Il Philips Stadion, nella sua evoluzione, rispecchia la varietà architettonica di Eindhoven, e si è trasformato quasi in parallelo alla città, arrivando oggi a essere una struttura contemporanea, con un’anima tecnologica ben definita, e perfettamente integrata in quello che è un agglomerato urbano che ospita poco più di 200.000 abitanti.
L’evoluzione del Philips Stadion e la città di Eindhoven

Lo Stadio nella città (foto PSV Media).
Nel 1891 i fratelli Gerard e Anton Philips fondavano una piccola fabbrica di lampadine in Olanda, in quello che era un villaggio di circa 170 case nel cuore di un ’Europa che a poco a poco stava scoprendo gli scenari di progresso tecnologico offerti dalla Rivoluzione Industriale. Quella fabbrica è oggi una delle aziende più conosciute al mondo nel settore elettronico e il villaggio è diventato la città di Eindhoven. Due realtà strettamente legate fra loro, al punto da dare vita a un club di calcio e a uno stadio che si è trasformato nel tempo in modo sempre innovativo, proprio come la città che lo ospita.

Mentre lo stadio nasceva nel 1910, inizialmente come semplice campo sportivo dedicato ai dipendenti dell’azienda Philips, per poi diventare impianto casalingo del PSV dal 1913 (acronimo di Philips Sport Vereniging, dove “vereniging” è la parola fiamminga per “associazione”), la popolazione della città di Eindhoven era già decuplicata, dai quasi 5mila abitanti di fine Ottocento ai 47mila registrati nel 1920.
L’effetto della presenza di Philips era stato determinante nel formare un “triangolo” sociale e culturale fra la città, l’azienda e la neonata società sportiva che avrebbe avuto un riflesso quasi unico per una realtà calcistica tradizionale. Lo stadio stesso, collocato nel centro storico, nei pressi dell’ansa del tratto ferroviario che da sud portava verso le cittadine di Tilburg e Breda e verso il Belgio (1866-1870), si sarebbe arricchito via via di porzioni e ampliamenti in modo sempre univoco lungo tutto il Novecento. Così come la città di Eindhoven, investita da un progressivo allargamento e da un graduale ammodernamento nelle strutture e nella sua urbanistica.
(Le foto storiche che seguono sono fornite da Royal Philips-Philips Company Archives)


Nel 1916, l’allora Philips Sportspark veniva dotato di una singola tribuna in legno con copertura a baldacchino, a cui si aggiunse poco dopo una bassa gradinata che costeggiava la pianta ovale del campo sportivo. Intanto Eindhoven, fino ad allora limitata all’interno del suo anello di età medioevale (“Eindhoven-Centrum”), nel 1920 inglobava le adiacenti municipalità di Woensel (a nord), Tongelre (nord-est), Stratum (sud-est), Gestel en Blaarthem (sud-ovest) e Strijp (ovest), ed entro gli anni ‘40 faceva un enorme salto verso quota 100mila abitanti.
Dopo aver sofferto i bombardamenti della II Guerra Mondiale (in particolare l’operazione tedesca Market Garden), devastanti anche per il patrimonio storico-culturale, Eindhoven decise di aprire un percorso di ricostruzione che avrebbe attraversato gli anni ‘60, ‘70 e ‘80, dimenticando in parte il tema della conservazione e puntando invece su edifici verticali (high-rise style) e sullo sviluppo residenziale dei quartieri più periferici, diventando infine la quinta città più grande d’Olanda.


Lo stadio, in parallelo, era stato occupato e poi distrutto dai nazisti, e fu quasi completamente ricostruito: aveva raggiunto la capienza di 18mila posti negli anni ‘40 e tornò a poter ospitare oltre 22mila persone grazie all’eliminazione della pista d’atletica nel 1959. La conseguenza naturale dei passi avanti del club e del suo approdo sul panorama del calcio europeo, fu poi il primo grande intervento di rinnovamento (1969-1977) che portava a compimento il concetto di uno stadio all’inglese, con tre lati chiusi a corona della tribuna centrale sud, e a ridosso del terreno di gioco.
Firmata dall’architetto locale Aart van den Pauwert, è questa la base su cui il Philips Sportspark (“Stadion” dal 1990) d’ora in poi si rinnoverà in modo sempre più stratificato e moderno.


Un problema strutturale alla tribuna sud, provocato da una reazione alcali-silicati nel 1987, invita la ricostruzione dell’intero settore, che diventa a due piani con spazi interni hospitality mutuati dagli esempi degli allora nuovi stadi americani, e su cui viene modellato il progetto di ammodernamento del resto dell’impianto: i lavori sulle gradinate est e ovest (1993) e sulla tribuna nord (1996) rendono l’edificio uno stadio a due livelli, completando l’idea estetica generale e con alle viste l’inserimento fra le sedi ospitanti degli Europei di calcio del 2000.
Fra gli anni ‘80 e ‘90, il Philips Stadion assume una cifra estetica fortemente hi-tech, grazie al progetto seguito in particolare dall’architetto Toon van Aken: gli angoli di collegamento laterali della tribuna nord vengono resi spicchi aggettanti rispetto al perimetro dell’edificio, come dei cunei modellati da un rivestimento in vetro e acciaio che si inseriscono nella struttura dello stadio, rendendolo improvvisamente dinamico e audace. Completati da due coppie di pennoni giganti, simbolo dello slancio tecnologico dell’impianto, saranno replicati nel 2001 anche sul lato opposto, per completare i vuoti laterali alla tribuna sud, rendendo lo stadio un oggetto finalmente completo e univoco, con una capienza che si attesta sui 35mila posti.

La città di Eindhoven, intanto, passata attraverso il re-design dei grandi magazzini De Bijenkorf (Gio Ponti, 1967), l’applicazione del modello di bosco verticale all’edilizia sociale nell’area della Strijp-S, a opera di Stefano Boeri, la costruzione dell’avveniristica De Blob in vetro e acciaio (Massimiliano Fuksas) e della Torre Vesteda (Jo Coenen, 2006), così come lo stadio del PSV si ritrova a indossare i panni vivaci del progresso architettonico, nonostante abbia accantonato gran parte del suo patrimonio storico per scelta o per necessità.




Oggi potremmo dire che il Philips Stadion riflette la città di Eindhoven, e viceversa. Arricchito da scelte sempre più orientate all’ottimizzazione tecnologica, come l’installazione di un sistema audio e speaker espressamente progettato per questo impianto (ArenaMatch DeltaQ e ArenaMatch Utility by Bose Professional), e la recente introduzione del nuovo sistema di illuminamento per la crescita dell’erba del terreno di gioco, by Philips/Signify (-50% di consumi a fronte di luce e calore modulati automaticamente in base alle necessità del terreno), lo stadio del PSV, così come Eindhoven, è esempio virtuoso nel rapporto fra gli spazi e l’architettura.

Attraverso il rinnovamento architettonico, le stratificazioni e le scelte funzionali, la creatività e l’adattamento al contesto hanno guidato il percorso progettuale, risultando in luoghi contemporanei e vivibili, segnati da un’estetica fortemente riconoscibile.
