Il rondò dei tulipiferi

Nel Parco di Monza, una delle rotonde attraversata quotidianamente da migliaia di persone è tuttora circondata da un filare di liriodendri (lyriodendron tulipifera), come nel progetto del Canonica del 1815.

(foto del servizio: BG / Sport&Impianti).

Ora che l’avanzare della stagione e il regredire della pandemia spinge tutti a riversarsi nei parchi creando simpatici assembramenti con o senza dispositivi di protezione individuale, è l’occasione per guardarsi attorno cercando di comprendere l’ambiente in cui ci si trova.

Il Parco di Monza è attraversato da un rettilineo asfaltato – viale Cavriga – che nei giorni feriali è aperto al traffico automobilistico, e unisce la porta di Villasanta al viale Brianza di Monza; quando è chiusa al traffico è un percorso di fitto passeggio, a piedi, in pattini, in bici, in quadriciclo.

Il viale è fiancheggiato da platani, periodicamente rimpiazzati quando i più vecchi vengono meno. Tuttavia, tra la porta di Villasanta e il ponte sul fiume Lambro i filari sono interrotti da uno slargo, una rotonda di un’ottantina di metri di diametro il cui contorno è delimitato da un filare di liriodendri, alberi di alto fusto riconoscibili dalla foglia particolare (non ha la punta centrale come quella del platano) ma soprattutto, in primavera, dai fiori gialli simili a tulipani (da qui il nome latino lyriodendron tulipifera).

Anche in questo caso gli esemplari più vetusti vengono sostituiti da piante della stessa specie, conservando la traccia storica delle scelte fatte in passato.

La storia del rondò

Il disegno di questa parte del Parco – che si rapporta direttamente alla Villa Reale – è infatti ancora quello riportato da Luigi Canonica nel suo progetto del 1815, che a sua volta perfezionava uno stato di fatto già tracciato. La rotonda in questione fa parte del disegno, ancora oggi riconoscibile, con una serie di rotonde collegate geometricamente tra loro. I giardini reali, infatti, furono creati da Teresa d’Austria nel 1777, mentre il Parco – che si sviluppa a nord di questi – fu realizzato a partire dal 1806. Il lavoro di Luigi Canonica fu quello di progettare l’integrazione tra la parte formale dei giardini e la parte più rustica del nuovo parco, da mantenere a tenuta agricola e boschiva.

Tornando alla rotonda, la mappa del Brenna, disegnata nel 1845, che riporta anche una dettagliata toponomastica, la identifica già come “Rondò dei tulipiferi”.  Da almeno due secoli quindi i liriodendri occupano questa posizione nel paesaggio del Parco; se ne trovano pochi altri esemplari, isolati, vicino alla Villa Reale. 

Meno fortuna ha avuto il vicino “Rondò del Cedro del Libano”, albero visibile al centro della mappa, sia nel 1815 che nel 1845; oggi l’albero non c’è, anche perchè al centro del rondò passano dei sottoservizi, ma sono stati piantati alcuni giovani cedri intorno al suo perimetro.

Nella cura di un parco l’attenzione alla storia oltre che al paesaggio non dovrebbe mai venir meno.

Il liriodendro

Per concludere ricordiamo che il liriodendro è stato portato dall’America settentrionale in Europa nel ‘700 come albero ornamentale per parchi e giardini, era quindi una piacevole novità all’epoca di Maria Teresa. Può raggiungere i 25-30 metri di altezza e oltre a mostrare i fiori tra maggio e luglio, in autunno si colora di giallo intenso.

Altre notizie sul Parco di Monza e sulla Villa Reale si possono trovare sul sito Reggia di Monza.