Intasi prestazionali: l’impatto ambientale e le conseguenze dello stop alle microplastiche in Europa

Parte 2: Intasi vegetali e gomma a confronto. Il ruolo centrale del mercato italiano

Pubblicazione cartacea su: Tsport 350
(Foto Tsport)
Antony Pizza, Chief Operating Officer di Ital.Project. Responsabile area commerciale Italia – Estero.

I tempi sono ormai maturi: il blocco alla vendita degli intasi composti da polimeri sintetici non biodegradabili è alle porte. Quale sia il periodo di transizione (6 o 8 anni) in cui sarà ancora possibile utilizzare questi intasi, è necessario andare avanti con la ricerca di nuove soluzioni: a fronte di un cambiamento epocale nel settore, l’occasione per evolversi e promuovere tecnologie al passo coi tempi è troppo ghiotta…

Ad oggi si stima che il 95% circa dei campi da calcio europei venga realizzato in gomma, pertanto è irrealistico prospettare una totale ed immediata conversione verso altri sistemi. In prospettiva, semmai, è più ragionevole immaginare una diminuzione dell’impiego della gomma ed un graduale aumento di quello degli intasi alternativi. Al momento le opzioni sono due: gli intasi vegetali e i manti no-infill. Se nel primo caso esiste già una serie di proposte valide, certificate e consolidate nel tempo, la tecnologia no-infill è ad oggi più acerba e necessita ulteriori sviluppi per imboccare una strada veramente percorribile.

Intasi vegetali e gomma a confronto

Per anni gli intasi vegetali hanno sofferto di una cattiva reputazione a causa delle tante attenzioni in più che richiedono rispetto alla gomma, dell’utilizzo di materiali improvvisati e della scarsa esperienza delle aziende nella posa e nella manutenzione. Nonostante ciò, è assodato che gli intasi vegetali di ultima generazione portino con sé vantaggi a 360 gradi. Si pensi all’impatto sull’ambiente, ai minori rischi per gli atleti e ai costi di fine vita del manto facilmente ammortizzabili, alle temperature delle superfici di gioco fino a 30 gradi inferiori rispetto a quelle in gomma. Ormai le prestazioni e il feeling di chi ne usufruisce sono universalmente riconosciuti pressoché paritetici a quelli di un terreno di gioco naturale.

Gli intasi vegetali: un’occasione per l’italia

Fin dagli inizi del 2000 alcune realtà industriali italiane di spicco hanno svolto un importante lavoro di ricerca e sviluppo, introducendo in pianta stabile gli intasi alternativi. Il nostro paese può assumere il ruolo, con lungimiranza, di punto di riferimento in questa rivoluzione tecnologica. Nel tempo sono state introdotte nel mercato diverse generazioni di intasi vegetali, che hanno corretto le criticità delle vecchie generazioni, aumentato il ciclo di vita e diminuito le ore di manutenzione necessarie sui campi da calcio pur mantenendo un’eccellente resa prestazionale. Il livello di know-how raggiunto è un vanto per l’Italia, ma non va considerato un punto di arrivo. Bisogna porre attenzione infatti ai rischi legati a questo processo di cambiamento: lanciare sul mercato materiali simili a quelli attualmente in commercio senza un background adeguato, test di laboratorio, follow-up delle installazioni può creare danni incalcolabili all’intero movimento. Il rischio di cadere nell’improvvisazione da parte di molte aziende è in agguato…

Per accogliere le nuove tipologie di intaso è doveroso un cambio di mentalità. Non è corretto impiegare, testare e manutenere questi materiali seguendo gli stessi parametri degli intasi in gomma, ma bisogna comprendere e conoscerne a fondo le caratteristiche, le criticità e i vantaggi. Per aspirare a risultati eccellenti è indispensabile affidarsi a realtà consolidata: solo così un’opportunità senza precedenti per l’intero settore potrà diventare una carta vincente!

Vai alla prima parte e alla terza parte.