Move City Sport: un evento di successo, si tirano le somme

A qualche settimana dalla chiusura della rassegna ospitata dalla Fiera di Bergamo il 18 e 19 ottobre, facciamo il punto parlando con Ezio Ferrari, presidente dell’AIS- Associazione Impianti Sportivi che ha promosso l’evento.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 348

Oltre millecinquecento operatori che si occupano d’impianti sportivi, un centinaio di realtà della filiera, quattro forum e una decina di work shop che hanno coinvolto cento qualificati relatori. Cinque grandi aree tematiche, 75 tra sport e attività rappresentate con 33 diverse categorie merceologiche. Tutto questo è stata “MOVE CITY SPORT”, la prima edizione della rassegna che il 18 e 19 ottobre ha trasformato il padiglione fieristico di Bergamo nella capitale di questo articolato mondo.

Ne parliamo con Ezio Ferrari, presidente dell’Associazione Impianti Sportivi (AIS) che ha promosso l’evento.

E.F.: L’iniziativa ha avuto un successo che è andato oltre le aspettative perché non solo ha saputo pienamente coinvolgere lo sport agonistico, ma ha creato una virtuosa sinergia con il territorio e quindi con le reali esigenze di un’impiantistica sportiva che è formazione e crescita dei giovani e di intere comunità.

Due giornate di incontri e di lavori che hanno portato alla luce qualità e zone d’ombra dello sport in Italia…

Tra le positività balza subito all’occhio il fatto che il nostro asset già vale trenta miliardi, una cifra importante che equivale all’1,4% del prodotto interno lordo e coinvolge oltre 500 mila addetti. Abbiamo realtà di valore in ogni sport, in un mondo appassionato e molto articolato che coinvolge persone di ogni età. MOVE CITY SPORT rappresenta il primo e unico evento fieristico italiano dedicato allo sport. Abbiamo coinvolto una gran parte della filiera sportiva: dal gioco al fitness, dal tempo libero per tutte le abilità all’agonistica, dalla rieducazione motoria alle proposte per la terza età. Abbiamo presentato l’esempio virtuoso di alcuni progetti che sono diventati realtà. Il comparto dello sport vive oggi – grazie ai fondi del Pnrr, a quelli del Governo e della programmazione comunitaria – un importante sviluppo strategico che aiuterà la crescita dei territori, dei complessi scolastici, delle aree verdi e dello sviluppo urbano sostenibile.

Non mancano i problemi…

Certamente non mancano e nelle intense giornate di confronto sono emersi in tutta la loro attualità. Nell’immediato pesa la crisi energetica, che certamente sarà di durata indefinita e di un peso rilevante al punto che potrà ribaltare i progetti e le aspettative di chiunque. Già in questi mesi molti impianti sportivi sono stati costretti a ridurre le attività, a chiudere gli spogliatoi e persino a chiudere alcuni centri di disabilità. Purtroppo i costi diventano sempre più insostenibili mentre le tariffe a carico degli utenti non possono essere aumentate.

C’è poi tutta la tematica degli impianti obsoleti e delle strutture che non sono più all’altezza del nostro vivere. Puntiamo a mobilità e flessibilità – a MOVE CITY SPORT lo si è detto a chiare lettere –bisogna arrivare ad avere nelle scuole e nelle strutture sportive la possibilità di far coesistere momenti di socialità, di spettacolo, di sport vero. Elementi che, se gestiti insieme, migliorano la valutazione degli spazi, il confort e la qualità di vita per i cittadini e per le nostre comunità. Lo sport è inclusivo ed è per tutti. Occorre fare ancora molto per rendere gli impianti sportivi fruibili anche ad un pubblico disabile e ad atleti che, per i più diversi motivi, hanno una limitazione motoria. Ecco perché, come già sosteneva Pietro Mennea, lo sport ha bisogno di progettazione, innovazione e impegno costante.

In questo certamente non aiutano normative superate e il freno della burocrazia con le sue farraginosità e i suoi mille orpelli.

