Di velodromi e grattacieli

L’anno si è aperto con una pubblica lettera del Comitato Velodromo Vigorelli, nato nel 2013 in difesa dello storico impianto milanese minacciato di scomparsa da un progetto di ristrutturazione troppo… avveniristico. Una lettera preoccupata per il futuro del velodromo, la cui rimessa in pristino è ancora lontana dall’essere completata.

È degli ultimissimi giorni invece la notizia che il TAR ha confermato il vincolo storico/architettonico posto dalla Sovrintendenza sul parquet della pista, in legno di abete della val di Fiemme, vincolo al quale il Comune di Milano aveva opposto ricorso.
In sintesi la storia: nato nel ’35 e ripristinato nel ’45 dopo i danni di guerra, subì un nuovo restauro dopo la grande nevicata dell’85 (l’anno dopo Moser vi stabilì il record dell’ora). Nel 2013, un concorso internazionale bandito dal Comune per la sua rinascita, ne prevedeva la totale demolizione in favore di un impianto completamente nuovo: da qui la pubblica protesta, la nascita del Comitato e il vincolo della Soprintendenza. Il Comune fece ricorso, ma nel frattempo si giunse a un compromesso sul progetto, rispettando la pista storica.
Oggi la preoccupazione è quella di arrivare alla definitiva sistemazione dell’impianto e dei suoi accessori, nonché di garantirne la gestione, la manutenzione e l’uso da parte di tutte le realtà che gravitano sul mondo del pedale.


È opportuno ricordare, a questo punto, che la ristrutturazione del velodromo è inclusa nel masterplan dell’avveniristico intervento di rinnovamento urbano dell’area un tempo occupata dalla Fiera di Milano. A seguito di un ulteriore concorso internazionale, la società CityLife si è aggiudicata l’area di 366.000 mq con un progetto firmato dalle archistar Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind, autori rispettivamente delle tre torri attualmente in costruzione, la prima delle quali, con 50 piani già completati, è la più alta d’Italia.
Il Vigorelli viene ristrutturato da Citylife a scomputo degli oneri di urbanizzazione, e per questo tempi e modi sono soggetti a un supplemento di burocrazia.
Curiosamente, tre grattacieli ombreggiavano fino a ieri anche il progetto per il nuovo stadio alla periferia di Roma: ma lì, ben si vede, è tutta un’altra storia.