute alle differenze sia gestionali che costruttive delle piscine a uso pubblico, di produrre la nuova versione della norma UNI EN 15288-2.

Una guida di riferimento completa, in grado di dare a ogni gestore gli strumenti per definire la corretta valutazione del rischio finalizzata ad attuare un sistema di gestione della sicurezza personalizzato della propria piscina. Infatti, essendo tutte le piscine e le modalità di gestione diverse, non è possibile standardizzare la valutazione del rischio e le relative misure da adottare per ridurlo, ma è indispensabile personalizzarlo sulla propria struttura e gestione. L’applicazione di questa norma può ridurre sensibilmente il rischio di incidenti in piscina e i costi correlati alla possibilità di contenzioso e di danno d’immagine, oltre a migliorare l’efficienza ottenendo dei risparmi sui costi di gestione. Per capire meglio l’ambito di applicazione nella norma viene definito uso pubblico come “utilizzo di una piscina aperta a tutti o a un gruppo definito di utenti, non destinato esclusivamente alla famiglia del proprietario e dei suoi ospiti, indipendentemente dal pagamento di un biglietto d’ingresso”.

A ulteriore chiarimento della definizione, sono classificate, a uso pubblico, tre tipologie di piscine:

  • tipo 1: le piscine nelle quali le attività correlate all’acqua sono le attività principali come ad esempio: piscine comunali, piscine per utilizzo ricreativo, parchi acquatici;
  • tipo 2: le piscine che costituiscono un servizio aggiuntivo rispetto all’attività principale come ad esempio: piscine di hotel, piscine di campeggi, piscine di club, piscine terapeutiche, piscine scolastiche;
  • tipo 3: tutte le piscine non comprese nel tipo 1 e 2, come ad esempio piscine per i tuffi, per l’addestramento militare, per addestramento al salvataggio, per immersioni subacquee, ecc. mentre sono esplicitamente escluse le piscine domestiche classificate nella UNI EN 16582.

I gestori delle piscine a uso pubblico hanno la responsabilità, ai fini della sicurezza degli utenti, del buon funzionamento di tutti gli elementi della piscina e delle attività che vi vengono svolte.

Ciò comporta la preparazione, la documentazione e il controllo di un sistema di gestione della sicurezza. La prima fase da effettuare è la valutazione dei rischi che possono essere originati:

  • dal comportamento degli utenti, del personale o di estranei;
  • dalle modalità di svolgimento dell’attività;
  • dai componenti della struttura e dell’impianto tecnico;
  • dalle condizioni atmosferiche.

La norma guida alla preparazione della valutazione dei rischi riportando in Appendice A, come esempio, un elenco di possibili pericoli e delle possibili misure per mitigarli. È importante sottolineare che l’elenco è un esempio e come tale non è esaustivo e allo stesso modo alcuni dei pericoli riportati possono non essere pertinenti a tutte le tipologie di piscine. È compito del gestore, che conosce bene la propria struttura e il suo funzionamento, individuarne tutti i reali pericoli. Definita la valutazione dei rischi si deve descrivere, documentandolo, il sistema di gestione della sicurezza che si intende adottare, con le modalità di controllo, il programma della manutenzione, delle procedure operative sia per l’applicazione delle misure preventive che per la gestione delle non conformità. Deve essere previsto un piano di emergenza e una procedura di evacuazione. Deve infine essere definito l’organigramma con l’assegnazione delle responsabilità e delle funzioni per tutti coloro che sono coinvolti nella gestione della sicurezza della piscina, programmando la loro formazione.

Ivano Pelosin, Coordinatore UNI/CT 020/GL 11 “Piscine

Valter Rapizzi, Membro UNI/CT 020/GL 11 “Piscine” eCEN/TC136/WG 8 “Swimmingpools

Torna all’articolo di Paolo Pettene.