Approvati i decreti attuativi della Riforma, ma lo sport è ancora senza delegato

Un giorno prima che scadessero, i decreti riguardanti i primi cinque decreti di attuazione della legge delega del 2019 sono stati approvati. Ma il Governo non ha scelto un sottosegretario con delega allo sport.

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Il 28 febbraio era la data entro la quale dovevano essere approvati i decreti attuativi della Riforma dello Sport varata dall’ex ministro Spadafora con la legge 8 agosto 2019. Il giorno prima della scadenza, il Consiglio dei ministri li ha approvati in tutta fretta per non vanificare completamente il lavoro fatto finora.

Come abbiamo già illustrato in precedenza (vedi gli “articoli correlati” nella colonna a lato) , le parti approvate della Riforma risolvono alcuni aspetti del sistema sportivo, lasciandone sospesi altri e creando parallelamente qualche problema. In particolare, riguardo agli aspetti giuslavoristici, se si definiscono i giusti diritti dei lavoratori finora non sufficientemente tutelati, con le stesse norme si rischia di aggravare improvvisamente le società sportive e i gestori degli impianti, già in gravi difficoltà, con nuovi oneri fiscali e contributivi.

È comunque possibile che, una volta messe al sicuro le norme in questione, si introduca una norma ad hoc che ne rimandi l’entrata in vigore per avere il tempo di inserire gli opportuni aggiustamenti.

L’altro aspetto della riforma (l’ultimo decreto delegato) riguardava l’autonomia del Coni, anch’essa “salvata” all’ultimo minuto prima che Spadafora uscisse di scena: ed è un decreto che scadrà il 30 marzo se non viene convertito.

La delega mancante

In questo quadro sfocato e complesso, va inserita la scelta del Presidente del Consiglio di non assegnare un Ministero allo Sport; e ad oggi nemmeno la relativa delega a un sottosegretario.

Non è ignoto il difficile rapporto tra il Coni e il Governo, che con la creazione della società Sport e Salute ha di fatto sottratto alla disponibilità del Coni il 90% dei fondi dedicati al settore sportivo, circoscrivendone le competenze all’attività di preparazione olimpica.

È in ballo quindi non solo la rifondazione del sistema sportivo italiano – dalla base al vertice – ma la centralità del Coni (non ché del suo attuale presidente Malagò, alla scadenza quest’anno del suo secondo mandato).

L’assenza di un referente allo sport presso il Governo, dunque, non fa pensare a una dimenticanza ma piuttosto a una ben precisa strategia che – stante l’atteggiamento poco comunicativo del premier Draghi – ancora non vediamo.