Non c’è dubbio che da MOVE su questi temi si è levato un grido d’allarme forte e univoco da parte di gestori e professionisti. Ci sono leggi superate e inappropriate. La normativa vigente ingessa grandi e piccoli impianti. I campi da gioco negli ultimi decenni non sono cambiati per nulla, eppure, per fare un solo esempio, la fisicità negli ultimi decenni si è molto evoluta. All’estero tutto si evolve più facilmente mentre da noi molto meno. Molti progettisti stranieri di spicco affermano che in Italia non si possono realizzare impianti modernamente evoluti; quelli più interessanti ed inclusivi come quelli di Parigi, Berlino, Barcellona ed altri, da noi non otterrebbero le necessarie autorizzazioni per la loro realizzazione. Li possiamo ammirare solo all’estero, li guardiamo in Tv, ma qui ci fermiamo nonostante spesso la progettazione e le tecnologie siano italiane. Norme obsolete e burocratiche interpretazioni rendono tutto vano.

Mai come oggi fondi e investitori disponibili a rendere possibili gli interventi di nuovi impianti non mancano.

Sappiamo che oggi sono disponibili ingenti risorse e tante opportunità ai diversi livelli. Penso al Credito Sportivo che ha almeno due fondi speciali in grado di finanziare agevolazioni per gli impianti sportivi sino a un massimo dell’80% del costo del progetto, come pure ai bandi a tasso zero per sport e cultura. Poi ci sono i fondi legati al Pnrr, opportunità irripetibile. Anche qui un forte allarme è venuto da MOVE. L’Europa ci ha dato i soldi ma ci chiede tempi certi, con rendicontazioni entro il 2026. Tempi che dobbiamo rispettare ma che a noi sembrano impossibili. Gli stessi Comuni, anche quelli più capaci, sono molto preoccupati per il rispetto di questa tempistica. Ma è l’Europa che ha fretta – si è detto nel corso di queste due giornate – o siamo noi che dobbiamo imparare a confrontarci con altri ritmi e altre capacità? Poi sempre in ambito europeo agisce un organismo importante come Epsi, una vera e propria rete capace di ottenere finanziamenti a fondo perduto. Opera a Bruxelles e in questi quattro anni ha messo in campo risorse per 17 milioni di euro a favore dell’impiantista sportiva. Epsi è in grado di mettere a confronto enti pubblici e privati per creare sinergie vincenti e realizzare progettualità d’avanguardia dove sport, cultura e servizi per le comunità vengono espresse e valorizzate al meglio. A Move City Sport sono stati organizzati incontri di conoscenza e di approfondimento tra Epsi e alcuni operatori italiani del settore sport, incontri che ora proseguiranno per poter concretizzare grandi risultati.

Grande attenzione è stata riservata anche alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.

Su questo evento ci sono sin da ora i riflettori puntati e l’intera Lombardia deve farsi trovare pronta tanto per quanto riguarda gli impianti sportivi quanto per le strutture ricettive e l’ospitalità. Abbiamo presentato in Fiera la splendida realizzazione del Palazzo del ghiaccio di Varese, interamente rifatto e realizzazioni prefabbricate per gli spogliatoi. Stiamo lavorando con il Ministero, la Regione, enti pubblici e privati affinché tutto sia pronto per affrontare al meglio questo importante evento.

A far da cornice serve la riforma dello sport, entro cui collocare semplificazione, servizi, vecchie e nuove aspettative, sogni e progetti.

Anche su questo aspetto nel corso della due giorni di Bergamo è stato detto che molto resta da fare. Anzitutto sia gli enti pubblici che i privati devono compiere un vero salto di qualità nella formazione. Sul fronte della semplificazione, sempre rispetto alle altre nazioni europee, restiamo indietro anni luce e certe manchevolezze non si possono cancellare con un tratto di penna o per decreto. Nuove norme entreranno in vigore dal 1° gennaio 2023, ma ben pochi lo sanno e si delineano i nuovi scenari con cui si dovranno confrontare le società dilettantistiche. La scarsa conoscenza costituisce un freno, a volte insormontabile. Da MOVE abbiamo lanciato la sfida: servono tempi certi per impianti sportivi moderni, energeticamente efficientati, fruibili da tutti e vivibili con costi di gestione ridotti ai minimi termini.