Sarà valutata nelle prossime due settimane la tenuta di un’eventuale pista di pattinaggio milanese in sostituzione di quella prevista per le Olimpiadi 2026 a Baselga di Piné (Trento): vediamo perché.
Test per il ghiaccio all’Arena di Milano: in allarme il cluster Val di Fiemme
(© sport&impianti)
L’assessore allo sport milanese Roberta Guaineri ha confermato, durante la Commissione comunale Olimpiadi del 1 febbraio, che dal 6 al 22 febbraio saranno condotti dei test per per simulare un impianto di speed skating con il ghiaccio all’Arena Civica.
Perché il ghiaccio all’Arena?
Il tutto parte da una richiesta del CIO e della FISG (Federazione Internazionale Sport Ghiaccio).
Nelle competizioni olimpiche, è richiesto che la disciplina del pattinaggio di velocità su ghiaccio si svolga al coperto, in quanto si deve garantire che la superficie rimanga perfettamente liscia e senza polvere per almeno 40 minuti.
La sede indicata per questa specialità nel dossier di candidatura Milano-Cortina appartiene al cluster Val di Fiemme, che comprende il Centro sci di fondo di Tesero per lo sci nordico, il trampolino “Dal Ben” di Predazzo per il salto, e la pista di pattinaggio di Piné, a Baselga, appunto per lo speed skating.
Questa la descrizione contenuta nel dossier:
“Questa sede esterna già esistente è la più importante struttura di formazione permanente d’élite in Italia, ed è stata designata come sede di grandi eventi come l’Universiade invernale nel 2013 e dei Campionati del Mondo Juniores nel 2019. Una pista di pattinaggio su ghiaccio rinnovata e completamente coperta fornirà un impianto per il pattinaggio di velocità, con una capienza di 5.000 posti a sedere per allenamenti e competizioni d’élite. Con i suoi 1030 metri sul livello del mare, sarà la struttura più alta d’Europa e offrirà agli atleti la possibilità di raggiungere dei risultati eccezionali”.
In effetti la pista di Piné oggi non è coperta: l’intervento per coprirla avrebbe un costo di circa 70 milioni, che la Provincia di Trento non ha comunque difficoltà a spendere.
A quanto pare, l’obiezione emersa da parte del CIO è riferita al tema della “sostenibilità” dei Giochi: in particolare, l’impianto coperto non darebbe una sufficiente garanzia di essere riutilizzato a fine giochi, rischiando di rimanere una “cattedrale nel deserto”.
Chiarezza poca
Motivazione fin qui poco chiara. Se viene utilizzata oggi come impianto all’aperto perché non dovrebbe continuare ad esserlo una volta coperto? E l’ipotesi di spostare a Milano le gare non prevede certo di coprire l’Arena: si andrebbe incontro a una deroga del regolamento che consenta lo svolgimento outdoor. E allora – obietta il Trentino – perché non a Piné dove la pista all’aperto c’è già? Forse il clima di Milano sarebbe più favorevole al mantenimento del ghiaccio “pulito” rispetto alla Val di Fiemme?
Su Milano, peraltro, non è previsto un investimento per allestire un impianto del ghiaccio, per quanto provvisorio e non coperto: ecco che i conti comincerebbero a essere rimessi in discussione.
Il Trentino non cederà volentieri la palla dello speed skating a Milano; deve solo sperare che i test all’Arena diano almeno esito negativo…