Il nuoto in sicurezza nella Fase 2: in vasca e in palestra

La FIN ha pubblicato delle linee guida per la riapertura delle attività in piscina, ma anche in palestra, in vista della Fase 2: dapprima per gli atleti “di interesse nazionale”, in seguito per tutti.

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Per esercitare la pratica del nuoto in sicurezza non appena le disposizioni per fronteggiare l’emergenza sanitaria lo consentiranno, la Federazione Italiana Nuoto ha elaborato delle linee guida che vengono “messe a disposizione delle autorità competenti e sono aperte alle integrazioni che si rendessero necessarie”. Il compendio è stato redatto – con la supervisione della presidenza FIN – dai professori Marco Bonifazi, Roberto Del Bianco, Giovanni Melchiorri, dai dottori Antonio De Pascale e Lorenzo Marugo e dal geometra Maurizio Colaiacomo, in rappresentanza della Federazione Italiana Nuoto, e dai professori Massimo Andreoni, Giovanni Di Pierri, Francesco Landi ed Emanuele Montomoli quali esperti esterni.

(foto Kinema)
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Le premesse

Il documento della FIN (“Emergenza covid-19. Misure di sicurezza da adottare negli impianti sportivi dotati di piscina e palestra per la Fase 2”), parte da queste premesse: le attività motorie e sportive sono praticate soprattutto in forma organizzata all’interno di strutture gestite da associazioni o società affiliate alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive Associate e agli Enti di Promozione Sportiva. Una parte di queste strutture sono rappresentate da piscine e da impianti sportivi polivalenti dotati di piscina e palestra. Le linee guida che seguono rappresentano indicazioni utili per ridurre il rischio di contagio da coronavirus nelle piscine e nelle palestre.

Si considera che la riapertura degli impianti nella FASE 2 avvenga in due tempi successivi (in accordo con l’Allegato 10  del DPCM del 26 aprile 2020)

FASE 2 A: a partire dal 4 maggio per gli atleti riconosciuti di interesse nazionale in vista della loro partecipazione ai Giochi Olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali;

FASE 2 B: In una FASE SUCCESSIVA (presumibilmente dal 18 maggio) anche per gli utenti praticanti l’attività sportiva di base pur con gli accorgimenti e le limitazioni compatibili con la riapertura.

Federica Pellegrini (foto Andrea Delbo /Shutterstock)
Federica Pellegrini (foto Andrea Delbo /Shutterstock)

Infatti il citato DPCM consente gli allenamenti per gli atleti come sopra definiti (ne abbiamo parlato in un precedente articolo) e, pur non aprendo espressamente gli impianti, presuppone che le piscine debbano aprire sin dal 4 maggio almeno per questo scopo. L’allegato 10 del DPCM prefigura ulteriori successive fasi per l’apertura completa delle attività sportive, ma con date non ancora definite.

L’affollamento

Gli indici di affollamento delle vasche sono previsti in 10 mq per atleta nella fase 2 A (allenamenti agonistici); nella fase di apertura al pubblico, inclusa attività didattica e balneazione, si passa a 7 mq a persona.

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Lo stesso indice di 7 mq è suggerito per le palestre annesse, mentre per gli spogliatoi si prevedono 5 mq/utente.

Per l’attività natatoria con istruttore, fermo restando un minimo di 7 mq per allievo, sono dettati rapporti specifici tra istruttore e allievo in funzione del tipo di corso (nuoto, fitness) e delle fasce di età, ma fino a un massimo di 7 allievi per istruttore.

Il rapporto scende a 1/1 per l’attività con persone disabili.

Si tratta di un compromesso tra le esigenze di contenimento della pandemia e la ripresa di attività essenziali per la buona salute della popolazione soprattutto giovanile.

(foto Kinema)
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Pulizia e sanificazione

Una sezione del documento raccomanda le operazioni propedeutiche alla riapertura (anche di queste abbiamo parlato in un precedente articolo).

Preliminarmente si ricorda che le norme vigenti, se rispettate, già garantiscono sulla sicurezza e l’igiene delle piscine (si veda al proposito l’articolo dell’architetto Giampaolo Martino). Come riportato da diverse fonti ufficiali, “non ci sono prove che la COVID-19 possa essere diffusa all’uomo attraverso l’uso di piscine, vasche idromassaggio o spa o parchi giochi acquatici; il corretto funzionamento, la manutenzione e la disinfezione (ad esempio con cloro) delle relative acque dovrebbero inattivare il virus che causa la COVID-19”.

A questo proposito, quindi, concentrazioni di cloro libero comprese fra 0,7 e 1,5 mg/l nell’acqua delle piscine, previste dalle norme vigenti, sembrano ampiamente in grado di prevenire la diffusione della COVID-19. L’evaporazione dell’acqua clorata potrebbe inoltre, almeno a breve distanza dalla superficie, limitare il rischio di propagazione di una carica virale infettante per propagazione tramite le vie aeree.

Per gli ambienti, si conferma quanto abbiamo già riferito in base alle indicazioni del Ministero della Salute: l’utilizzo di semplici disinfettanti è in grado di uccidere il virus sulle superfici annullando la sua capacità di infettare le persone, per esempio attraverso disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 70% o a base di cloro allo 0,1%.

Il documento detta inoltre criteri dettagliati per eseguire le operazioni di pulizia e per la ventilazione degli ambienti.

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Autocontrollo

Ampio spazio è dato al piano di autocontrollo che, già previsto dall’Atto d’Intesa tra Stato e Regioni del 16 gennaio 2003, deve essere integrato con misure adeguate alla situazione attuale, con specifico riferimento agli ambienti di passaggio, agli spogliatoi, ai servizi igienici, alle docce, al solarium.

Sono indicate tutte le misure atte a garantire il distanziamento interpersonale, la disinfezione degli attrezzi, la dotazione di dispositivi di protezione individuale, le modalità di accesso, la segnaletica: invitiamo a leggere in dettaglio il documento della FIN, che risulta utile anche per la gestione delle palestre e degli impianti sportivi al coperto in generale.