Al termine di un iter durato 10 anni, il rinnovato Estadio Santiago Bernabéu è diventato realtà con l’inizio della stagione sportiva 2024/25.
La trasformazione dell’Estadio Bernabéu

(Foto Marcus Bredt).
Lo stadio di Madrid, e del Real Madrid, già dalla sua inaugurazione nel 1947 (progetto di Manuel Muñoz Monasterio e Luis Alemany Soler) rappresentava uno dei capofila di un percorso post-Seconda Guerra Mondiale che metteva la struttura a vista e il Brutalismo al centro dell’estetica degli impianti sportivi – un’estetica di fatto poco ricercata e completamente al servizio di forma e necessità funzionali. Oggi, con il completamento di questo progetto di rinnovamento (arrivato a costare oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro), lo stadio trova finalmente una chiave estetica univoca e riconoscibile e si presenta come un vero simbolo di architettura contemporanea sia per la città di Madrid che per il calcio europeo.


Esterno e interno del Bernabéu nel 2015 (foto Marcus Bredt).
Concept
Il concorso di progettazione per il restyling dell’impianto era stato vinto nel 2014 dal team composto da gmp Architekten, L35 Arquitectos e Ribas & Ribas Arquitectos. L’iter si era poi concretizzato con l’inizio dei lavori nel 2019 (parzialmente rallentati dal periodo pandemico) tenendo al centro l’obiettivo di conservare l’impatto iconico e avvolgente – fra gradinate e campo – della precedente versione dello stadio, elevandone però l’immagine a uno status maggiormente simbolico.
La storia del Bernabéu (la cui denominazione celebra la memoria di Santiago Bernabéu, simbolo del Real Madrid da calciatore e presidente) è sempre stata segnata da un’evoluzione che ha modificato e potenziato lo stadio, soprattutto nelle dimensioni e in particolare con l’ampliamento dei primi anni ‘90 (realizzato ispirandosi alle torri esterne e al terzo anello di San Siro), senza mai stravolgerne davvero l’immagine ma piuttosto andando a stratificarsi con interventi puntuali e mirati.



L’idea del nuovo progetto, invece, si è fondata proprio su questo punto, sostituendo l’esoscheletro brutalista con un guscio in acciaio che avvolge la struttura vera e propria, riposizionando l’edificio e le sue proporzioni rispetto al contesto cittadino che lo circonda. Così facendo si è accentuato il ruolo dello stadio come oggetto architettonico contemporaneo, conservando comunque un dimensionamento complessivo che riesce a dialogare con il costruito intorno senza prevaricarlo. L’effetto è quasi scultoreo, in linea con il concetto di una forma che definisce gli spazi ma è allo stesso tempo conseguenza di determinati obiettivi progettuali.
Se il nuovo design regala per la prima volta un senso estetico univoco allo stadio, la capienza è variata solo parzialmente (da 81mila a 85mila posti) mentre le nuove scelte di spazi e architettura permettono l’inserimento di servizi e spazi molto più fruibili dal pubblico e utili per attività ed eventi.


Facciata
Il biglietto da visita del nuovo Bernabéu è il guscio con sviluppo continuo attorno allo stadio. Realizzato con un effetto frangisole (composto da 7.500 doghe in acciaio inossidabile), nella sua orizzontalità sottolinea la geometria fluida e variegata delle curve di cui è composto. Lo spunto è la riflessione della luce: la struttura regala un effetto dinamico che fa vivere l’edificio in modo sempre diverso durante il giorno agli occhi dell’osservatore, sia dalla piazza sia dalle vie circostanti, e viene poi sottolineata dalla retro-illuminazione a LED in notturna.
Fin dall’inizio del processo di idee, il team di progettazione aveva in mente un rivestimento che potesse essere flessibile e dinamico ma allo stesso tempo riconoscibile. La scelta di questa geometria fluida, delle sue proporzioni e delle diverse curve del suo profilo, riesce a creare una percezione variegata agli occhi dei visitatori. Inoltre ha facilitato la riprogettazione delle aree esterne, trovando nuovi spazi utili e staccandosi dallo schema dell’isolato statico.

Lo stadio assume quindi l’aspetto di un gigante “in movimento”: paradossalmente, la sua imponenza viene alleggerita grazie alla combinazione delle curve con l’effetto di semi-trasparenza del frangisole. Quest’ultimo garantisce anche illuminazione e ventilazione naturali verso l’interno, modulabili grazie alla possibilità di variare meccanicamente l’inclinazione delle feritoie in base alle necessità.
Rivestimento esterno e tetto
La precedente versione del Bernabéu aveva 58 ingressi esterni ma nessuno di questi era quello “principale” in termini di dimensioni o di importanza gerarchica, e la commistione fra le arterie di traffico circostanti e l’accesso pedonale all’impianto era molto accentuata.
Ora la soluzione del guscio – che ha permesso di ricavare uno spazio “coperto” di circa 15 metri fra sé e lo stadio vero e proprio, utile a organizzare attività commerciali e accessi – ha garantito di liberare il disegno delle aree pubbliche esterne: il lato ovest è riproposto in naturale connessione con l’ampia piazza di nuova realizzazione di fronte a Plaza de los Sagrados Corazones, che funziona come uno spazio di invito all’ingresso principale dell’impianto. I percorsi di accesso per le auto (con l’aggiunta di un parcheggio interrato) sono minimizzati nell’impatto visivo da vegetazione ed elementi di arredo urbano e l’area è diventata uno spazio pubblico riparato dal traffico esterno, assumendo il ruolo di meeting point perfetto per i tifosi in occasione delle partite.

