Progetti e programmi per il verde, sia sportivo che urbano, hanno un denominatore comune: l’attenzione al problema del clima, che non corrisponde più ai parametri cui eravamo abituati fino a pochi decenni fa.
Noi e il clima

(Ph. Jan Martin Will)
C’è stato un tempo in cui i nostri riferimenti climatici parevano fissi: si progettava, quindi, e si pianificava il territorio pensando di inserirsi in un ambiente con caratteristiche costanti.
Gli ultimi cinque decenni ci hanno fatto ricredere: non solo i parametri climatici di oggi sono sensibilmente diversi da quelli di cinquant’anni fa (in termini di medie ed estremi termometrici, di frequenza e intensità dei fenomeni atmosferici), ma non sappiamo quanto potranno cambiare ancora in futuro.
Non c’è da meravigliarsi, allora, che ogni qualvolta si vengano a studiare progetti, tecnologie, soluzioni, interventi sul territorio, l’attenzione alle interferenze tra il nostro operato e il clima locale diventi un fattore primario.
E in entrambe le direzioni: come la nostra azione possa agire nel modificare il clima e come il clima agisca nei nostri confronti.
Ecco dunque che in molti dei lavori, teorici o realizzati, di cui parliamo all’interno dello “Speciale” di TSPORT 361, dedicato al verde sportivo e al verde urbano, ritorni il tema della resilienza ai cambiamenti climatici o delle azioni che possono attutirne gli effetti.
Se l’uomo primitivo aveva come prima necessità quella di difendersi dalle intemperie, e nel tempo ne aveva quasi dimenticato la priorità, convinto di avere ormai in mano le proprie sorti di abitante della terra, il nuovo secolo è nuovamente alla ricerca di un equilibrio tra noi e l’atmosfera. Combattere i calori estivi, difendersi dalle alluvioni improvvise e dai lunghi periodi siccitosi, prevenire gli eccessi con un adeguato trattamento delle superfici, sono i punti di partenza di ogni progetto.
Ricordiamo però che alla base di ogni azione deve esserci una esatta conoscenza dei fenomeni: gli aspetti del clima, le modalità in cui gli elementi atmosferici agiscono e si trasformano, devono essere ben compresi per poter fare delle scelte adeguate e che non si rivelino un domani inutili o controproducenti. Non fermarsi alle generiche informazioni divulgate dai media, ma approfondire. Che si tratti di progettare superfici per lo sport o per la città.