Urbanismo tattico, la città verso il cambiamento. A colloquio con Apicultura Studio.

Per definizione rapido e reversibile, ma di forte impatto, l’urbanismo tattico che cambia il volto di piazze e quartieri risponde all’esigenza delle istituzioni di testare la vocazione di determinate aree, prima di agire con interventi mirati e a lungo termine.

Posti per biciclette, panchine, vernici colorate e qualche intervento di viabilità e il quartiere e la piazza si vestono di un volto rinnovato, diverso dal solito e quasi sempre più allegro e brillante. Con l’urbanismo tattico si ridefiniscono i tratti di alcune zone cittadine degradate, abbandonate, troppo invase dal traffico o anche solo caotiche e problematiche, per valutare l’impatto di un cambiamento e decidere cosa, eventualmente, rendere permanente, grazie a sondaggi di gradimento tra chi quei luoghi li vive e li frequenta e all’osservazione diretta. Il tutto nell’ottica di rendere le città più gradevoli e a portata di cittadino, meno trafficate e inquinate.
A Milano il progetto Piazze Aperte, avviato nel 2018 in collaborazione con Bloomberg Associates, National Association of City Transportation Officials e Global Designing Cities Initiative, punta a ritrovare gli spazi pubblici come luoghi di incontro e socializzazione, non solo di passaggio. A Porta Genova, per esempio, le aree pedonali della piazza sono passate a 4100 metri quadrati, quasi quadruplicando i 1200 metri quadrati originali, con strisce bianche e blu sull’asfalto, sedie e tavolini.
In via Pacini, il più recente intervento in ordine di tempo, oltre alle differenti colorazioni dell’asfalto sono stati aggiunti nuovi posti per biciclette e panchine. Qui a occuparsi dell’urbanistica tattica è stato Apicultura Studio, gruppo di giovani architetti e ingegneri con base a Milano ma sparsi in diverse regioni italiane. A loro abbiamo fatto qualche domanda per capire meglio obiettivi e aspettative di questo genere di interventi.

“Siamo un gruppi di amici, ci siamo conosciuti mentre frequentavamo l’Università e abbiamo iniziato a lavorare insieme, creando questo “collettivo” il cui nome rappresenta l’essenza di quello che facciamo: Apicultura infatti sta per Architettura, Paesaggio e Ingegneria, associati alla cultura. Tra di noi c’è un architetto, un ingegnere, una paesaggista/urbanista, un architetto su larga scala e un ingegnere edile/architetto, tra Milano, Trento e Torino”.

Come siete arrivati all’intervento di urbanismo tattico?
“Abbiamo identificato l’area di via Pacini come una zona ad alta potenzialità anche se con molte criticità: molte macchine parcheggiate nel viale alberato, asfalto dissestato, attraversamento pedonale poco sicuro, traffico. Uno di noi ha proposto la sua tesi di master al Comune di Milano, nel periodo in cui era stato bandito il bando Piazze Aperte di Quartiere e abbiamo così iniziato a collaborare con il Comune proponendo il nostro progetto. La Municipalità si è resa disponibile a testare con un intervento di urbanistica tattica la vocazione dell’area”.

Nel dettaglio la proposta di colorare la pavimentazione si è allacciata al nome della via: Giovanni Pacini fu un grande compositore e alla sua musica si è ispirato l’ideale pentagramma che corre parallelo alle due carreggiate che delimitano il parterre alberato.
“Nello “spartito” abbiamo inserito la musica, ovvero il colore: gli spazi diagonali di diverse dimensioni tra una tonalità e l’altra rappresentano le pause della melodia. Camminando si prende così parte a una sinfonia che unisce cittadini, studenti e passanti”.
Le sfumature di verde e giallo sono state pensate per armonizzarsi con la natura circostante, richiamando le varie fasi della vita degli alberi del viale.

“Il Comune è intervenuto con la messa in sicurezza dell’attraversamento pedonale e la modifica dello stesso con scivoli per handicap, il restringimento della carreggiata per ridurre la velocità dei mezzi, minor spazio per i parcheggi auto, il posizionamento dell’area di sosta delle biciclette, tavoli e panchine”.
Si tratta di una zona ad alta percorrenza, dove convergono la fermata Piola, della linea metropolitana verde, e la presenza di due università, Politecnico e Statale, che rendono la presenza giornaliera molto elevata.

“Naturalmente non si tratta solo di colorare e dare una sistemata qua e là. Questo concetto dell’urbanistica tattica nasce per riflettere su tematiche più ampie che affliggono le aree cittadine, come in questo caso il viale alberato usato come parcheggio per le auto, il traffico intenso e l’elevata percorrenza di gente a piedi. Un intervento di urbanistica tattica, che mira a ridurre i parcheggi va nell’indirizzo di favorire lo sviluppo della città e del PGT di Milano”.
Il Comune dispone di diversi strumenti per agire sui temi di inquinamento e traffico su scala cittadina e a livello di quartiere, dimostrando la volontà anche politica di disincentivare l’uso dell’auto. Certo sarà un passaggio graduale, e non indolore, che porterà via via a un minor utilizzo dei mezzi privati e a una maggiore percorrenza dei mezzi pubblici.

Con la realizzazione settembrina dell’intervento di urbanismo tattico via Pacini, ci si è dovuti confrontare anche con la tematica del Covid.
“Siamo stati aiutati da circa 50 persone tra i residenti di via Pacini e diverse associazioni tra cui Retake Milano, l’associazione di studenti del Politecnico, Resilien Cup e il Teatro delle Biglie, che all’inaugurazione ha inscenato uno spettacolo teatrale. Nei tre giorni di colorazione “collettiva” dell’asfalto, abbiamo dovuto coordinare tutto per applicare tutte le norme anti-Covid”.

Nato negli anni Settanta a San Francisco, l’urbanismo tattico si è declinato in tanti interventi noti e importanti.
“Ci  siamo ispirati a diversi esempi, come l’intervento pioniere di pedonalizzazione di Times Square a New York, testato con l’urbanistica tattica e poi, dopo un monitoraggio dagli esiti positivi – più gente nella piazza, meno criminalità, apprezzamento dei residenti – realizzato in maniera duratura con panchine, fioriere e sistemazioni pedonali, con ottimi risultati in termini di traffico e sicurezza”.

Concludendo, l’urbanistica tattica è temporanea, ma non fine a se stessa.
“Esattamente, questi interventi di urbanismo tattico sono degli strumenti di pianificazione importanti, a basso costo e rischio; possono essere utili anche in zone critiche o degradate, per ritrovare spazi di socialità inesistenti, che appartengano a chi vi abita. Di conseguenza tali interventi trovano nella comunità locale il supporto e la necessaria collaborazione, necessari alla buona riuscita del cambiamento”.