Un ampio tunnel carraio di nuova costruzione ha risolto e migliorerà anche tutte le necessità operative e il passaggio dei mezzi sia in settimana sia durante i giorni di gara, senza interferire con la piazza, mentre anche il lato est, verso Avenida Castellana, è stato ripulito e riprogettato con la creazione di uno spazio di accesso più ampio, livellando il piano strada con quello dello stadio.
Il guscio esterno è quindi l’elemento chiave del rinnovamento del Bernabéu, e lo è ancor di più perché è in simbiosi con la struttura del tetto che lo completa in modo naturale. A struttura retrattile (apertura/chiusura in 35 minuti), realizzato in appoggio a travi in compressione lunghe 106 metri e poste sulle torri angolari storiche, e con una struttura a due anelli sospesi con tiranti, il tetto (peso complessivo di circa 35mila tonnellate) è l’elemento di cappello del guscio ed è completato alla sua base dalla terrazza panoramica con vista a 360° sulla città, un’altra delle novità più importanti del progetto.
Internamente, sono stati conservati i famosi cinque anelli di gradinata che hanno reso il Bernabéu uno degli impianti di calcio più affascinanti del mondo.


L’interno dello stadio con la copertura aperta (a sinistra, foto Marcus Bredt) e completamente chiusa (a destra, foto David Benito).
Durante le fasi di cantiere, l’intervento più invasivo è stato effettuato su tutto il quinto anello, ricostruito in concomitanza con la demolizione della vecchia copertura e la realizzazione del nuovo tetto; e sul primo anello di gradinate, scavato via e ricostruito per essere rimodulato in modo ottimale sia rispetto al resto della cavea ma soprattutto in virtù del nuovo terreno di gioco, con l’innovativa soluzione del campo a scomparsa e di tutta la configurazione tecnologica per il sistema di scorrimento e per la cavea sotterranea di stoccaggio.
Il campo retrattile a scomparsa
Il sistema a scomparsa retrattile del campo da gioco è forse l’innovazione più importante all’interno del progetto di restyling dello stadio Bernabéu.
Realizzato dall’azienda Sener, si basa sul meccanismo di suddivisione del campo principale in erba naturale (per il calcio) in 6 sezioni longitudinali di 15 metri di larghezza ciascuna, che vengono fatte scorrere in orizzontale verso il lato della tribuna Castellana (ovest) e poi impilate a scomparsa in verticale, da un sistema automatico, all’interno di un incasso sotterraneo che scende fino a quota -30 metri.

Il sistema di scorrimento è costituito da 12 unità a binario, con una rotaia modello A75 incorporata in una soletta di cemento, il tutto prodotto dall’azienda olandese edilon)(sedra.
Il sistema dell’impilamento a pacchetto è stata la scelta migliore, in un contesto in cui lo stadio è compresso dal centro urbano e non ha spazi di scorrimento esterni laterali come altri esempi considerati dai progettisti quali la Veltins Arena di Gelsenkirchen (uno degli stadi pionieri in questa tecnologia) o il recente Tottenham Stadium di Londra.

Le sezioni longitudinali, portate sottoterra, vengono accomodate in un hangar specifico dotato di sistemi di irrigazione e illuminazione artificiale che garantiscono il mantenimento della superficie erbosa e le condizioni ottimali in vista della successiva rimessa in posizione post-evento. L’area di incasso sotterraneo è anche dotata di accessi per il team di giardinieri che possono così monitorare continuamente ogni parametro anche in questa fase.
La scomparsa del prato principale svela poi il sottofondo secondario in superficie, un campo in erba artificiale che può essere adattato, coperto o attrezzato per qualunque altro evento, fiera o concerto musicale.


Nel caso vengano organizzati eventi sportivi (ma extra-calcistici), infatti, sul campo artificiale possono essere montati settori di gradinata temporanei, con due tribune principali a specchio in corrispondenza della linea di metacampo, suddividendo così lo spazio in due ideali campi da gioco: qui si potrà optare, per esempio, per un parquet di pallacanestro da una parte e un campo in terra battuta per il tennis dall’altra, potendo così ospitare due eventi sportivi in contemporanea, nello stesso luogo e in condizioni perfette di visuale e comfort anche per gli spettatori.