Saranno pagati i debiti delle Pubbliche Amministrazioni ?

Dal 15 giugno gli Enti Locali possono chiedere alla Cassa Depositi e Prestiti la liquidità necessaria a pagare i debiti commerciali scaduti al 31 dicembre scorso. Ma i fondi disponibili coprono solo un quinto dei debiti.

La sede storica della Cassa Depositi e Prestiti a Roma (rielaborazione da Google Street).

I debiti delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti dei propri fornitori ammonterebbero (stima 2018 della Banca d’Italia) a circa 53 miliardi di euro, e le imprese che operano nel nostro settore ne sanno probabilmente qualcosa.

L’entità dei pagamenti arretrati è la metà di quanto arrivò ad accumularsi durante la crisi del 2012, aggravata dal famigerato “patto di stabilità” che obbligava gli enti a non superare nei pagamenti determinate soglie correlate al bilancio, pur avendo le somme stanziate e disponibili in cassa. E tuttavia quella attuale è ancora una massa imponente di passività che gravano sui bilanci delle imprese.

debiti PA-europa

La Direttiva europea

Il 28 gennaio di quest’anno è stata contestata all’Italia, da parte della Corte di Giustizia europea, la violazione della Direttiva 20011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, in quanto non ha assicurato che le sue Pubbliche Amministrazioni rispettino i termini di pagamento che non devono essere superiori a 30 o al massimo 60 giorni di calendario (art. 4 della Direttiva). Del resto, secondo un’indagine dell’ANCE, il 79% delle imprese edili nel primo semestre del 2019 ha registrato ritardi nei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni, con una media di 168 giorni.

Il Decreto Rilancio e la Cassa Depositi e Prestiti

È con il Decreto Rilancio che si è previsto di mettere a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni una somma di 12 miliardi da utilizzare come anticipazione di liquidità per il pagamento dei debiti scaduti al 31 dicembre 2019. Di questi, solo 8 però sono destinati ai debiti commerciali generici, e 4 sono per i debiti del Servizio Sanitario.

Per presentare l’iniziativa c’è perfino un video promozionale:

Come è stato spiegato in un webinar della Cassa Depositi e Prestiti tenutosi il 16 giugno, gli Enti Locali dal 15 giugno al 7 luglio possono inviare, attraverso il sito della Cassa, la domanda per accedere all’anticipazione di liquidità, con un tasso fisso dell’1,226% e un rimborso che può arrivare a 30 anni.

La Cassa comunicherà entro il 24 luglio l’esito della domanda e, entro 7 giorni lavorativi dal perfezionamento del contratto, erogherà le somme: da questo momento i debiti dovranno essere pagati entro 30 giorni.

I limiti e gli effetti dell’iniziativa

Come si può constatare dai pochi elementi sopra descritti, gli eventuali pagamenti alle Imprese non potranno avvenire prima di settembre. Non si tratta, peraltro, di una vera e propria novità: negli ultimi anni la Cassa Depositi e Prestiti ha sempre attivato un meccanismo simile, come “Anticipazione di liquidità” finalizzata al pagamento dei debiti scaduti l’anno precedente; la massa dei debiti è ugualmente rimasta elevata. Né l’ampiezza dei fondi concessi nella attuale situazione straordinaria consentirà di coprire una parte importante degli arretrati: i 12 miliardi disponibili corrispondono al 22% del debito complessivo stimato.

(Immagine tratta dal CDP Annual Review 2019).
(Immagine tratta dal CDP Annual Review 2019).

Di male in peggio

L’emergenza sanitaria ha prodotto negli ultimi tre mesi un ulteriore rallentamento dell’attività in tutti gli uffici pubblici, e il ricorso – tanto acclamato – allo smart working anche nella pubblica amministrazione non ha fatto che ridurre ulteriormente un livello di produttività già non eccellente. Ed è evidente che il problema non è solo o non tanto finanziario, quanto di burocrazia: leggi scritte male e che si sovrappongono fra loro, richieste di documenti e informazioni fatte al cittadino per dati di cui l’Amministrazione è già in possesso; e infine il timore, da parte del dirigente pubblico, di mettere una firma su atti e determine che, nella giungla delle norme e delle responsabilità, possono fargli temere di incorrere in qualche ipotesi di reato di abuso in atti d’ufficio.

Non sarà quindi sufficiente anticipare qualche euro sui bilanci dei Comuni, ma se si vorrà veramente aiutare il mono produttivo bisognerà mettere veramente mano a delle riforme strutturali. Di cui, al momento, poco si vede.