PNRR: l’impiantistica sportiva nei nuovi programmi di rigenerazione urbana

I progetti di impiantistica sportiva possono rientrare in diversi “investimenti” anche non dedicati espressamente allo sport. Per la rigenerazione urbana nelle città metropolitane ci sono 2,7 miliardi.

Comune di Rende (Cosenza). Intervento di rigenerazione urbana.

Come è stato a suo tempo annunciato, il PNRR mette a disposizione per lo sport due programmi: “Sport e inclusione sociale”, dotato di 700 milioni; e “potenziamento delle infrastrutture sportive scolastiche” con 300 milioni. Mentre quest’ultimo è già oggetto di un bando che scade il 28 febbraio, il primo è ancora da pubblicare.

E tuttavia, nel programma per la rigenerazione urbana per il quale sono stati recentemente pubblicati gli esiti, un’ampia parte dei progetti proposti e finanziati ha per oggetto l’impiantistica sportiva, in quanto capace di “miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale”.

Gli interventi ammessi potevano infatti riguardare:

  1. manutenzione per il riuso e rifunzionalizzazione di aree pubbliche e di strutture edilizie esistenti pubbliche per finalità di interesse pubblico;
  2. miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche mediante interventi di ristrutturazione edilizia di immobili pubblici, con particolare riferimento allo sviluppo dei servizi sociali e culturali, educativi e didattici, ovvero alla promozione delle attività culturali e sportive;
  3. mobilità sostenibile.

È indiscutibile che tra le aree e strutture pubbliche da riqualificare una larga parte sia destinata allo sport, e che lo sport rientri tra i servizi ed attività di interesse sociale.

Insieme a progetti che riguardano musei, chiese e teatri, troviamo così la ristrutturazione di piste di atletica e campi di calcio, così come il rifacimento di aree playground, o anche la semplice sostituzione di manti in erba sintetica o manutenzione straordinaria di spogliatoi.

Si potrebbe obiettare che il quadro complessivo – parlando di questo specifico programma – appare tutt’altro che “strategico”: è vero che le risorse sono spalmate in modo da tentare un riequilibrio fra aree territoriali disomogenee, e certamente chi ha selezionato i progetti ha verificato la rispondenza ai principi del contributo all’obiettivo climatico e digitale (tagging), degli indicatori fisici di realizzazione (efficientamento energetico e superficie dell’intervento), dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), del minimo danno ambientale (DNSH, Do Not Significant Harm); ma manca in realtà una regia capace di orientare la progettualità verso un omogeneo sistema di interventi, leggibili, a obiettivo raggiunto, su scala nazionale. Nel 2026 (se tutti vanno in porto) avremo probabilmente 1.784 luoghi ristrutturati, sparsi per l’Italia, suddivisi tra decine di campetti sportivi, decine di municipi, di teatri, di musei; ma forse non un “generalizzato miglioramento del decoro urbano”.

Le altre possibilità per l’impiantistica sportiva

Se però vogliamo guardare allo stato degli impianti sportivi in Italia, e soprattutto nel mezzogiorno, è doveroso ammettere che i Comuni si sono mossi bene, approfittando dell’occasione per spingere progetti che spesso hanno già nel cassetto e che aspettano solo le risorse necessarie per essere realizzati.

Hanno fatto bene, quindi, senza aspettare i 700 milioni di “Sport e inclusione sociale”, ad inserire gli impianti sportivi nel programma di rigenerazione urbana.

E altrettanto potrà essere fatto – speriamo in modo un po’ più strategico – in vista di altre risorse che saranno messe in gioco.

Il PNRR assegna 2,7 miliardi per interventi di rigenerazione urbana nelle città metropolitane (Decreto del 6 dicembre 2021): le proposte progettuali dovranno essere inviate entro il 7 marzo prossimo.

L’obiettivo del programma è “l’assegnazione di risorse alle città metropolitane finalizzate a favorire una migliore inclusione sociale riducendo l’emarginazione e le situazioni di degrado sociale, promuovere la rigenerazione urbana attraverso il recupero, la ristrutturazione e la rifunzionalizzazione ecosostenibile delle strutture edilizie e delle aree pubbliche, nonché sostenere progetti legati alle smart cities, con particolare riferimento ai trasporti ed al consumo energetico”.

Il progetto oggetto di finanziamento, il cui costo totale non può essere inferiore a 50 milioni di euro, deve rientrare, in alternativa, in una delle seguenti casistiche:

a) insieme di interventi, anche con soggetti attuatori diversi (es. comune e città metropolitana), su una specifica area urbana;

b) insieme di interventi, che risultino funzionalmente e strategicamente unitari anche se non territorialmente contigui e/o progetti “a rete”, sulla base di strategie tematiche di scala metropolitana, che riescono ad aggregare comuni piccoli e medi, soggetti attuatori di singoli interventi di dimensioni contenute ma di elevato impatto complessivo;

c) intervento singolo.

È evidente, in questo caso, una maggiore attenzione alla visione strategica del concetto di rigenerazione urbana; è altrettanto evidente come gli impianti sportivi possono avere qui un ruolo importante, all’interno di una lettura di scala sovralocale.

Va posta l’attenzione anche per questo programma alla clausola del riequilibrio territoriale; nel caso specifico, è esplicitamente previsto che si vada a premiare l’intervento in aree urbane o suburbane che versino in una particolare situazione di degrado sociale: nello specifico, in aree il cui IVSM sia “superiore a 99 o superiore alla mediana dell’area territoriale”.

Come abbiamo già anticipato, Tsport e Sport&Impianti hanno in programma per il mese di luglio uno Speciale e un webinar dedicati al tema del dell’impiantistica sportiva come soggetto qualificante nella rigenerazione urbana, indipendentemente dalle risorse del PNRR.