Il policarbonato

Gentili lettori, in questa occasione vorrei puntare l’attenzione sull’utilizzo di un materiale sempre più diffuso, soprattutto nella realizzazione di impianti sportivi, sia per le evidenti ragioni economiche e sia per le innegabili qualità estetiche: il policarbonato alveolare.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 323

(Sopra: centro sportivo a Merate, J+S architecture & engineering)

Tale materiale trova largo utilizzo in particolare per la chiusura di grandi volumi quali palazzetti dello sport, piscine, etc. Il policarbonato alveolare è caratterizzato da una sezione con struttura a camere chiuse in grado di garantire un ottimo isolamento termoacustico, bassa riflettenza, e, nella sua versione a pannelli, grande leggerezza, facilità d’uso e di posa, resistenza agli urti e ai carichi. Tali pannelli possono ottenere livelli di alta trasparenza (fino al 78%) ed una buona trasmittanza luminosa. Le loro qualità isolanti sono in grado perfino di determinare un sensibile abbattimento dei costi energetici rispetto ad un’analoga realizzazione in vetro camera. Inoltre, negli ultimi anni questo materiale si è caratterizzato per la possibilità di garantire un parziale riciclaggio.

Semplicità, colore, immaterialità e luminosità sono le caratteristiche che questo materiale conferisce alle realizzazioni di grandi vetrate edilizie grazie alle qualità di cui è dotato, risultando pertanto particolarmente apprezzato dagli architetti che ne sono in grado di esaltare le intrinseche proprietà estetiche; gli esempi successivamente esposti evidenziano alcune delle più brillanti realizzazioni in ambito sportivo.

Il primo intervento è L’Alqueria del Basket progettato da ERRE arquitectura a València, Spagna nel 2017.

I progettisti, dovendo intervenire su di un complesso sportivo particolarmente vasto (circa 15.000 mq), si sono posti l’obiettivo di creare un unico grande spazio in cui i giovani giocatori del Valencia Basket potessero allenarsi e giocare nelle migliori condizioni possibili. La struttura è composta da 13 campi totali (9 interni e 4 esterni) ed è divisa in due volumi: un piano terreno destinato ai servizi degli atleti (spogliatoi, palestra, sale fisioterapiche) ed un livello superiore che contiene alcune aree per l’insegnamento ed altre ad uso del pubblico. Particolare attenzione è stata posta nelle soluzioni tecniche utili a migliorare le condizioni di illuminazione interna dei locali modulando opportunamente la luce naturale durante il giorno e la correzione artificiale nelle ore serali. Nelle ore diurne si è studiato un pannello con un livello di opacità proporzionale all’orientamento principale delle facciate esposte. L’utilizzo del policarbonato alveolare, in questo caso di colore bianco, permette di realizzare una pelle con funzione isolante in grado di trasmettere la luce ed evitare fenomeni di abbagliamento.

La seconda architettura è il Monery Gymnasium ideato da Gbau a Rumilly, Francia nel 2010.

Questa struttura viene progettata creando due volumi simili aventi entrambi un’altezza di 7 metri (dal livello del terreno) ma superficie differente: il primo (46×26 m) ospita le competizioni ufficiali, mentre il secondo (46×17 m) accoglie le aree di allenamento. La quota 0.00 delle due costruzioni si trova a circa 3,50 m sotto il livello naturale del terreno, in modo da realizzare a questa quota i locali di servizio (spogliatoi, servizi igienici, magazzini) e far emergere soltanto le aree sportive. Le pareti di entrambi i volumi sono state rivestite con il policarbonato alveolare colorato in grado di trasmettere una piacevole sensazione di omogeneità dell’intensità luminosa, nitidezza delle superfici ed immaterialità. Inoltre, viene strutturata a sbalzo una spessa pensilina su entrambi i volumi esposti in modo da creare un ombreggiamento sulle facciate sud-est e sud-ovest.

Il terzo intervento è il Centre Sportif GEMS World Academy di CCHE a Etoy, Svizzera, realizzato nel 2015.

