Finalmente un po’ di design, grazie

Gentili lettori,
l’impiantistica sportiva è spesso vittima di uno strano fenomeno che porta a realizzare i nuovi impianti o con un gigantismo dimensionale ed economico apparentemente illimitato oppure, viceversa, con una tale ristrettezza di budget da mettere continuamente a rischio la sussistenza stessa dell’intervento.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 316

In Italia tale fenomeno risulta quasi consueto se pensiamo ad alcune operazioni private nell’ambito della realizzazione degli stadi per il calcio o nel mercato del termalismo e delle SPA oppure, viceversa, alla temeraria gestione di alcune realizzazioni pubbliche che solo con molta fatica giungono a termine spesso dopo tremendi contenziosi fra le parti.
All’estero, per quello che ci è dato conoscere nei paesi al nostro pari livello di industrializzazione osserviamo che gli impianti sportivi sono trattati alla stessa stregua di un edificio di interesse pubblico nella accezione più qualitativa del termine. Gli spazi a contorno, l’illuminazione, la viabilità complessiva, la realizzazione degli spazi verdi di coronamento etc. elevano nel loro insieme la qualità della struttura sportiva di cui ci si accinge ad entrare in contatto; è come se la progettazione dell’impianto stesso non si limitasse al pur complesso aspetto compositivo dello spazio agonistico ma si estendesse con il medesimo interesse anche agli spazi apparentemente meno funzionali.
Un esempio recentemente realizzato in Francia nella zona di Marsiglia dallo studio NAOM mi permette di meglio far comprendere il concetto espresso.
Lo studio NAOM è da tempo impegnato nello sviluppo del design a tutto campo, progettazione di mobili, oggettistica in genere, arredo urbano ma ha anche seguito alcune importanti realizzazioni che ne hanno evidenziato le qualità nel trattamento degli esterni.
Lo Stade du Merlan, un interessante impianto polisportivo, contiene numerosi elementi di indiscutibile interesse: la distribuzione degli spazi comuni, la realizzazione delle aree propriamente sportive, la creazione degli elementi accessori che puntano in modo significativo sul design.
L’intervento riguarda la creazione di un campo di calcio regolamentare, un mini complesso per l’atletica leggera con alcuni campi polivalenti all’interno, tribune, spogliatoi ed aree comuni.

L’area a disposizione non risultava essere particolarmente vasta per cui la perimetrazione degli spazi sportivi diveniva elemento di comunicazione stessa; di conseguenza è stata concepita una recinzione dall’alto valore estetico e comunicativo utilizzando per l’occasione un materiale di assoluto pregio: l’acciaio corten.
Il medesimo materiale è stato riproposto con maggiore enfasi creativa negli interessantissimi ingressi agli spazi di servizio ed agli spogliatoi: seguendo l’obiettivo di non creare divisioni spaziali fra i due ambiti di gioco principale si è deciso di procedere ad un interramento dei volumi edificati lasciando solamente in evidenza gli ingressi grazie a delle sinuose forme astratte richiamanti alcuni elementi del paesaggio arido del sud della Francia. Il risultato è quello di ottenere una nuova interpretazione dello spazio tecnico visto in una sorta di dissolvenza paesaggistica: gli spazi funzionali non si possono vedere ma ci sono e li si può concretamente utilizzare usufruendo nel contempo di forme e volumi spaziali assolutamente insoliti e godibili.
Numerosissimi sono poi i richiami materici all’acciaio ossidato: recinzioni, pali di illuminazione, fontanelle, etc. determinano un contesto equilibrato e stimolante sotto ogni punto di vista.
La struttura è dotata di un efficiente impianto geotermico in grado di garantire una certa stabilità climatica nelle varie stagioni dell’anno; inoltre le posizioni degli accessi sono state studiate in funzione dei venti dominanti della zona in modo tale da garantire una ventilazione costante e naturale.
L’analisi di questo intervento come quello di numerosi altri, soprattutto all’estero, mi fanno sorgere una spontanea riflessione: spesso il nostro intento di progettisti è quello di concentrare il frutto del nostro lavoro verso il raggiungimento dei più auspicabili risultati in termini di efficienza “normativa” dei nostri impianti dimenticando o semplicemente considerando in misura minore quegli aspetti qualitativi che garantiscono e garantiranno davvero il godimento dell’opera realizzata. L’intervento proposto, infatti, pur non rappresentando certo un investimento particolarmente gravoso possiede a mio avviso un grande capitale di vivibilità ed armonia in grado di trasmettere ai frequentatori la legittima gioia di vivere che un impianto ludico sportivo dovrebbe trasmettere per definizione.

Sitografia:
http://www.naom.fr/stade-du-merlan
http://www.archdaily.com/799583/noto-lucchesi-stadium-studio-naom