Calcio femminile, via libera al professionismo

Passo avanti importante per il calcio femminile italiano, con il Consiglio Federale FIGC che ha adottato le norme che consentono l’introduzione del professionismo nel massimo campionato italiano dalla stagione 2022/23

La Juventus femminile festeggia dopo la finale di Supercoppa al Benito Stirpe di Frosinone l’8 gennaio 2022 (foto Raffaele Conti 88 / Shutterstock)

A partire dalla prossima stagione, 2022/23, le calciatrici italiane di Serie A potranno entrare di diritto nel professionismo: lo ha stabilito il Consiglio Federale, che ha adottato le norme che consentiranno l’introduzione del professionismo nella Serie A femminile di calcio.

Il calcio diventa così il primo sport italiano femminile ad accedere al professionismo.

La riforma prenderà ufficialmente il via il 1° luglio 2022, a quasi due anni di distanza dall’avvio del suo iter, condotto per formalizzare un passaggio improcrastinabile sul tema della parità. Come ha affermato il presidente Gravina, “siamo la prima Federazione in Italia a intraprendere questo importante percorso”.

Abbiamo aggiunto un ulteriore tassello al nostro percorso di crescita”, ha sottolineato il presidente della Divisione Calcio Femminile Ludovica Mantovani (a sinistra nella foto dal profilo linkedin). “Personalmente lo vivo come un punto di partenza, atteso e necessario, che ci spinge a lavorare con grandissimo impegno per raggiungere e garantire nel tempo la sostenibilità di tutto il nostro sistema”.

Quello del calcio femminile professionistico è indubbiamente un passo avanti per lo sport italiano ma resta il nodo delle risorse e della sostenibilità economica di questo passaggio. Inoltre, si tratta di una vittoria riservata al calcio, mentre per le altre discipline sportive tutto resterà come prima. 

Calcio femminile: cosa cambia con il professionismo

Fare le calciatrici potrà essere una vera e propria professione, con tanto di contratti che assicurano compensi adeguati con un salario minimo fissato da Assocalciatori e Figc a 26 mila euro lordi l’anno (lo stesso fissato per la serie C maschile), indennità, contributi previdenziali, tutele assicurative.

Finora le calciatrici ottenevano solo un rimborso forfettario annuale, diviso in 10 mensilità, senza versamenti contributivi.

Per iscriversi al campionato di serie A femminile, le società dovranno versare una fideiussione di 80 mila euro e disporre di uno stadio da almeno 500 posti. In tutto oggi militano in serie A 12 squadre. 

Con il passaggio al professionismo del calcio femminile, quel che è certo è l’aumento di costi, solo parzialmente coperti dalla Federcalcio, che sarà necessario per inquadrare al minimo federale non solo le atlete ma tutti gli addetti che operano intorno alla squadra. Il fabbisogno strutturale del sistema, che per un terzo è legato agli stipendi delle calciarici, potrebbe salire fino al 50%.