L’impianto sportivo in esame viene realizzato in una posizione strategica, in adiacenza all’autostrada ed alle linee ferroviarie. La caratteristica principale di questa architettura risulta essere la dualità spaziale, percepita sia internamente che esternamente. Infatti, le due aree sportive interne, quali la palestra e la piscina, sono collegate attraverso una zona pubblica che permette di poter guardare verso entrambe le direzioni. La diversa natura degli elementi interni viene evidenziata all’esterno dall’uso di differenti materiali. Gli spazi sportivi sono delimitati da pareti opache, al di sopra delle quali un rivestimento in policarbonato alveolare bianco crea un piacevole contrasto cromatico e risalta la struttura interna di copertura dell’edificio, soprattutto durante le ore serali tramite un’illuminazione artificiale.

Un’altra architettura internazionale rilevante è il Nathalie Mauclair Gymnasium progettato da SCHEMAA a Champagné, Francia nel 2015.

La nuova struttura sportiva viene costruita in adiacenza alla palestra Jean Rondeau esistente, costituendo un “delicato” ampliamento architettonico attraverso la realizzazione di un portico. Quest’ultimo si delinea anche come terrazza accessibile e ideata come luogo di aggregazione esterno comune ad entrambi gli edifici. Le aree esterne circostanti sono progettate per convogliare i flussi pedonali e per creare delle piacevolissime aree verdi utilmente irrigate dalle acque piovane provenienti dalle soprastanti coperture. L’edificio sportivo utilizza linee semplici ed eleganti, con un vivace dinamismo garantito dalla struttura in legno lamellare rivestita esternamente con materiale metallico. La struttura ha un doppio orientamento nord-sud. Il materiale utilizzato per il rivestimento delle facciate è il policarbonato alveolare di colore bianco con finitura opaca antiriflesso, ad accezione del lato nord dove viene impiegato anche il vetro creando una relazione tra lo spazio interno ed esterno. Il policarbonato, oltre ad evitare problemi di abbagliamento per i giocatori, permette all’edificio di ottenere proprietà cangianti grazie al suo carattere riflettente.

L’ultimo intervento di cui desidero parlare è il Gymnase Clapiers progettato da MDR Architectes a Montpellier, Francia nel 2012.

Questo progetto è stato concepito in modo da ottimizzare la distribuzione interna degli spazi e contenere in modo virtuoso il consumo di energia termica primaria.

Il layout distributivo interno dell’impianto sportivo è costituito da uno spazio di smistamento e di accoglienza e da un successivo lungo disimpegno, ai lati del quale vengono ricavate le due grandi aree sportive principali. Il foyer di ingresso risulta quasi interamente vetrato sfruttando in questo modo l’illuminazione naturale, mentre le pareti delle zone sportive risultano per la maggior parte opache, con la sola realizzazione di alcune finestre strette e lunghe sul prospetto ovest.

La fascia inferiore dell’edificio precedentemente citata è costituita da calcestruzzo isolato, per conferire al progetto una caratteristica monolitica, mentre i volumi soprastanti utilizzano un tamponamento in policarbonato alveolare bianco, il quale filtra i raggi solari e garantisce una luminosità ottimale. Attraverso l’illuminazione artificiale, di notte, i grandi pannelli di policarbonato mettono in risalto le linee e la forma del fabbricato. Nelle due sale sportive viene creata un’atmosfera calda ed accogliente utilizzando il legno sia come struttura per la copertura sia come rivestimento interno delle pareti. Infine, i tetti sono per la maggior parte realizzati con una copertura vegetale integrando ed uniformando il progetto al contesto.

Anche nel panorama nazionale comincia ad intravedersi una grande diffusione di questo innovativo materiale; ultimamente, infatti, si è assistito ad una perfetta corrispondenza fra la pubblicazione di sempre più rigorose prescrizioni normative ministeriali in termini di dispersione termica e la produzione di materiali viepiù efficaci ed economici.

Auguriamoci per il prossimo futuro la produzione di materiali che ad un passivo comportamento termico possano garantire anche il contemporaneo utilizzo di accessori di rilevazione e monitoraggio della traslucenza con una possibile mitizzazione della trasmissione della luce.